Buone notizie dall’Europa. Accettate le proposte italiane. Il 6 maggio la Commissione presenta piano operativo

Possiamo ancora gridare che l’Europa non serve, che è una cattiva matrigna. Però, se prestiamo un po’ di attenzione, possiamo notare come in soli tre mesi sia tutto cambiato, come in questi giorni di primavera tutto stia cambiando con una velocità che mai avremmo potuto immaginare.

A dicembre il dibattito sul bilancio europeo 2021-2027 ballava sulla percentuale del PIL europeo da impiegare: l’1,14 proposto dalla Commissione europea, l’1,3 del Parlamento europeo o l’1,07 degli Stati riuniti in Consiglio. Lo scoglio più forte nella negoziazione arrivava dalla oramai sbiadita solidarietà tra gli stati europei, e da alcuni tabù e pregiudizi reciproci che sembravano scogli insuperabili.

Ora, a soli pochi mesi di distanza, sull’onda della più grave emergenza che l’Unione abbia dovuto affrontare nella sua storia, e dopo le difficoltà incontrate nelle prime settimane dell’epidemia, certi tabù sono caduti uno dietro l’altro, e dietro la catastrofe si sta prefigurando una opportunità per costruire un’Unione europea migliore di quella che abbiamo conosciuto negli ultimi anni, seppur tra le mille difficoltà di carattere economico che ci stanno cadendo addosso.

Il Consiglio europeo del 23 aprile ha messo il sigillo degli stati a diverse proposte che la Commissione europea ha avanzato nel corso delle ultime settimane ed ha prefigurato due strade da percorrere molto importanti, soprattutto per un paese come il nostro. Un paese che ha affrontato per primo e nella maniera più cruenta l’epidemia di covid-19, e lo ha fatto in una situazione di bilancio pubblico ed economica già di per sé problematica. Ma i problemi non riguardano solo i paesi più deboli, l’altro giorno la presidente della Bce Christine Lagarde aveva fatto un annuncio da far tremare le vene ai polsi: “Il Pil dell’UE può andare giù del 15%”.

Le conferme riguardano la convalida delle misure già decise all’ultimo Eurogruppo: il Piano SURE, l’intervento della Banca europea per gli investimenti e il MES rivisto in chiave sanitaria. Con un mandato alla Commissione europea per rendere in tempi brevi tali strumenti operativi

Le novità sono di grande rilievo:

  1. Il primo successo del Consiglio europeo di ieri è l’assenso al lancio del Recovery fund, fino a pochi giorni fa per niente scontato, perché fieramente osteggiato da molti paesi del Nord Europa. L’idea sulla quale i leader europei hanno trovato un accordo è quello di procedere con un Recovery Fund legato al bilancio dell’Unione in grado di finanziarsi sul mercato, con l’emissione di obbligazioni, cioè di titoli comuni.
  2. E questo è il secondo successo. Legare il fondo al Bilancio a lungo termine 2021-2027 dell’Unione europea.

 

Si tratta di un sostanziale cambio di paradigma. Nell’ultimo decennio la bilancia delle decisioni europee si è sempre più spostata sul piano intergovernativo. Accordi direttamente tra stati, creazione di trattati separati dal quadro di riferimento istituzionale dell’UE, come il tanto criticato MES (Meccanismo Salva Stati). Ora, si prende atto del fatto che gli Stati europei sono tutti nella stessa barca, e anche se qualcuno sa nuotare meglio di altri, non significa che se la barca affonda qualcuno possa sperare di salvarsi.
Allora, torna utile ripensare i rapporti fra gli stati in chiave più solidale, torna utile ragionare su strumenti comuni, torna utile a tutti rientrare nel sistema comunitario di prendere le decisioni. I finanziamenti quindi dovranno essere garantiti e veicolati attraverso il bilancio dell’UE. E’ questa una novità straordinaria, perché all’interno del sistema “comunitario” si evitano le contrapposizioni e le rigidità degli stati, che in questi anni hanno portato a galla egoismi e sospetti reciproci. Inoltre, il Bilancio europeo è sottoposto al voto del Parlamento europeo e quindi viene garantito un controllo democratico di quello che già da ogni parte viene chiamato Piano Marshall europeo. Controllo che, in ambito intergovernativo è certamente molto meno trasparente.

Sarà la Commissione europea, come prevedono i Trattati, a esplorare le soluzioni migliori per l’attuazione di questo grande piano, e dovrà presentarle il prossimo 6 maggio.

A conclusione del Consiglio europeo si è tenuta la Conferenza stampa del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, la quale ha dichiarato che il piano “sarà di migliaia di miliardi, in parte prestiti e in parte aiuti a fondo perduto” ed ha sottolineato come l’unico vero strumento per superare la crisi risieda proprio nel “bilancio pluriennale dell’Unione legato al Recovery Fund". Von der Leyen si è spinta fino a prefigurare un innalzamento della % del bilancio UE fino al 2% dell’RNL (Reddito Nazionale Lordo) per almeno i primi anni post coronavirus.

E’ evidente che rendere centrale il Bilancio europeo potrà in futuro consentire non solo la battaglia contro l’epidemia, ma anche una “ricostruzione economica europea” non confusa o disordinata ma più legata alle grandi sfide già individuate quali lo sviluppo verde dell’economia, la salvaguardia del territorio e della salute dei cittadini, lo sviluppo digitale, le politiche di coesione, la ricerca e sviluppo, l’istruzione….

L’accordo definitivo dovrebbe arrivare al Consiglio europeo di giugno, dopo che il 6 maggio la Commissione europea avrà presentato le sue proposte operative.

Ma i cittadini europei, soprattutto italiani e spagnoli, premono per avere risposte immediate. Non possono aspettare troppo. Pertanto Charles Michel ha comunicato che entro il primo giugno saranno disponibili i 540 miliardi previsti dai fondi della Banca europea degli investimenti per le imprese, il Piano SURE per la cassa integrazione europea ed il rinnovato piano MES, al quale i paesi potranno ricorrere senza condizionalità, se non l’impiego delle risorse per la risposta diretta o indiretta all’emergenza sanitaria covid-19.

La Conferenza stampahttps://video.consilium.europa.eu/en/webcast/1aa61e15-1baf-42b6-a43d-a581d3a9a796