Addio Italia: una generazione in fuga fotografata dal Rapporto Migrantes 2014
«Addio Italia. La disoccupazione, il precariato, la pensione che non basta più. Ci si guarda intorno e si decide di andar via. È successo la bellezza di 94.126 volte nel 2013: 94mila italiani che non ci sono più. Una città come Udine, o La Spezia, che si svuota nello spazio di un anno. E che non si riempie con gli arrivi: i lavoratori stranieri che scelgono il nostro Paese sono appena 43mila».
Questo è l’inizio dell’articolo di “Avvenire” che, come molti altri giornali, ha riportato i dati presentati dalla Fondazione Migrantes il 7 ottobre scorso a Roma nel IX Rapporto Italiani nel Mondo 2014, divenuto uno strumento culturale indispensabile per conoscere l’emigrazione italiana del passato e la mobilità degli italiani di oggi. Ed è su quest’ultimo aspetto – la fuga dei giovani talenti – che il Rapporto si sofferma in particolare.
Troppe le cose che non funzionano in Italia, dall’Università al mercato del lavoro, dal mancato collegamento tra istruzione e imprese, alla burocrazia che soffoca sul nascere ogni tentativo di start-up e di iniziativa imprenditoriale. Che fare, dunque? Si va via. E a partire, questa volta, non sono i disperati con le valigie di cartone, ma chi ha un titolo di studio e cerca un lavoro qualificato. I dati dell’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero del ministero dell’Interno, elaborati dal Rapporto, ci dicono che è proprio la regione più ricca d’Italia ad alimentare la nuova emigrazione, con ben 16.418 partenze, seguita dal Veneto (8.743) e dal Lazio (8.211). Le mete preferite sono tutte europee: il Regno Unito, con 12.933 nuovi iscritti all’Aire all’inizio del 2014, è il primo Paese verso cui si sono diretti i recenti migranti italiani, con una crescita del 71,5% rispetto all’anno precedente. Seguono la Germania (11.731, +11,5%), la Svizzera (10.300, +15,7%) e la Francia (8.402, +19,0%).
Complessivamente, sono 4.482.115 gli italiani attualmente residenti all’estero (di cui 155.279 emiliano-romagnoli iscritti all’Aire) con un aumento del 16% rispetto all’anno scorso. Significa 15mila persone in più. La classe di età maggiormente rappresentata è quella dei 18-34 anni (36,2%). A seguire quella dei 35-49 anni (26,8%). La partenza dei più giovani è la prova che la recessione economica e la disoccupazione sono le cause che spingono a partire. E in questo, non c’è molta differenza con la vecchia emigrazione. Cambiano i soggetti, che sono più qualificati e meno affamati, e forse un po’ meno disperati, dei loro nonni e bisnonni emigranti. Oggi non si parte più alla cieca, ma ci si prepara la strada con colloqui via skype e iscrizioni online.