Budget UE e Next Generation EU: Parlamento e Consiglio sono giunti ad un compromesso?

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Contesto

Il bilancio dell’Unione europea, denominato “Quadro finanziario pluriennale”,  definisce l’andamento delle spese dell’UE nei sette anni successivi alla sua entrata in vigore, quindi in questo caso dal 2021 al 2027. La Commissione europea, come sempre, è responsabile di presentare la prima proposta, sulla quale spetta al Parlamento e al Consiglio europeo decidere: le istituzioni adottano separatamente le loro posizioni, e a seguito di negoziati, il Parlamento vota in plenaria. Dopo un passaggio in Consiglio, il testo torna un’ultima volta in Parlamento ma gli eurodeputati possono solo approvare o bocciare la proposta senza emendamenti. 

pacchetto UEPer il QFP 2021-2027 questo processo ha subito numerosi rinvii e ritardi ancora prima dell’arrivo del Coronavirus sulla scena europea, che ha ulteriormente rimescolato le carte. Il Consiglio ha dovuto decidere contemporaneamente sul bilancio europeo e su un vasto pacchetto economico a sostegno della ripresa post pandemia in Europa, denominato Next Generation EU. La parte finanziaria più importante è costituita dalla “struttura europea di recupero e resilienza” (European Recovery and Resilience Facility - comunemente chiamato "Recovery Fund") e che dovrebbe aiutare gli Stati membri nei prossimi tre anni (2021-2023) con 672,5 miliardi di Euro, di cui 312,5 miliardi di sovvenzioni e 360 miliardi di prestiti. Una volta adottato, il pacchetto QFP + Next Generation EU, dotato complessivamente di 1 800 miliardi di €, sarà il maggiore mai finanziato dal bilancio dell'UE. Il pacchetto fornirà un importante contributo alla ricostruzione di un'Europa post-COVID-19 più verde, digitale, resiliente e adeguata alle sfide presenti e future. 

Questa scelta congiunta comporta la conseguenza che singoli veti sul bilancio tengono bloccati anche gli aiuti agli Stati previsti da Next Generation EU, soprattutto da parte di alcuni Capi di Stato e governo che siedono nel Consiglio europeo, dove è necessaria l’unanimità. Dopo un compromesso raggiunto faticosamente dal Consiglio il 21 luglio, infatti, il Parlamento aveva opposto una serie di necessarie modifiche senza le quali non avrebbe dato il via libera al pacchetto finale. Ma il 5 e poi il 9 novembre i negoziatori del Parlamento europeo e la Presidenza di turno del Consiglio europeo (in capo alla Germania fino a dicembre 2020) sembrano aver raggiunto un accordo sulle questioni principali che dividevano le due istituzioni.

L'accordo

Alcuni punti chiave: sono state concordate le tabelle di marcia vincolanti per l’introduzione delle nuove risorse; il Parlamento Europeo assume un ruolo più preponderante nel controllo dei finanziamenti, nuove disposizioni più forti sono state introdotte per garantire la biodiversità e l’uguaglianza di genere, ed infine sono state fatte integrazioni economiche ai programmi cosiddetti “faro” dell’UE in materia di Salute, Ricerca ed istruzione, che avevano subito importanti tagli nell’ultima versione arrivata al Parlamento. 

Ma andiamo più nel dettaglio.

Il lavoro del Parlamento ha dato i suoi frutti, tanto che ha ottenuto 16 miliardi di euro in aggiunta al pacchetto concordato a luglio dal Consiglio. Nello specifico: 15 miliardi andranno a sostegno dei programmi principali dell’Unione Europea (cosiddetti “faro”) per quanto riguarda la protezione dei cittadini dalla pandemia; mentre 1 miliardo di euro sarà destinato ad aumentare la flessibilità di bilancio così da poter rispondere a possibili esigenze e crisi future. L’intenzione del Parlamento era quella, infatti, di far si che non venissero messi in secondo piano le priorità e gli impegni già assunti dall’Unione Europea, nello specifico il Green Deal e l’Agenda Digitale. Oltre il 50% del bilancio andrà a sostenere la modernizzazione, grazie alle politiche in materia di ricerca e innovazione finanziate tramite il programma Orizzonte Europa (4 miliardi in più); all'istruzione tramite Erasmus+ (con 2,2 miliardi in più); le transizioni climatiche e digitali eque, attraverso il Fondo per una transizione giusta e il programma Europa digitale; la preparazione, la ripresa e la resilienza, attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza, rescEU, e un nuovo programma per la salute, EU4Health (che passa da 1,7 a 5,1 miliardi di euro). Per quanto riguarda la questione della biodiversità e clima, ci sarà un intenso e continuo controllo per il rispetto degli obiettivi prefissati, così da assicurare che almeno il 30% dell'importo totale del bilancio e delle spese dell'UE per la ripresa sia a supporto di questo settore. L’impegno sarà anche in materia di promozione della parità di genere, andando a fare un’approfondita valutazione dell’impatto di genere dei programmi comunitari. VDL e Charles Michel

