Cgie, dieci anni di luci e ombre

I pareri di due emiliano-romagnoli dell'ufficio di presidenza, Silvana Mangione (New York) e Renzo Losi (Londra), raccolti dal consigliere di Francoforte Mauro Montanari.
Cgie, dieci anni di luci e ombre

Silvana Mangione

Corritalia.de, il rotocalco on line degli italiani in Germania, con un articolo di Mauro Montanari intitolato “Vita e morte del Cgie”, fa un bilancio dell’attività dell’organo consultivo eletto tra gli italiani all’estero (in secondo mandato dopo i Comites). Questa legislatura del Cgie (Comitato generale italiani all’estero) si avvia alla sua conclusione dopo dieci anni: il doppio di quelli preventivati perché, come nel caso dei Comites, il ministero degli Esteri non ha voluto nuove elezioni.

“Il punto più alto dell’attività del Cgie è stata forse la conferenza del giovani, organizzata e finanziata nel 2008”, scrive Montanari, e “il punto più basso le eterne beghe e le divisioni di partito in un organo peraltro senza una funzione legislativa”. Montanari ha raccolto i pareri di alcuni membri del Cgie, di cui due emiliano-romagnoli, Silvana Mangione da New York, e Renzo Losi da Londra.

Afferma la Mangione, componente del Comitato di Presidenza del Cgie per i Paesi anglofoni: “Dieci anni di luci ed ombre: la preparazione in tutti i Paesi e in tutti i continenti della prima conferenza mondiale dei giovani è uno dei momenti più gloriosi della vita del Cgie, che l’ha voluta e finanziata rinunciando ad alcune proprie riunioni. Lo svolgimento della conferenza e i documenti dei giovani avevano aperto una prospettiva entusiasmante per un nuovo possibile dialogo tra italiani all’estero e Italia, ma i governi che si sono susseguiti non hanno tenuto fede ad alcuna delle promesse fatte. Il Cgie ha portato avanti un approfondimento serio di tutti i temi che riguardano le collettività, presentando documenti propositivi che avrebbero cambiato in meglio la proiezione internazionale del sistema Italia in materia di promozione della lingua e della cultura italiana, di internazionalizzazione degli scambi commerciali, culturali, scientifici, garantendo grandi benefici al Paese. Alcune di queste sintesi sono ancora validissime e nel ritrovato contatto costruttivo anche con i parlamentari eletti all’estero, il Cgie può una volta di più rivelarsi il migliore e meno costoso consulente esterno”.

Per Renzo Losi, anche lui eletto nel 2004 nell’ufficio di presidenza, “il Cgie ha lavorato senz’altro con impegno e serietà ma forse dovevamo prenderci troppo sul serio, consapevoli che il nostro ruolo era unicamente un ruolo consultivo e propositivo, ma mai deliberativo. Molte battaglie fatte sui tre punti fondamentali che interessano le comunità, cioè servizi consolari, scuola e cultura e rappresentanza, hanno segnato in modo vistoso il passo avendo come conseguenza un deterioramento su tutti questi fronti a causa dei drammatici tagli di natura finanziaria e non, che hanno portato le nostre comunità a pensare che almeno in Europa non bisogna più aspettarsi la soluzione dei problemi dall’Italia, ma dai Paesi ospiti. D’altronde gli italiani in giro per l’Europa hanno continuato ad integrarsi in loco e a risolvere i loro problemi da soli”.