In Argentina studiano l'italiano 70mila persone

Lo sostiene il responsabile didattico del Consolato d'Italia a Buenos Aires
In Argentina studiano l'italiano 70mila persone

Sono settantamila le persone che studiano l’italiano in Argentina. Lo sostiene Vittorio Dragonetti, responsabile didattico del Consolato Generale d’Italia a Buenos Aires, nel suo saluto durante l’apertura del XXX Congresso dell’Associazione di Docenti di Lingua e Letteratura italiane, dell’Argentina (ADILLI). Una cifra, ha spiegato Dragonetti, venuta fuori dai dati ottenuti fino a due mesi fa nel quadro della ricerca “L’Italiano nel mondo”, portata avanti dalla Farnesina, e da considerare per difetto. Il numero, infatti, sarebbe superiore se l’inchiesta fosse allargata e approfondita”. A darne notizia è “Gente d’Italia”, quotidiano diretto a Montevideo da Mimmo Porpiglia.

“Al Congresso, che si è concluso venerdì, hanno preso parte decine di docenti e ricercatori della lingua italiana, giunti quasi da ogni angolo dell’Argentina, a dimostrazione dell’interesse che la lingua italiana continua a destare in questo paese nel quale tanto profonda e lunga è stata l’influenza italiana. Rapporti profondi, intensi e duraturi, ai quali hanno accennato nei loro saluti il presidente dell’Adilli Gustavo Artuccio, il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura in Buenos Aires Maria Mazza, e Ana Zagari, rettore della facoltà di Filosofia e Lettere dell’Università del Salvador, una delle sedi del congresso. Un legame del quale ha parlato anche la scrittrice italiana Paola Capriolo, durante un'intervista registrata, presentata da Renata Bruschi.
La scrittrice, infatti, ha parlato di Jorge Luis Borges, del quale conosce profondamente la sua opera, in rapporto alla letteratura fantastica – della quale Capriolo è un notevole esponente in Italia – e ai libri che lei stessa ha scritto.
L’attore Giampaolo Samà ha recitato dei testi di Dante, Ariosto, Beni e Calvino, raccogliendo gli applausi entusiasti dei presenti. Chiudendo la prima parte della giornata inaugurale, il prof. Remo Ceserani, dell’università di Bologna, ha tenuto una conferenza dal titolo: “Forse si può parlare di un neo-fantastico: Cortázar, Tabucchi, Byatt”.
Per tre giorni, docenti, investigatori ed esperti di scuole, comitati della Dante Alighieri e di università argentine, hanno dibattuto e studiato il fantastico nella letteratura italiana nel medioevo e nell’antica Roma, nel Rinascimento, nel XIX e nel XX secolo, in Pirandello, Buzzati e Calvino, e tra gli scrittori italiani contemporanei, argomento approfondito in varie tavole rotonde e conferenze, ma non solo. L’insegnamento della lingua italiana, il confronto con altre lingue come lo spagnolo e il portoghese, l’influenza della lingua nei processi migratori, sono stati altri temi trattati e dibattuti durante la tre giorni che si è conclusa con una riunione nella sala Benedetto Croce dell’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires.