Successo del cibo italiano nel mondo: a “Eataly” di Chicago 120mila visitatori in una settimana
Mentre a Bologna il Comune, il Centro agroalimentare e Eataly hanno progettato di aprire nel 2015 Fico, la Fabbrica Italia contadina, un polo di 80mila metri quadri per la divulgazione e la degustazione del cibo italiano attraverso la ricostruzione delle principali filiere produttive (si attendono già nel primo anno sei milioni di visitatori sfruttando l’eco dell'Expo milanese), la stessa Eataly – uno dei nomi famosi della gastronomia italiana – sta avendo un successo enorme all’estero.
La settimana scorsa a Chicago è stato inaugurato il secondo punto vendita americano di Eataly dopo quello di New York. Negli oltre 6mila metri quadri del mega store di Chicago, vi sono 23 ristoranti e oltre 10mila nostri prodotti in vendita, dai salumi al vino, dalla pasta al pane. Il super emporio della gastronomia italiana è stato letteralmente preso d'assalto da oltre 120mila visitatori che hanno costretto la direzione a chiudere dopo sette giorni dall’apertura, lunedì 9 dicembre, a causa dell’esaurimento delle scorte. Tutto è stato venduto, ben 80mila persone si sono sedute ai ristoranti, mentre altre 30mila hanno acquistato i prodotti e se li sono gustati a casa. Non c'era mai stato prima di Chicago un emporio tipo "Eataly" che avesse registrato un successo simile. Così lunedì "Eataly" ha comunicato ai suoi affamati nuovi clienti di Chicago che per "garantire lo stesso livello di servizio e qualità" era stata scelta la chiusura, per garantire un adeguato approvvigionamento.
Non bisogna però dimenticare che negli anni Venti Chicago era la terza città italiana d'America dopo New York e Philadelphia, e che se, col tempo, la comunità italiana, poi diventata italoamericana, si è ridotta, è comunque ancora forte il legame degli abitanti della "Windy City", come viene chiamata in America la città, con la cultura e quindi con la gastronomia italiana. E quelle immagini di gente che arraffa sugli scaffali i prodotti italiani, o si affolla al "Nutella bar", ci insegna che il patrimonio culturale gastronomico dell’Italia, che non ha eguali al mondo, andrebbe sfruttato e protetto nella giusta maniera. «Si è mai visto – scrive il quotidiano delle Americhe “Gente d’Italia” - la gente prendersi a spintoni per comprare in un grande emporio cibo giapponese o francese oppure cinese o messicano o di qualsiasi altra parte del mondo? No, ma l'italiano sì. Solo la gastronomia tricolore ha questo 'appeal' che funzionava una volta, va di moda oggi e lo sarà sempre, soprattutto se poi si garantisce e si preserva la tradizione, perché negli Stati Uniti il successo di Eataly (a New York solo nel primo anno di gestione, è stato aperto nel 2010, ha venduto per 70 milioni di dollari), è dovuto anche al fatto che si vendono prodotti tipici italiani avvolti da una atmosfera che riporta indietro nel tempo».
Ecco perché a Bologna sta nascendo, in collaborazione con Italy, il grande progetto di Fico, la Fabbrica italiana contadina. Dice il sindaco Virginio Merola: "Chi lo visiterà potrà comprendere come si alleva e coltiva, e gustare direttamente i prodotti alimentari italiani; quindi sarà un luogo di riferimento nazionale a forte trazione turistica da tutto il mondo". Andrea Segrè presidente del Centro agroalimentare: "Vogliamo aprire nel 2015 quando l'Italia avrà gli occhi del mondo sul cibo, poiché il tema di Expo è ‘Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita’”. A due passi dal centro di Bologna, si potrà tornare a sentire l'odore delle mucche e dei maiali, e dopo aver visitato orti e coltivazioni, sedersi al ristorante o fermarsi a una bancarella per gustare cibo italiano accompagnato da un bicchiere di vino versato direttamente dal produttore.