Il Suffragio universale

[1] Il suffragio universale sembra un dato acquisito e, proprio per questo, di poca importanza. Vale la pena però ricordare alcuni dati storici e di attualità che ci possono far apprezzare maggiormente questo diritto che ci offre l’essere cittadini italiani ed europei. L'Europa si avviò sulla strada del suffragio universale a partire dall’ottocento, con un suffragio attribuito solo ad una parte ristretta della popolazione, attraverso barriere costituite dal ceto, dall’istruzione e dal sesso.

In Italia ed in Francia dobbiamo aspettare le prime elezioni libere del secondo dopoguerra per vedere le donne accedere al voto, cosa che invece successe nel 1928 in Inghilterra. Una curiosità: la Svizzera riconobbe a livello federale il voto alle donne solo nel 1971. Oggi il voto alle donne è riconosciuto in quasi tutto il mondo, ma non si può dire che in tutto il mondo si svolgano elezioni libere.

Se escludiamo Europa, Stati Uniti e Australia, possiamo dire che la conquista di elezioni libere nel mondo è molto recente per ampie aree del mondo e non ancora acquisita per aree ancora più grandi.

Grandi democrazie sudamericane che si affaccino ora sulla scena mondiale, per esempio, sono molto recenti. Solo verso la fine del secolo scorso infatti la maggioranza dei paesi sudamericani risulta retto da governi democraticamente eletti.

In Argentina per esempio, solo nel dicembre 1983 il presidente Raul Alfonsìn, appena eletto, ristabilisce pienamente le libertà democratiche e le garanzie costituzionali. In Brasile l’ultima dittatura militare finisce nel 1984, quando sotto la spinta di grandi manifestazioni popolari il governo militare fu costretto a concedere il ritorno ad elezioni democratiche. Il Cile torna faticosamente alla democrazia solo nel 1990, dopo la terribile dittatura del generale Augusto Pinochet.

Nel continente africano la strada per la democrazia è ancora oggi molto difficile e fragile. Povertà, sottosviluppo, corruzione e guerre etniche rendono molto difficile la permanenza in queste aree del mondo di democrazie vere.

Abbiamo diversi esempi di tentativi vanificati nel giro di poco tempo. Spesso accade infatti che, dopo elezioni libere, gli stessi presidenti eletti modifichino o manipolino la costituzione per mantenere il potere in modo non democratico o per aumentare le proprie possibilità di rielezione.

Ciò è successo per esempio in Guinea nel 2001 e in Camerun nel 2008, dove è stato abolito il limite al rinnovo dei mandati presidenziali.

La Repubblica democratica del Congo (Rdc), nel luglio 2006, ha organizzato le prime elezioni generali libere della sua storia. Nel 2008 il Ruanda ha realizzato le sue prime elezioni libere dopo il genocidio del 1994 che, secondo i dati dell’Onu, ha provocato 800 mila morti, per lo più appartenenti alla minoranza tutsi. Elezioni libere si sono svolte in Angola il 31 agosto 2012.

Un’altra zona del mondo, anche in presenza di suffragio universale, risulta agli occhi del mondo una democrazia zoppa: la Russia.

Solo il 5 settembre 2012 la Commissione di Controllo dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa riunendosi a Parigi, esprime pubblicamente sulla Russia questo giudizio: ‘’E’ vero che sono state realizzate utili riforme, come nel settore giudiziario e penitenziario, ma altre misure sono giudicate molto preoccupanti. La dissoluzione del Partito Repubblicano nel 2007, l’impossibilita’ per certi partiti di essere ammessi alla vita politica del paese, il rifiuto sistematico di autorizzare manifestazioni pacifiche, il ricorso a misure forzate per disperdere i dimostranti, nuovo controllo sui media che limita la liberta’ di stampa e l’accanimento contro l’opposizione sono provvedimenti che hanno nociuto alla democrazia. Per di più si rileva un rafforzamento del potere esecutivo e l’indebolimento del pluralismo. Il presidente Putin, nuovamente eletto al vertice del paese, de­mocratizzi il sistema, anziché renderlo più autoritario’’. Il 18 marzo 2018 Vladimir Putin è stato eletto per la quarta volta presidente della Russia. Ciò è stato possibile grazie ad una riforma della costituzione – fatta nel quadriennio di presidenza del suo sodale Dmitry Medvedev – che ha eliminato l’impossibilità di ricandidarsi al Cremlino dopo due mandati ed estende il mandato del presidente da quattro a sei anni. Al netto di possibili brogli denunciati dai dissidenti, c’è comunque da rilevare  che gli aspetti di crescente autoritarismo del regime russo non scalfiscono granchè il largo consenso attribuito dai russi a Vladimir Putin, considerato dal suo popolo quasi come lo Zar della Russia odierna.

Giungiamo infine all’Asia, un’area del mondo molto ampia nella quale vive un numero di esseri umani superiore a quelli residenti nel resto del mondo.

