L'idea di Europa

02.07.2018

L’idea di un’Europa unita non è nuova, la si può rintracciare in diverse fasi della storia del nostro continente. Storicamente i tentativi di unificazione dell’Europa sono stati il frutto della volontà di uno Stato più forte di annettere uno o più Stati limitrofi militarmente più deboli.

A cavallo delle due guerre mondiali, che hanno messo a ferro e fuoco il vecchio continente, iniziò a maturare in diversi ambienti l’idea di unificare l’Europa e i suoi popoli non più attraverso l’uso della forza e delle armi, ma attraverso un processo democratico, frutto della libera volontà dei popoli di stare insieme all’interno di un’unica grande casa europea. "Europa forza gentile" come l’ha definita Padoa Schioppa [2].

Fu soprattutto dopo le atrocità prodotte dal secondo conflitto mondiale che la volontà di giungere a un’Europa federale, o comunque a un’Europa unita, si fece più forte. Da più parti si riteneva infatti che questa fosse l’unico modo per prevenire future esplosioni di violenza all’interno del continente.

Gli uomini che in diverso modo e spinti da diversi ideali animarono il dibattito del secondo dopoguerra sono, solo per ricordare i più conosciuti, Robert Schuman, Jean Monet, Paul Enry Spaak, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli [3].

Funzionalisti e federalisti

In particolare le idee di Europa unita possono essere ricondotte a due modelli principali: il modello funzionalista e quello federalista.

Il modello federalista di Altiero Spinelli, il quale lavorò per tutta la vita per un Europa federale sul modello degli stati Uniti ed il modello funzionalista di Jean Monnet, secondo il quale l’unità europea si sarebbe dovuta costruire passo dopo passo, attraverso la cessione di alcuni poteri dallo Stato nazionale a un’entità sopranazionale.

Quello che alla fine prevalse, fu il modello funzionalista di Jean Monnet. Un modello che ha visto la convivenza di due modalità di prendere le decisioni nelle sedi comunitarie.

Il metodo comunitario, che fa riferimento alla parte di poteri nei quali gli stati hanno delegato sovranità e il metodo intergovernativo, per le competenze che gli stati hanno deciso di tenere per sé.

Con il metodo comunitario sono le istituzioni europee che decidono in nome degli Stati membri, e quindi a prevalere è l’interesse generale dell’Unione europea.

Il metodo intergovernativo prevede che gli stati discutano e decidano secondo le regole stabilite dai trattati. In questo caso quello che prevale è il risultato della contrattazione fra interessi particolari.

E’ di questo che si parla quando si cita il processo di integrazione europea: un processo progressivo di approfondimento dei legami fra gli stati membri dell’UE, perseguito attraverso forme di cooperazione e cessioni sempre più ampie di fette di sovranità.

Nel corso della storia europea il metodo comunitario ha via via acquistato terreno acquisendo nei diversi trattati sempre più competenze.

Certamente, dal momento del fallimento del processo costituzionale, tentato nei primi anni 2000, il metodo intergovernativo ha preso il sopravvento.

Le scelte più importanti fatte a livello europeo negli ultimi dieci anni sono state prese dagli stati in sede intergovernativa e non in sede comunitaria.

Tutto ciò può sembrare strano, visto che ciò che è emerso dal punto di vista comunicativo è l’idea di una Unione europea matrigna che impone agli stati le sue politiche. La storia degli ultimi decenni ci parla di una Unione sempre più debole e di stati sempre più forti, con la logica conseguenza di una capacità dispari di emergere da parte dei paesi più deboli o più in difficoltà dal punto di vista economico

A ragion veduta si può dire quindi che in un sistema intergovernativo forte sono gli stati forti che impongono il proprio volere agli stati deboli. Di converso, una Unione europea forte è sempre stata una garanzia per i paesi più deboli.

Le idee di Europa oggi

Tornando all’idea di Europa, vediamo oggi a che punto siamo.

Oggi l’Europa è un mercato unico, uno spazio senza frontiere nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali (Art. 3 Trattato sull’UE).

Se invece pensiamo al sistema valoriale cui l’Europa fa riferimento possiamo certamente affermare che l’UE si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto, dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze (Carta dei diritti fondamentali dell’UE).

Non c’è male, se consideriamo l’Europa che ci è stata consegnata dopo la seconda guerra mondiale, certamente tanta strada è stata percorsa.

Ma oggi l'idea di Europa vive un momento di crisi. Negli ultimi anni si è fatta strada l'idea che le competenze che nel corso dei decenni gli Stati nazionali hanno portato a livello europeo devono tornare agli Stati nazionali.

Qualcuno ritiene che l'unico modo per affrontare i problemi e le emergenze che l'Unione europea vive oggi si debba tornare indietro, all'interno dei confini nazionali. Altri ritengono che siano le questioni da affrontare che si sono spostate necessariamente a livello continentale e che gli stati nazionali non siano stati in grado di stare al passo facendo per tempo ciò che era necessario e cioè una unione politica più forte in grado di contrastare i colpi di una globalizzazione non governata.

E' questo il tema che ci troviamo di fronte oggi. Cambiamenti climatici, questione energetica, gestione dei flussi migratori, aumento delle diseguaglianze, ritorno di problemi relativi ai diritti umani ed allo stato di diritto in Europa, rapporti sia di tipo commerciale che geopolitici con le altre aree del mondo.... questi sono i temi che ci troviamo ad affrontare. Qual è il livello giusto per farlo nell'interesse dei popoli europei?

Approfondimenti:

[2] T. Padoa Schioppa. “Europa, forza gentile” - Collana “Contemporanea”, Ed. Il Mulino 2011]

[3]