Alluvione. Errani: "Voglio la verità"

Colpite nel modenese le stesse zone del terremoto del 2012. Prorogate le pratiche in scadenza per la ricostruzione post-sismica
Alluvione. Errani: "Voglio la verità"

L'alluvione nel modenese

"Qui è successo qualcosa che io non mi sento di lasciare alla fatalità o a una nutria o al problema generale del nodo idraulico". Così il presidente regionale Vasco Errani, a chiusura del dibattito in Assemblea legislativa sull'alluvione che ha colpito tra il 17 e il 19 gennaio il modenese. In risposta alle critiche dei consiglieri, alcuni dei quali hanno chiesto alla Regione i responsabili del crollo dell'argine del Secchia, Errani ha detto: "non gioco a ping pong sulle responsabilità, ma facciamo una operazione di trasparenza e verità". Questo il senso della commissione di 'saggi' a cui la Regione intende affidare l'analisi dell'evento.    In ogni caso le "proteste, il disagio e le preoccupazioni io le comprendo fino in fondo. L'auto-organizzazione dei cittadini per me è sempre utile. Non è assolutamente un problema, anzi serve".

Ben vengano dunque i comitati. Quanto alla manutenzione "non siamo stati con le mani in mano. Gli investimenti li abbiamo fatti", sottolinea Errani, che insiste poi anche sul fatto che le cose potevano andare peggio. "Se l'acqua non è arrivata alla zona industriale di Camposanto è perché l'abbiamo gestita così". Errani però non assolve del tutto Aipo, anzi si dice a favore di una riforma dell'agenzia che si occupa del Po.

Intanto, sono state prorogate, a causa dell'alluvione che ha colpito il modenese, tutte le imminenti scadenze relative alle pratiche per la ricostruzione post-sismica delle abitazioni e delle imprese, comprese quelle dei progetti e delle istanze del Piano per le opere pubbliche e dei beni culturali. Lo definisce un'ordinanza emanata dal presidente Errani, che è anche commissario alla ricostruzione, che proroga i termini per presentare le prenotazioni e domande di contributo.  L'alluvione, che ha colpito gli stessi territori del sisma 2012, comporta ancora numerosi disagi alle popolazioni, oltre a impedire il corretto e completo svolgimento del lavoro sia dei tecnici pubblici nei comuni direttamente colpiti e di quelli contigui, impiegati per gli interventi di messa in sicurezza e assistenza alla popolazione, sia dei tecnici privati residenti nelle aree colpite e coinvolti dalle pratiche per la ricostruzione, che non sono nelle condizioni di poter rispettare le scadenze.