Libia: Dichiarazione comune della Presidente della Commissione europea e dell’Alto rappresentante sugli esiti della Conferenza di Berlino

Questo il testo della dichiarazione della Presidente Ursula von der Leyen e dell'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ,Josep Borrell. 

"La Conferenza di Berlino sulla Libia ha riunito i più influenti partner regionali e internazionali in questo momento critico della crisi libica.

55 punti sono stati concordati oggi dai paesi e dalle organizzazioni partecipanti. I partecipanti si sono impegnati ad astenersi da qualsiasi misura e ulteriore sostegno militare alle parti che avrebbero messo in pericolo la tregua. È stato inoltre raggiunto un accordo sul rapido seguito. Questo è un importante passo avanti.

Come Unione Europea, riaffermiamo che l'unica soluzione sostenibile alla crisi in Libia è attraverso gli sforzi di mediazione guidati dalle Nazioni Unite che mettono in primo piano le necessità di tutto il popolo libico. Solo un processo politico guidato dalla Libia e di proprietà della Libia può porre fine al conflitto e portare una pace duratura.

Sosteniamo l'unità, la sovranità e l'integrità territoriale della Libia, nell'interesse della stabilità e della prosperità regionali. Questo è importante anche per l'Europa.

Ci siamo impegnati nelle ultime settimane con partner libici, regionali e internazionali per spingere per un accordo per bloccare un cessate il fuoco e rilanciare un processo politico.

Oggi è un primo passo significativo, ma resta ancora molto da fare.

L'Unione europea si impegna a svolgere un ruolo importante nel seguito della conferenza odierna. Rifletteremo su come contribuire al meglio al monitoraggio del cessate il fuoco e al rispetto dell'embargo sulle armi. Domani i ministri degli Affari esteri dell'UE discuteranno del contributo dell'UE all'attuazione dell'accordo di oggi."

Contesto:

Le conclusioni della conferenza di Berlino sulla crisi libica prevedono un percorso riassunto in 55 punti suddivisi in 6 capitoli che è finalizzato a garantire un «forte impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'integrità territoriale e l'unità nazionale».

In sintesi i contenuti:

Mantenimento del regime di cessate il fuoco:

Tutte le parti coinvolte nel conflitto “devono mettere fine alle ostilità e sul lungo termine devono arrivare a una "cessazione globale" di tutte le ostilità, "comprese quelle con l'uso dell'aviazione sul territorio libico". Il monitoraggio del rispetto della tregua verrà affidato all'Onu, che avrà anche il compito di agevolare i negoziati per la tregua e verificarne la tenuta attraverso l'immediata creazione di «comitati tecnici».

Embargo sulle armi:

Rispetto assoluto dell'embargo sulle armi previsto dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu,quelle attualmente in vigore ma anche eventuali nuove risoluzioni sul tema.  Tutti gli attori devono applicare e far rispettare le sanzioni Onu per chi viola l'embargo.

Riavvio del processo politico:

Dopo la tregua occorre riavviare immediatamente il processo politico, sotto l'egida della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil). È prevista la "istituzione di un Consiglio presidenziale funzionante e la formazione di un governo libico "singolo, unitario, inclusivo ed efficace, approvato dalla Camera dei rappresentanti" della Libia.

Riforma del settore della sicurezza:

«Ripristinare il monopolio dello Stato sull'uso legittimo della forza» e sostegno «alla creazione di forze nazionali libiche di sicurezza, di polizia e militari sotto il controllo centrale della autorità civile».

Riforme economiche:

per facilitare le necessarie riforme, si auspica la creazione di una Commissione di economisti libici per rilanciare la ripresa economica del paese. In questo quadro si sottolinea che la National Oil Corporation (Noc) e' "la sola indipendente e legittima compagnia petrolifera" e si chiede a "tutte le parti di astenersi da ogni ostilita' contro le sue infrastrutture".

Rispetto dei diritti umani:

Si «sollecita tutte le parti in Libia a rispettare pienamente il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, a proteggere i civili e le infrastrutture civili». Prevedendo anche la graduale chiusura «dei centri di detenzione».

 21/01/2020