Memorie scandinave di uno scultore piacentino

In mostra a Piacenza immagini dell’artista Alessandro Moretti, delle sue opere, del suo ambiente di vita e di lavoro
Memorie scandinave di uno scultore piacentino

Moretti a Stoccolma

Fino al 19 gennaio si può visitare a Piacenza la mostra "Un saluto dal Moretti" dedicata allo scultore piacentino Alessandro Moretti, trasferitosi a Stoccolma nell'arco della sua vita, dove ebbe l'onore di diventare ritrattista del Re. Oggetto dell'esposizione è la corrispondenza originale del Moretti con un ammiratore piacentino, che permetterà al visitatore di vedere numerose immagini dell’artista, delle sue opere, del suo ambiente di vita e di lavoro.

Nato a Biella il 16 dicembre 1870, Moretti dal 1881 diventa piacentino d’adozione, nel 1897 mette piede per la prima volta in Svezia, e qui visse fino alla morte, avvenuta a Stoccolma l’11 agosto del 1952, dove beneficiava di una pensione concessagli dal Re di Svezia.

Lontano dall’Italia, Moretti percorse con successo la sua carriera internazionale di grande scultore, celebre e ricercato ritrattista di principi e di re. Il recupero della sua corrispondenza con un ammiratore piacentino, Agostino Dodi, ci ha tramandato numerose immagini dell’artista, esposte in mostra a Piacenza presso il Palazzo Marazzani Visconti.

"Quelle lettere, quel fitto carteggio con l’amico Dodi – spiega Silvano Console su "italienaren.com", portale della Federazione delle Associazioni Italiane in Svezia - hanno riportato alla luce la levità e la vitalità di un talento non comune, e la sua particolare grafia. Certamente non ordinaria: sicuramente artistica e che si potrebbe definire, in rapporto alla sua produzione, scultorea”.

Il modo di scrivere, per questi artisti del primo Novecento, rappresentava anch’esso una creazione, la volontà di esprimersi e distinguersi pure nel segno grafico. La “magnifica anarchia” della grafia del Moretti corrisponde alla scioltezza della sua mano che scolpisce e che crea, mentre si impossessa del sembiante altrui, di donne, marescialli, ecclesiastici, regnanti, principi e uomini di governo. Prolifico modellatore, con una eccezionale rapidità di esecuzione, nasce la leggenda del Moretti “scandinavo”, capace di plasmare in pochi giorni decine di ritratti.

Scrive Moretti da Norrköping: “Devo star qui un paio di giorni … ci sono da un mese e ci feci una ventina di busti!” Oppure: “A Borås feci 44 busti!”. Il desiderio di re e principi di dare alla propria immagine un durata maggiore di quella biologica del proprio destino carnale, procurarono all’artista italiano, oltre a tanto lavoro commissionato, numerosissime onorificenze, di cui andava molto fiero. Alla fine, era diventata la Svezia la sua terra d’adozione, anche se confessava di doversi sforzare spesso per adattarsi ad un clima così lontano da quello italiano.
Scrive ancora da Borås: “Qui piove ogni giorno a dirotto ed il cielo è nero come la disperazione! Sono qui, solo, oggi, domenica, nella mia camera d’albergo, linda … e desolata, e penso (da matto) che stavo meglio quando … a Piacenza … stavo peggio!”".