Se ci soffermiamo solamente sul suo paese più grande e rappresentativo, la Cina, possiamo rilevare che a fronte di una fortissima spinta allo sviluppo economico con aspetti di capitalismo da più parti definito “selvaggio”, non ha certamente corrisposto un’analoga tensione verso forme di governo democratiche.

La repressione di Piazza Tienanmen del 1989 è ancora viva nella memoria. Qualche anno fa la notizia di elezioni libere nella cittadina di Wukan, nella provincia di Guangdong, da mesi diventata il simbolo della ribellione al governo con le sue proteste contro gli espropri di terreni, dove i cittadini hanno votato il capo del villaggio senza scegliere da liste bloccate preparate dai dirigenti del partito locale. Nel 2016, l’accordo fatto dal villaggio e dal suo nuovo capo Lin Zuluan è stato disatteso e lo stesso Zuluan è stato arrestato dopo aver annunciato un comizio di protesta.

E’ invece del 5 febbraio 2013 la notizia di libere elezioni dei rappresentanti dei lavoratori nella fabbrica simbolo dello sfruttamento degli operai cinesi, la Foxconn, dove vengono fabbricati componenti per la Samsung e la Apple, chiamate in causa un paio di anni fa per la catena di suicidi accaduti in questa fabbrica, dovuti alle terribili condizioni di lavoro. Piccoli semi di un desiderio di libertà e democrazia che si fa strada in un paese che conta oltre un miliardo e trecento milioni di abitanti?

Certamente la Cina non sembra voler andare verso un processo di democratizzazione, considerata per lo più un possibile impedimento verso lo sviluppo del grande paese.

Questo breve giro del mondo semplicemente per dire che il diritto di voto, uno dei principali diritti di cittadinanza che in Europa è garantito da tempo e che spesso riteniamo scontato, non è poi così scontato in questo nostro piccolo mondo.

Oggi però non è più solo una questione di quantità, e cioè quanti popoli al mondo hanno accesso a elezioni libere e democratiche, ma anche di qualità delle democrazie.

L'ultima edizione di "The Economist Intelligence Unit's Democracy Index" registra il peggior calo della democrazia globale da anni. Non una singola regione del mondo ha registrato un miglioramento nel punteggio medio dal 2016. Complessivamente i paesi sono alle prese con un elettorato sempre più diviso. La libertà di espressione, in particolare, sta affrontando nuove sfide sia da parte di attori statali che non statali.

Il tema non è di poco conto, infatti oggi questo tema se lo pone la stessa Unione europea al suo interno. Se lo pone un’area del mondo che è stata per un lungo periodo il luogo non solo dove il concetto di democrazia è nato, ma quello che lo ha posto alla base della propria identità e del proprio operare. Sono diversi i paesi europei, soprattutto dell’est europeo, che nel corso degli ultimi anni hanno approvato leggi che pongono nelle mani del governo le leve dell’informazione, come l’Ungheria di Viktor Orban, che nel 2010 ha approvato una legge che obbliga i giornalisti a indicare le loro fonti e che sopprime le redazioni di news di giornali e radio in modo da concentrare tutta l'informazione primaria sull'agenzia di stampa nazionale.

In Polonia il governo prosegue, nonostante i richiami dell’Unione europea, nei suoi sforzi per esercitare un controllo politico su magistratura, Ngo e organi d’informazione. Tra maggio e luglio 2017, il parlamento ha adottato quattro leggi di riforma della magistratura, provocando una forte reazione da parte dell’opinione pubblica, di organizzazioni intergovernative e di Ngo, che hanno lanciato un allarme sull’indipendenza della magistratura e sullo stato di diritto.

Vi sono inoltre altri elementi che incidono sull’esercizio del diritto democratico ad un voto libero, nell’Unione europea come nel resto del cosiddetto mondo occidentale e che oggi sono sotto gli occhi di tutti: la diffusione di notizie false, che incidono profondamente sull’opinione pubblica grazie allo sviluppo delle piattaforme social. Sappiamo che la storia è disseminata di notizie false e campagne propagandistiche istruite ad arte per ottenere consenso, ma oggi la diffusione di fake news sta assumendo un ruolo di primo piano. recenti studi hanno sollevato il problema ritenendo che campagne di disinformazione possano oggi addirittura determinare il risultato di libere elezioni attraverso la manipolazione dell'opinione pubblica.

 

Approfondimenti:

Democracy Index 2017 https://www.eiu.com/topic/democracy-index 

Rapporto annuale Amnesty International 2017-2018 https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-annuale-2017-2018/ 

Mappa. Quando le donne hanno avuto accesso al voto https://www.reddit.com/r/MapPorn/comments/82g2nc/the_year_women_got_the_vote_in_each_country/ 

Bertelsmann Stiftung’s Transformation Index (Bti) 2018: https://www.bti-project.org/en/country-reports/

Lotta alla disinformazione online: proposta della Commissione di un codice di buone pratiche dell'UE

Blog del progetto Eu2be per la lotta alle fake news: https://www.europa2030.it/