L'UE sull'Afghanistan: la posizione delle istituzioni europee
Aggiornamento del 16 settembre: il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che chiede agli Stati membri di collaborare per agevolare l'ulteriore evacuazione dei cittadini UE e degli afghani a rischio, in particolare ricorrendo ai corridoi sicuri a disposizione. I deputati hanno inoltre condannato fermamente la situazione di violazione dello stato di diritto e delle libertà fondamentali delle cittadine e dei cittadini afghani. Inoltre, hanno chiesto alla Commissione di pubblicare una proposta legislativa per i visti umanitari e un'equa condivisione di responsabilità tra gli Stati Membri in materia di accoglienza e di cooperazione internazionale.
Il Consiglio dei ministri degli Affari interni dell’Unione Europea ha analizzato e discusso i recenti sviluppi politici in Afghanistan e fissato le priorità di intervento e la linea politica dell’Unione in materia di protezione internazionale, migrazione e sicurezza.
Nella dichiarazione finale i ministri degli interni dei 27 Paesi Membri hanno confermato le priorità annunciate a metà agosto dall'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri in occasione del Consiglio dei ministri degli affari esteri, ossia proteggere ed evacuare tutti i cittadini europei in Afghanistan, dialogare con i partner in Asia Centrale per il rispetto e l’applicazione del diritto internazionale e per la tutela dei cittadini afghani, in particolare di donne e bambini, ed evitare che il territorio torni ad essere una base per gruppi terroristici e rami della criminalità organizzata.
Molte le polemiche per la scarsa presenza di indicazioni operative e misure concrete a tutela dei cittadini afghani. Pur essendo un dibattito ancora da aprire, in tema di accoglienza le prime posizioni del Consiglio vedono infatti prevalere la linea dell’esternalizzazione e della chiusura dei confini per i flussi di richiedenti asilo che si prevedono verso l’Europa. Si parla infatti di un supporto ai paesi limitrofi all’Afghanistan, che verranno incentivati ad accogliere i rifugiati afghani in modo da prevenire la migrazione illegale verso l’Europa, un concetto, quest’ultimo, molto controverso e dibattuto. La protezione internazionale e il diritto di asilo sono infatti, come ricordato nella stessa dichiarazione finale del Consiglio, obblighi internazionali integrati nel diritto dell’Unione Europea, che ne dispone l’armonizzazione a livello di legislazione nazionale per tutti gli Stati Membri. Tuttavia, le interpretazioni di tali principi restano ampie e per il momento il sistema di accoglienza UE non garantisce dei canali di entrata legale per flussi di tale portata. Proprio a questo riguardo il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha espresso la propria delusione per la mancanza di passi in avanti durante la riunione del Consiglio e per l’assenza di proposte tese ad aumentare le quote di accoglienza e a creare corridoi umanitari che consentano di regolarizzare le future ondate.
Un dibattito politico che, seppur appena iniziato, sembra mantenere i presupposti teorici già adoperati durante le grandi ondate migratorie degli scorsi anni. Le conclusioni di tale paradigma possono essere sintetizzate in una frase, non nuova alle orecchie degli europei, pronunciata dalla Commissaria europea agli affari interni, Ylva Johansson: “Dobbiamo aiutare gli afghani in Afghanistan”. Il timore dei contrari a tali posizioni è che si torni a preferire l’esternalizzazione dell’accoglienza e la politica del controllo serrato dei confini impedendo la creazione e l’entrata di flussi regolamentati e di un sistema di accoglienza che garantisca realmente ai richiedenti asilo una tutela dei propri diritti. Come ricorda il presidente Sassoli infatti: “Non possiamo fare finta che la questione afghana non ci riguardi, perché′ abbiamo partecipato a quella missione condividendone obiettivi e le finalità”.
L'Alto Rappresentante Borrell fissa le cinque condizioni per un futuro dialogo con i Talebani
Nella giornata di venerdì l'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Sicurezza Joseph Borrell ha annunciato le basi che dovrebbero garantire all'UE di intraprendere la strategia del dialogo e di una prudente apertura nei confronti del nuovo governo afghano. Questa possibilità, che non implicherebbe automaticamente il riconoscimento del governo come legittimo ma solamente l'ingresso diplomatico e operativo dell'Unione nello scenario, è vincolata al rispetto di cinque condizioni fondamentali da parte dei Talebani:
- Impedire che lo Stato Afghano torni ad essere un porto sicuro per cellule terroristiche e criminalità organizzata;
- Rispettare i diritti umani, garantire uno stato di diritto, la libertà dei media e il pluralismo politico in modo da costituire un governo di transizione;
- Garantire libero accesso agli aiuti umanitari, nel rispetto delle norme e delle condizioni previste dall'UE;
- Permettere libera uscita a chiunque voglia lasciare il Paese ;
- Aprire uno spazio di coordinamento operativo tra Kabul e l'Unione Europea in modo da poter gestire congiuntamente la crisi umanitaria e garantire la buona riuscita degli aiuti.
Solo a seguito del comprovato rispetto di tali punti l'UE si è dichiarata disposta a intervenire e aprire dei margini di dialogo con il nuovo governo afghano, largamente interessato a ricevere aperture dal mondo occidentale. Anche se non sarebbe un vero riconoscimento politico, l'inizio dei dialoghi, e addirittura il via ad azioni congiunte in Afghanistan e nei Paesi limitrofi, conferirebbero ai talebani un elemento di fregio che favorirebbe la loro ascesa al potere. L'Unione d'altro canto riceverebbe molte garanzie sul piano securitarioe otterrebbe grandi risultati nel campo della cooperazione internazionale, potendo prevenire e lenire in maniera più efficace violazioni e soprusi nei confronti della società civile afghana.