Raggiunto un accordo sul Recovery Fund da € 1.820 miliardi

Raggiunto un accordo sul Recovery Fund da € 1.820 miliardi

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Nelle prime ore di Martedì 21 luglio il Consiglio europeo ha finalmente raggiunto il consenso sul pacchetto di ripresa dalla pandemia e sul bilancio a lungo termine dell’UE – il cosiddetto Recovery Fund.

I 27 Capi di Stato e di Governo hanno discusso per oltre 90 ore su quanti soldi destinare al fondo e in quale forma.

In particolare, i 4 Paesi ‘frugali’ – Austria, Danimarca, Olanda, e Svezia – si opponevano all’idea di creare ulteriore debito allo scopo di emettere sovvenzioni per la ripresa, preferendo invece aumentare l’ammontare della cifra destinata ai prestiti.

Al contrario, Berlino e Parigi avevano proposto già a Maggio un piano innovativo che avrebbe marcato una svolta storica in tema di integrazione fiscale, approvato dalla Commissione Europea e simile a quel che si è appena definito: €500 miliardi per un programma di prestiti a fondo perduto più €250 miliardi in prestiti.

Ad ogni modo, quel che si è deciso è che il Fondo per la Ripresa sarà composto da €390 miliardi sotto forma di sovvenzioni  e €360 miliardi in prestiti. Inoltre, esso sarà legato al nuovo Quadro Finanziario settennale da €1.074 miliardi – per un totale di € 1.820 miliardi destinati alla ripresa post-Coronavirus.

 Gli ostacoli all’accordo

Oltre alle diverse visioni menzionate, un altro problema che gli Stati hanno dovuto affrontare riguarda l’assenza del Regno Unito al tavolo delle discussioni (e delle contribuzioni al budget Europeo) – un’assenza da €10 miliardi sopperita grazie all’ulteriore sforzo economico dei 27.

Un’ultima questione spinosa ha riguardato il legame tra stato di diritto e utilizzo dei fondi, cui Ungheria e Polonia volevano opporsi: in particolare, la necessità che 'gli interessi finanziari dell'Unione siano tutelati in conformità dei principi generali sanciti dai Trattati [...]' tra cui appunto lo stato di diritto. L’attuale accordo stabilisce in merito che verrà istituito un meccanismo attraverso cui la Commissione europea può intervenire laddove ci siano violazioni sul rispetto dello Stato di Diritto da parte di un Governo nazionale. La formulazione è volutamente generica, per consentire di raccogliere anche il parere favorevole dei due Stati menzionati. Con un testo più specifico invece (ad esempio sul tipo di violazioni), come sarebbe stato auspicato da altri, i due Paesi menzionati non avrebbero approvato l'accordo.

Rebate e freno di emergenza

Sul tavolo del negoziato il tema dei rebate (processo di restituzione a un Paese membro di parte dei fondi versati al bilancio comunitario in seguito a un accordo bilaterale tra questo e Bruxelles) e del cosiddetto "superfreno di emergenza" relativo alla governance del Recovery fund, richiesti a gran voce dal premier olandese e dagli altri Paesi frugali. 

In Consiglio è passato l’accordo di compromesso tra Italia e Olanda sulla gestione dei fondi: da un lato, è stata accolta la richiesta della delegazione italiana di attribuire alla Commissione Europea il compito di valutare il raggiungimento degli obiettivi di medio e lungo termine definiti nei progetti di riforma per ottenere i finanziamenti, previo parere del Comitato economico e finanziario. Dall’altro, l’inserimento di un “superfreno” sui pagamenti attivabile in via eccezionale su richiesta al Consiglio da parte di anche un solo Paese membro laddove questo ritenga ‘che vi siano gravi discostamenti dal soddisfacente conseguimento dei pertinenti target’.  Pur rimanendo comunque l’ultima parola al Consiglio europeo sul processo di decisione (che in ogni caso non dovrà durare più di tre mesi), comunque l’attivazione del superfreno comporterebbe la sospensione di fatto dei finanziamenti allo Stato membro in questione.

Per quanto riguarda invece i rebate, i Paesi frugali hanno ottenuto che non venissero eliminati dal nuovo Bilancio settennale dell'UE ed hanno portato a casa condizioni favorevoli per i loro Paesi.  

 Le dichiarazioni dei protagonisti

Al termine del Consiglio europeo la Presidente della Commissione Europea e il Presidente del Consiglio europeo hanno manifestato la propria soddisfazione. Von der Leyen ha sottolineato la celerità e l’ambizione dell’Unione Europea, pur rammaricandosi dei tagli nelle ultime ore di dibatto su ambiti fondamentali quali la salute e la ricerca. Michel, dal canto suo, ha celebrato l’unità e la forza  dimostrate, parlando addirittura di ‘magia del progetto europeo’.

Posizioni diverse invece provengono dai vari leaders europei. Il Presidente del Consiglio Conte, ad esempio, ha lodato l’ambizione e l’adeguatezza del Piano rispetto alle necessità dell’Unione e del nostro Paese. L’Italia infatti potrebbe beneficiare di €208 miliardi, di cui €81.4 miliardi di prestiti a fondo perduto e €127.4 miliardi di prestiti.

Il Primo Ministro olandese Rutte, invece, pur discostandosi da chi ha definito storico l’accordo, ha manifestato il proprio favore al ‘superfreno di emergenza’ sui pagamenti che può essere eventualmente attivato in via eccezionale da qualsiasi Paese laddove si ritenga che un altro Stato non abbia attuato le riforme promesse.

Per i dettagli dell’accordo vi invitiamo a consultare il testo dell'accordo e la conferenza stampa congiunta di Ursula Von Der Leyen e Charles Michel, con un commento anche da parte del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli.

 

Le nostre infografiche

Recovery Fund - intesa storica: il perchè in 8 punti (parte I) (png, 330.7 KB)

Recovery Fund - intesa storica: il perchè in 8 punti (parte II) (png, 398.7 KB)