Un'unione dell'uguaglianza: nuovo piano anti-razzismo

Di razzismo e discriminazione se ne parla a più livelli, da quello internazionale a quello nazionale. Ecco quindi che anche sul piano europeo sono state già prese, e si stanno tuttora prendendo, delle misure per combattere il fenomeno. L’Unione Europea si muove su due piani: quello interno e quello esterno, facendo si che  le misure intraprese siano coerenti tra essi e si rafforzino a vicenda. Infatti, essendo il razzismo una piaga mondiale, la lotta a quest’ultimo è presente in diversi accordi internazionali cui l’Unione ha aderito, cosi come in diverse strategie europee: tra essi ne è un esempio il piano d'azione per i diritti umani e la democrazia.

Action plan anti razzismoUn tema caldo quindi, quello del razzismo, che sta interessando anche l’operato della Commissione Europea. “È giunto il momento di cambiare. Di costruire un’unione veramente antirazzista, un’Unione che dalla condanna passa all’azione” – ha detto la presidente Von Der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione. Ma in cosa consiste il piano d’azione contro il razzismo 2020-2025 che andrà ad interessare, per i prossimi 5 anni, quanto verrà fatto in materia di contrasto al razzismo e alle discriminazioni?

 

 

Superare le lacune legislative 

Se è pur vero che dal punto di vista legislativo vi è un solido quadro giuridico, è giunto ora il momento di analizzare ed evidenziare quali sono le lacune legislative, per rendere più efficace l’applicazione delle stesse e far si che fenomeni quali razzismo, discriminazione e xenofobia vengano efficacemente contrastati. Il piano della Commissione prevede quindi che nell’anno a seguire, il 2021, la Commissione stessa emani una relazione sull’applicazione della direttiva sull’uguaglianza razziale. Da questo, come effetto domino, entro il 2022 faranno seguito atti legislativi a quest’ultima collegati. Ruolo fondamentale lo giocano anche gli organismi per la parità, ossia quegli enti nazionali che si adoperano per la garanzia dei diritti di persone e/o gruppi discriminati. Tuttavia, è bene notare, che questi stessi istituti operano in modo differente tra loro, poiché rispondono alla disciplina nazionale. In questo senso, la Commissione già nel 2018, con una raccomandazione, invitava alla riduzione di queste differenze tre Stati Membri (SM). Inoltre, esortati dalla Commissione, gli SM sono chiamati ad adottare dei piani d’azione contro razzismo e la discriminazione razziale entro la fine del 2022. Questi piani si baseranno sui principi che la Commissione stessa andrà definire entro il 2021. 

Ma gli sforzi non sono finiti. La Commissione, infatti, si sta battendo affinché venga approvata la sua proposta di direttiva del 2008 tesa ad attuare la parità di trattamento fra le persone – indipendentemente dalla religione, disabilità, età, orientamento sessuale o convinzioni personali. Per l’approvazione di quest’ultima, tuttavia è necessaria l’unanimità da parte del Consiglio. Viceversa, ad oggi, fatto salvo dei settori occupazione e formazione professionale, la legislazione europea viene applicata solamente per quanto riguarda sesso origine razziale o etnica. Non esiste, pertanto, un approccio trasversale che includa tutte le diverse sfaccettature e motivi di discriminazione.

 

L’odio on line e le piattaforme digitali 

Uno di questi, o per meglio dire, una modalità attraverso cui si verificano casi di razzismo, riguarda l’incitamento all’odio on-line. È per questo motivo che non solo la Commissione si sta adoperando affinché vi sia il pieno e corretto recepimento e attuazione della decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e xenofobia, ma intende anche definire una legge sui servizi digitali. Quest’ultima è indirizzata a far si che vi sia maggiore responsabilità delle piattaforme on-line così come dei fornitori di servizi informatici. Contemporaneamente, si andrà a rafforzare anche la vigilanza sulle politiche relative ai contenuti delle piattaforme. Il digitale, però, può essere anche un buon mezzo comunicativo. L’intenzione, infatti, è quella di utilizzare i media, insieme  ad istruzione, sport e cultura, per sensibilizzare alla lotta degli stereotipi razziali ed etnici.

 

Le Capitali europee dell’inclusione e della diversità 

Inoltre, la Commissione ogni anno eleggerà una o più capitali europee a simbolo dell’inclusione e della diversità; mentre per la primavera prossima (2021) l’intenzione è quella di organizzare un vertice contro razzismo.

 

La strategia sui diritti delle vittime 

Un altro aspetto da non dimenticare quando si parla di contrasto alla discriminazione riguarda anche l’analisi delle pratiche di profilazione svolte dalle autorità di polizia. L’intento è quello di verificare che queste stesse pratiche non siano a loro volta una discriminazione (strategia sui diritti delle vittime)

 

Oltre le norme i finanziamenti 

Come menzionato l’inizio dell’articolo, nonostante la presenza di un quadro giuridico in materia di razzismo e discriminazione, secondo alcune analisi pare che negli stessi Stati Membri vi siano ancora disparità nell’accesso all’occupazione, all’alloggio, all’assistenza sanitaria, ed infine all’istruzione. Ecco quindi che la Commissione, attraverso il piano d’azione del pilastro europeo per i diritti sociali, e quindi anche attraverso programmi come programma Erasmus, Corpo europeo di solidarietà, oppure EU4 Health, si sta adoperando per intervenire nei settori sopra menzionati. Particolare attenzione è volta anche versi minori, ai quali la Commissione intende dedicarsi presentando nel 2021 una garanzia per l’infanzia.

Spostandoci di più verso l’aspetto dei finanziamenti e del prossimo quadro finanziario pluriennale, la lotta discriminazione e a razzismo verrà sostenuta sia in maniera diretta sia in maniera indiretta. Menzioniamo sono alcuni dei programmi interessati in quest’ambito: il nuovo programma “Cittadini, uguaglianza, diritti valori”;  così come il programma “Orizzonte Europa”, ed infine “Next Generation EU”. Quest’ultimo strumento sosterrà gli Stati Membri in tutte quelle manovre e azioni che verranno attuate per favorire l’inclusione dei gruppi vulnerabili, compresi minoranze razziali ed etniche.

 

Il coordinatore antirazzismo 

Infine, verrà nominato un coordinatore antirazzismo il quale sarà a contatto con persone appartenenti a minoranze etniche o razziali, facendo da portavoce negli incontri con Stati Membri, Parlamento europeo, accademici e società civile. Quest’ultima, ed in particolare le organizzazioni della società civile rappresentano un attore fondamentale nella lotta contro il razzismo e la discriminazione. È per questo motivo, che la Commissione intende creare una cultura di partneriato con queste associazioni affinché si possa promuovere l’inclusione sociale, l’uguaglianza nelle politiche e i diritti fondamentali.