Il Parlamento Europeo, tramite i propri negoziatori, ha lavorato ad una tabella di marcia per l’introduzione di nuove risorse proprie prevista per i prossimi sette anni. La ragione alla base di questa misura deriva dal principio, accettato dai negoziatori di entrambe le istituzioni, secondo cui i costi a medio lungo termine per quanto riguarda il rimborso del debito derivante dal fondo di ripresa, non dovranno andare a danneggiare i programmi di investimento già in essere, né tantomeno dovranno tradursi in ulteriori contributi da chiedere agli Stati Membri. Le nuove risorse proprie sono meccanismi di finanziamento del bilancio comunitario diversi dai contributi annuali che gli Stati forniscono, proporzionalmente alla loro prosperità e popolazione. Alcune di queste risorse non legate ai bilanci nazionali già esistono: vengono attinte dalla tariffa doganale comune, da una parte del gettito Iva, da un prelievo sulle vendite dello zucchero. La suddetta tabella di marcia prevede, oltre al tributo sull’uso della plastica (dal 2021), anche una risorsa basata sul sistema di scambio delle quote di emissione di carbonio (dal 2023), un prelievo digitale (dal 2024), un contributo finanziario legato al settore delle imprese, e una risorsa basata sull’imposta sulle transazioni finanziarie (dal 2026). La tabella di marcia è integrata nell' "Accordo interistituzionale", un testo giuridicamente vincolante. 

Per quanto riguarda i fondi UE ed i relativi controlli su come quest’ultimi verranno spesi, il Parlamento ha assicurato che ci sarà da parte delle tre istituzioni una periodica valutazione. Il Parlamento, insieme al Consiglio, andrà a controllare eventuali discrepanze dai piani nazionali precedentemente concordati. Rispetto allo strumento di ripresa, Next Generation EU, quest’ultimo si basa sull’articolo 122 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione), secondo il quale non è previsto alcun ruolo del Parlamento. Tuttavia i negoziatori hanno ottenuto una nuova procedura grazie alla quale verrà restituito un “dialogo costruttivo” con il Consiglio, sulla base della valutazione della Commissione, così da concordare le implicazioni di bilancio di qualsiasi nuovo atto basato sull’articolo 122.

 

Cosa ci aspetta

orban e morawieckiIl regolamento QFP e l'accordo interistituzionale devono prima di tutto essere formalmente adottati dal Parlamento europeo e dal Consiglio, in linea con i rispettivi ruoli e procedure. Il periodo di conciliazione di 21 giorni, durante il quale il Parlamento europeo e il Consiglio devono confermare l'accordo, quest'anno è compreso tra il 17 novembre e il 7 dicembre. Se la successiva approvazione dell’accordo da parte del Parlamento europeo in seduta plenaria a maggioranza assoluta è, comunque, quasi scontata per la vasta rappresentatività di chi ha condotto le trattative, più insidioso si sta rivelando l’accordo unanime del Consiglio dell’Unione sul bilancio pluriennale: i governi ungherese e polacco hanno posto il veto sulle nuove risorse proprie europee come ritorsione contro il meccanismo che bloccherebbe l'erogazione dei finanziamenti europei ai paesi che non rispettano lo stato di diritto. L’accordo sarà discusso di nuovo nel Consiglio europeo che si terrà fra il 9 e il 10 dicembre.

Ma anche nei Paesi membri si presentano ostacoli. Per coprire i 750 miliardi di euro di Next Generation EU, la Commissione europea deve indebitarsi sui mercati dei capitali ed emettere titoli di debito comune (bond) europei. Come proposto nel maggio 2020 e concordato dai leader europei il 21 luglio 2020, l'UE, per finanziare la ripresa, assumerà prestiti sui mercati finanziari a costi più favorevoli rispetto a molti Stati membri e ridistribuirà gli importi. A questo scopo, i parlamenti nazionali devono prima di tutto ratificare, entro la fine dell’anno, l’aumento del loro contributo UE dall’1.2 al 2.0 % del Reddito globale dell’Unione europea. Inoltre, non essendo competenza esclusiva UE, tutte le nuove risorse proprie da introdurre fra il 2021 e il 2026 richiedono l’accordo unanime dei governi e poi dei parlamenti nazionali.

Infografiche

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