Torna Ivano Marescotti con il suo "quaiòn" di Romagna

Debutta a Coriano il 22 febbraio il recital dell’attore di Bagnacavallo su testi dei poeti dialettali romagnoli
Torna Ivano Marescotti con il suo "quaiòn" di Romagna

Ivano Marescotti

La rappresentazione della Romagna – del suo uomo “qualunque”, che è tutto quello che ci si può immaginare – fatta da un grande autore-attore che si avvale dei testi dei più importanti poeti dialettali della Romagna e anche dell’Emilia: di questo parla  "LUI. Un quaión qualsiasi", il nuovo spettacolo di Ivano Marescotti, al debutto il 22 febbraio al Teatro CorTe di Coriano (Rimini), ore 21.15.

Si tratta, in realtà, dell’ultimo aggiornamento dello storico recital con il quale l’attore di Bagnacavallo fa periodicamente il punto sul suo più che ventennale lavoro di ricerca e recupero del dialetto romagnolo. LUI, l’uomo senza nome: uno, nessuno, centomila. Un quaión qualsiasi della Bassa Romagna. E’ un monologo che segue nascita, vita, amori, lavoro, follie fino anche al testamento di un personaggio ipotetico, nato dalle improvvisazioni dell’attore e dalla penna poetica, tragica e comica insieme, di Raffaello Baldini, Tonino Guerra, Nino Pedretti, Olindo Guerrini (Stecchetti), Walter Galli, Cesare Zavattini, brani della Divina Commedia di Dante in romagnolo e rielaborazioni drammaturgiche basate su proprie esperienze, artistiche e non. Al punto che il recital è diventato, nel tempo, una summa di personaggi che sotto il nome di LUI esprime anche, camuffata, pezzi della vita dell’interprete. Un’autobiografia di attore per caso, qual è Marescotti, mescolata a quella di personaggi ormai divenuti celebri, estratti dalle poesie di Baldini o da quelli usciti dai bar, o dalla piazza della Villanova di Bagnacavallo in cui Marescotti è nato e continua a vivere: il disertore, il fumatore accanito, l’analfabeta, la "zdóra", il "patàca", il "quaión" ... Una esilarante storia comico-tragica della serie: nella vita “s’u ni fòss da ridar u i sarèbb da piénzar” (“nella vita, se non ci fosse da ridere ci sarebbe da piangere”).