«I geni dell’antifascismo» in mostra a Argenteuil, vicino Parigi

Un progetto delle nostre due associazioni di Parigi sostenuto dalla Consulta. On line anche il sito sui «resistenti».
«I geni dell’antifascismo» in mostra a Argenteuil, vicino Parigi

Rino Della Negra

L’Associazione Fratellanza Reggiana di Parigi, in occasione del 70° anniversario della morte – il 21 febbraio 1944 – del giovane partigiano Rino Della Negra per mano nazifascista, ha organizzato la mostra “I geni dell’antifascismo”. L’esposizione, basata sulle fotografie di Veronica Mecchia e sulle interviste filmati da Chiara Zappalà, avrà luogo il 22 febbraio alle ore 15 al Foyer Rino Della Negra di Argenteuil (9 Rue Gode) nella periferia parigina. Alla realizzazione della mostra hanno collaborato l’Associazione Emilia Romagna di Parigi con la sua presidente Patrizia Molteni, e la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo.

Per conoscere le vite e le storie dei partigiani italiani all’estero – molti dei quali originari di Reggio Emilia e delle terre emiliane – Patrizia Molteni ha allestito il sito www.resistenti.eu con la sua équipe composta, oltre che da Veronica Mecchia e Chiara Zappalà curatrici della parte visiva, dalla presidente dell’Associazione Fratellanza Reggiana Simone Iemmi Cheneau, dallo storico e ricercatore per l’Università di Modena e Reggio Antonio Canovi e da Vittorio Timperi, specialista di storia della Resistenza e vicepresidente dell’Anpi di Parigi.

Rino della Negra, nato nel 1923 a Vimy e trasferitosi da piccolo con la famiglia ad Argentueil, dove lavorava come operaio e giocava, da calciatore dilettante, nel Red Star Olympique di Parigi, aveva partecipato a diverse azioni con i partigiani prima di essere arrestato, il 12 novembre 1943, nel corso dell’assalto a un portavalori tedesco. Anche lui era uno di quelli che – come è scritto nel sito – «venivano dall’Emilia, dalle colline, dalla montagna, dalla pianura, dalla città. In campagna, in città, nelle fabbriche si erano forgiati una coscienza politica. Sindacalisti, militanti politici o semplici ribelli di fronte all’ondata nera dell’oppressione fascista, minacciati, feriti nella carne, hanno attraversato le Alpi con ogni mezzo, persino a piedi. Spesso, all’arrivo, un compagno li aspettava. Hanno continuato la lotta nelle ditte francesi in cui avevano trovato lavoro: fabbriche, miniere di carbone, cave di gesso come ad Argenteuil. Hanno cominciato a integrarsi ma il senso di appartenenza a un’emigrazione particolare e l’amore per il paese che si erano lasciati alle spalle li hanno resi solidali. I transfughi delle Officine Reggiane erano bravi operai, alcuni hanno creato le loro imprese. Si credevano al riparo, ma nuova ondata, bruna stavolta, li ha raggiunti. Hanno ripreso la lotta clandestina, in Francia, in Italia, in Spagna. I loro figli erano cresciuti su un terreno fertile di antifascismo; quando scoppiò la guerra erano abbastanza grandi per dare a loro volta anima e corpo alla Resistenza, a volte anche la vita, per il loro nuovo paese».

Vai al sito:

http://www.resistenti.eu/