Il 22 ottobre ricorre il centenario della tragedia di Dawson
Il prossimo 22 ottobre ricorre il centenario della tragedia mineraria di Dawson, nello Stato americano del New Mexico, dove morirono 263 persone, di cui 140 italiane. Tra le vittime del nostro Paese, 38 erano minatori provenienti dall'Appenino modenese: diciassette dal comune di Fiumalbo, quindici da Monfestino (ora Serramazzoni), tre da Pievepelago, due da Riolunato e una da Fanano. Cerimonie commemorative nei comuni di Serramazzoni e di Fiumalbo, i più colpiti, riporteranno per un giorno l’attenzione sui problemi del lavoro e le vicende dell’emigrazione.
Dawson detiene il triste primato del numero più alto di lavoratori morti in disgrazie minerarie in tutta la storia dell’emigrazione italiana. Il 22 ottobre 1913, il gas esplose allo Stag Canyon numero 2. Dieci anni dopo, l’8 febbraio 1923, nel campo numero 1 si consumò un’altra tragedia: questa volta i morti furono 123, una ventina gli italiani. Fra questi, il trentunenne modenese Pacifico Santi di Fiumalbo, che era scampato alla disgrazia del 1913.
Dawson è una dolorosa pagina di storia della nostra emigrazione ancora poco conosciuta in Italia. I minatori erano in maggioranza - circa il 40 per cento - italiani, ma vi erano anche greci, slavi, francesi, gallesi, scozzesi, messicani, tedeschi, polacchi, svedesi, finlandesi, giapponesi, cinesi. Oggi Dawson è una Ghost Town, una città fantasma sulle colline di Colfax. Il cimitero è la sola parte ancora aperta al pubblico. Il prato è disseminato di 386 croci di metallo bianche. In alcune sono incisi i nomi dei defunti, altre sono anonime. Vi riposano i lavoratori morti nella miniera.