A Buenos Aires una mostra su Leon Ferrari

Il grande artista argentino era figlio di un modenese, l'architetto Augusto Ferrari, esponente dell'eclettismo.
A Buenos Aires una mostra su Leon Ferrari

Un'opera di Leon Ferrari in mostra a Buenos Aires

Tra le figure più interessanti della cultura architettonica argentina c’è il modenese Augusto C. Ferrari, nato a San Possidonio nel 1871, al quale cui il Centro Cultural Recoleta di Buenos Aires, su impulso della figlia Susana, rese nel 2002 un meritato omaggio. Il suo lavoro si distingue per un evidente eclettismo che lo fa spaziare dall’architettura alla pittura e alla fotografia, all’incrocio tra naturalismo e astrazione stilistica. Augusto Ferrari diventò architetto per imposizione paterna: svezzato a Modena da una balia scesa dall’Appennino, studiò architettura all’Università di Genova concludendo la sua formazione nel 1892. Si trasferì poi a Torino per studiare pittura all’Accademia Albertina e Stili antichi e moderni presso il Regio Museo Industriale. A Torino ebbe come maestro di pittura Giacomo Grosso, autore dello scandaloso “Sacro Convegno” esposto alla Biennale di Venezia del 1895 (l’ultimo convegno delle amanti di Don Giovanni intorno al cadavere del loro seduttore), da cui prese forse il gusto di una pacata ironia, evidenziando come  l’iconografia religiosa, utilizzata per i suoi lavori nelle chiese, sottintenda un sottile impulso sensuale.

Questa relazione tra arte e religione sarà però molto più esplicita nelle opere di suo figlio León Ferrari (1920-2013), la cui esperienza artistica si svolge invece interamente dentro le avanguardie del Novecento. A questo protagonista dell’arte argentina è dedicata in questi giorni una mostra al Museo di Arte Moderna di Buenos Aires. Il museo, fondato 58 anni fa, ha ricevuto un’importante donazione dalla moglie di León Ferrari, Alicia. Inaugurata l'8 novembre, a poco più di un anno dalla scomparsa di León Ferrari, la mostra  è costituita da  72 disegni creati fra 1964 e 2009. La donazione è composta da disegni a matita, china, acquarelli, xilografie, collages che includono scritture in braille, riproduzioni di opere della storia dell’arte e notizie di stampa.

Leon Ferrari visse qualche anno in Italia dove si era trasferito nel 1954 con la famiglia alla ricerca di una cura adatta ai problemi di salute della piccola figlia. A Firenze, durante il periodo di guarigione della bambina, cominciò a sperimentare tecniche diverse usando materiali come poliuretano espanso, gesso, metallo, ceramica e legno. La sua arte affrontava i temi del potere e della religione, e risale al 1965 la sua opera più famosa: s’intitola "La Civilización Occidental y Cristiana" e raffigura un Cristo crocefisso su un bombardiere americano, come protesta nei confronti della guerra in Vietnam. A San Paolo del Brasile, dove si auto-esiliò nel 1976 per sfuggire alla dittatura (suo figlio Ariel è un desaparecido), Ferrari sperimentò eliografia, fotocopia, collage e videotesto. I collage, in particolare, collegavano iconografia cristiana ed erotismo orientale. Tornato in Argentina, approfondì la sua ricerca, astratta e poetica insieme, usando disegni e sculture di filo, e cambiando in continuazione supporti, dalle sculture di rami secchi ai backlights (retroilluminazione).

La vena surrealista e dadaista si combinò con la passione per la grafia applicata alla tela e alla carta: ne nacque un “alfabeto infuriato” di segni, una scrittura deformata che rivela il nascosto, il non detto. León Ferrari rimane uno dei più noti artisti argentini. Il MoMA di New York ha ospitato una mostra di sue sculture in poliuretano. Nel 2007 ha vinto il Leone d’oro alla 52esima Biennale d’Arte di Venezia. Ha esposto in tutto il mondo: le ultime mostre sono state, tra 2009 e 2010, “L’alfabeto infuriato” al Museo Reina Sofia di Madrid e “Fosforescenze” alla Galleria Zavaleta di Buenos Aires.

Un'artista argentina, Marcella Rapallo, sta preparando - ci segnala Patricia Pavesi dell'associazione di José C. Paz nella provincia di Buenos Aires - un'istallazione con i panoramas, tecnica usata a principio di secolo per la rappresentazione di diversi temi quali rappresentazioni di città e sfondi urbani, di cui era maestro Augusto Ferrari.