Come funziona l'UE e che ruolo hanno le sue istituzioni?

11.07.2018

Il funzionamento dell’UE è complesso. Questa organizzazione sovranazionale ha competenze molto ampie, anche se non tanto ampie come tanti credono. E' inoltre dotata di poteri di natura normativa e deve garantire la cooperazione tra Stati con lingue e tradizioni molto diverse tra loro.

I paesi che costituiscono l’UE (gli "Stati membri") uniscono le loro sovranità per poter affrontare insieme problemi che nessuno di essi potrebbe affrontare da solo.

Nella pratica, mettere insieme le sovranità significa che gli Stati membri delegano alcuni dei loro poteri decisionali alle istituzioni comuni da loro stessi create in modo che le decisioni su questioni specifiche di interesse comune possano essere prese democraticamente a livello europeo.

Anche il modo di prendere le decisioni è quindi molto particolare. Il processo decisionale dell’UE implica la partecipazione delle tre istituzioni principali:

- il Parlamento europeo (PE), che rappresenta i cittadini ed è eletto direttamente da questi;

- il Consiglio, che rappresenta i singoli Stati membri ed è composto dai rappresentanti dei Governi membri dell’UE;

- la Commissione europea, che ha il compito di difendere gli interessi generali dell’Unione ed è composta da un Commissario per ogni stato membro.

Dal punto di vista della rappresentanza degli interessi, nel prendere le decisioni l’UE deve tenere in considerazione le istanze dei propri "azionisti principali": i cittadini (PE) e gli Stati membri (Consiglio). Contemporaneamente occorre che vi sia un terzo attore che garantisce gli interessi generali dell’Unione (Commissione). Questo viene chiamato "Triangolo istituzionale".

Attualmente cittadini e stati membri hanno la stessa importanza nel processo decisionale ma, come si è già visto, non è sempre stato così. Il processo di affermazione della rappresentanza dei cittadini europei è venuto via via aumentando con il progressivo aumento dei poteri del PE.

Come e chi decide in Europa?

Il sistema può inizialmente apparire semplice: la Commissione europea fa le proposte legislative, il Parlamento e il Consiglio le approvano. In realtà la questione è più complessa. Infatti, per poter arrivare a questo risultato, l’UE si è dotata di precise procedure decisionali.

Le leggi sono approvate, dopo la proposta della Commissione, da Consiglio e Parlamento secondo la procedura legislativa ordinaria. In poche parole, per avere una legge europea (Regolamento, Direttiva…) occorre che Parlamento e Consiglio siano d’accordo su un testo univoco. Per favorire il raggiungimento dell’accordo è stato istituito il Comitato di conciliazione composto da rappresentanti di entrambe le istituzioni. Il comitato può essere convocato dal presidente del Parlamento o dal Presidente del Consiglio, se non si è raggiunto un accordo tra le due istituzioni anche al termine della seconda lettura del testo di legge. Una volta trovato l’accordo su un testo comune l’atto viene firmato dai Presidenti di Parlamento e Consiglio e viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.

Organi consultivi sono invece il Comitato Economico e sociale (CESE) e il comitato delle Regioni (CdR) che esprimono pareri sulle proposte di legge che riguardano gli interessi da essi rappresentati.

Le principali forme assunte dal diritto dell’UE sono le Direttive e i Regolamenti. I Regolamenti sono direttamente applicabili negli Stati membri, mentre per le direttive gli Stati debbono trasporre i dettami della direttiva nel proprio ordinamento interno secondo procedure proprie.

Le norme e le procedure sulla base delle quali vengono prese le decisioni dell’UE sono stabilite dai Trattati. Ogni proposta per una nuova legge europea si basa su un articolo specifico del trattato, che costituisce la "base giuridica" della proposta e determina il tipo di procedura legislativa da seguire.  L’Unione europea si fonda sul principio dello stato di diritto. Ciò significa che tutte le azioni intraprese dall’UE si fondano su trattati approvati liberamente e democraticamente da tutti i paesi membri dell’UE.  Il trattato di Lisbona ha esteso l’ambito delle politiche in cui viene applicata la "procedura legislativa ordinaria".

I Trattati però non definiscono solo la procedura decisionale, stabiliscono anche che le proposte legislative debbono scaturire da una analisi approfondita della realtà e delle esigenze che sono in campo su una determinata materia e che tutto ciò debba svolgersi in un clima di trasparenza.

Parliamo quindi di qualità della legislazione. E’ evidente come non sia semplice contemperare esigenze, bisogni e interessi di cittadini singoli ed associati di 28 paesi diversi, necessità di altrettanti stati sovrani e delle istituzioni decentrate di questi.

Si può quindi dire che non solo il cosiddetto "triangolo istituzionale" con il parere degli organi consultivi che partecipano al processo decisionale, ma anche gli Stati e le Regioni possono svolgere un ruolo di influenza nella fase ascendente della costruzione del diritto europeo. La Regione Emilia-Romagna partecipa attivamente alla formazione ed attuazione del diritto europeo.  

Vi è poi un altro gruppo di soggetti non istituzionali che giocano un ruolo di influenza: le lobbies. Si tratta di gruppi di soggetti non istituzionali che tutelano valori (per esempio i diritti di categorie svantaggiate, la famiglia ecc…) o gruppi di interesse (i sindacati, i datori di lavoro, le chiese, le Ong, Stati terzi…). A Bruxelles si contano circa 20.000 lobbisti e al loro ascolto è dedicata molta attenzione da parte delle istituzioni europee.

Infine, è necessario avviare un’ampia consultazione su tutto il territorio europeo, fare un’analisi d’impatto della legge, una verifica dei costi per gli stati, le autorità regionali ed i cittadini.