Conclusa a Buenos Aires la mostra di Erio Carnevali

Un contributo Italiano all'Argentina nato dall'idea di nostalgia e movimento dietro al ballo del tango
Conclusa a Buenos Aires la mostra di Erio Carnevali

La personale dall’artista modenese Erio Carnevali che si è tenuta dal 15 agosto all'8 settembre presso il Centro Cultural Borges di Buenos Aires ha ottenuto il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e della Consulta degli emiliano-romangoli nel mondo, ha ottenuto un ottimo favore di pubblico.

Il progetto ha preso le mosse innanzitutto dal La mostra ha voluto rappresentare il reciproco incontro tra l’ultima produzione del Maestro, caratterizzata dai temi di una carriera come da innovazioni tecniche ed espressive, e una cultura da sempre affascinante per gli artisti, come quella Argentina, ed esprimere .

L’esposizione intitolata“FIGURA ARGENTINA” poiché nel richiamo alle figure create da un ballo come il Tango, che è una movenza più dell’animo che del solo corpo, l’artista ha trovato un’allusione alla capacità di rappresentare un ‘oltre’ invisibile, impalpabile, attraverso il repertorio sensibile della materia, in questo caso il puro colore, che da sempre ispira la sua ricerca astratta.

Gli ultimi lavori si sono per l’appunto spinti ancora più lontano in questa direzione: un utilizzo di pigmenti di diversa origine (industriale ma anche naturale, e anche più nobile, come quando l’artista impiega polvere d’oro per le sovrapposizioni finali di colore) a creare non solo movimento, ritmo, nelle opere, invitando lo spettatore a non essere passivo di fronte ad esse ma a collaborare con la propria percezione alla definizione dello spazio dell’opera d’arte (la lezione del grande argentino, poi italiano per lavoro, Lucio Fontana); ma anche a stabilire attraverso le colature di pigmenti una profondità insita nel colore stesso e nelle sue possibilità di interazione, e quindi un certo ‘pensiero’

nel suo farsi realtà.

La configurazione di un campo cromatico traversante la tela da un capo all’altro, o il grande spazio indistinto, mistico, delle precedenti opere, lascia qui il posto a stratificazioni non più di ‘polvere’ o ‘sgocciolature’ ma di colore che diventa spazio, essenziale.

Dalle parole dello stesso artista: “Il Tango è un riferimento come soggetto non catalogato in quanto tale ma come spazio mentale, un territorio, un preludio al movimento e alla figura. Atto di rievocazione di una percezione intima di sintonie trasmesse e persistenti. Tango come incontro modulato tra fusione e duplicità: la coniugazione umana. Ho voluto opere senza molte subordinate o correlazioni ma con silenzi di spazio e di tempo quale è la modulazione del Tango. Un bisogno personale profondo: la conferma nella traccia, dell’esistenza geografica nell’anima del lontano. Creare e ricreare atmosfera ed unicità di colore e di luogo è la mia definizione di questa anima argentina ed anche un po’ italiana. Il Tango comprende musica, danza, testo, canzone e tutto questo coinvolge anche il colore, l’anima del colore, ossia la vicinanza e la lontananza, la respirazione e la sintonia emotiva. La Musica è il movimento nel silenzio dell’armonia. Un Cuore pulsante, pieno della nostalgia della lontananza e della gioia di rivedere un po’ se stessi nella condivisione di una tradizione, di un pensiero triste che si balla.”