E’ questo il Verdi che Silvia Malagugini ha voluto restituire nel concerto al Consolato. Con questa formazione musicale, accompagnata da una chitarra e da una fisarmonica e sostenuta da una cantante professionista, Joëlle Faye, il coro del Nabucco si è mescolato a una canzone popolare sulla rivolta di Venezia contro gli Austriaci nel 1848, a un estratto del Rigoletto e a una canzone delle mondine. "Ascoltando con attenzione i canti e i cori, il lirismo di certe melodie e il loro ritmo incalzante apparentano in maniera evidente la musica di tradizione orale alla musica colta", ha aggiunto la Malagugini. Per ancorare poi questo programma alla vita del compositore, un’attrice, Rita Falcone, ha letto delle lettere di Verdi (estratte dal bel libro di Marta Boneschi "Verdi racconta") sul suo impegno civile e sulla sua vita nella tenuta di sant’Agata.
Anche il buffet è stato rigorosamente verdiano, offerto dalle aziende agricole agroalimentari di Piacenza con sede proprio nella zona dove il Maestro ha vissuto: salame, coppa e pancetta DOP, grana padano, torte salate tipiche della tradizione locale ottime anche per merende pomeridiane, alle quali spesso Verdi si dedicava negli intervalli di lavoro o al ritorno dalle battute di caccia. Poi la spalla cotta di San Secondo, particolarmente gradita al Maestro che spesso ne mandava in dono alcuni pezzi agli amici accompagnandoli con un dettagliata ricetta, sempre scritta a mano, per la “miglior cottura della spalletta di San Secondo”. In fatto di vini, è celebre nella Bassa l’aneddoto che racconta come Verdi, impressionato dai musicisti della Banda di Monticelli d’Ongina, offrisse loro champagne: "Noi questa sera ci permettiamo di fare il contrario, a Parigi offriamo due splendidi vini locali: l’Ortrugo DOC e il Gutturnio DOC", ha detto Michele Maffini, capo della delegazione piacentina che ha offerto i due vini. I dolci erano più natalizi che verdiani, mentre il caffè non poteva che essere il Lavazza del Signor Deotto, che ha anche offerto per una tombola improvvisata una splendida macchina da caffè.
Alla serata hanno partecipato i rappresentanti di moltissime associazioni della circoscrizione di Parigi ai quali sono andati i ringraziamenti del Console d'Italia Andrea Cavallari per "tutto il lavoro che i sodalizi fanno là dove il Consolato non può arrivare". "Un riconoscimento raro in sé ma in questa forma completamente inedito, che fa seguito alla presenza del Forum delle associazioni italiane dell’anno scorso", ha commentato Patrizia Molteni.
Auguri verdiani al Consolato di Parigi
Una festa fatta per le associazioni e con le associazioni all'insegna del Maestro di Busseto: a organizzare la serata verdiana, il 13 dicembre scorso presso il Consolato d'Italia a Parigi, è stata l'Associazione Emilia-Romagna di Parigi presieduta da Patrizia Molteni, che ha fornito il supporto logistico e progettuale per l'esibizione della Compagnia Nonna Sima diretta da Silvia Malagugini, dell’Atelier della stessa compagnia e dell’associazione clamartese Di Sol e di La. Atelier e coro si sono trovati coinvolti nella serata verdiana alternando per il Bicentanario di Verdi arie del Maestro e canti della tradizione popolare della regione.
"La serata non voleva essere una celebrazione classico-lirica, ma una serata in cui, con garbo e fare discorsivo, si scoprissero le radici popolari del nostro grande compositore", ha spiegato Silvia Malagugini che ha ideato l’evento. "Verdi - ha spiegato - è nato e cresciuto nella locanda dei genitori, nella pianura del Po, cullato da canti femminili, di lavoro, di festa, ninne nanne. Questi canti della sua terra, l’Emilia Romagna, riecheggiano nelle sue composizioni, nella loro forza sanguigna, nel loro pathos. Per le generazioni che ci hanno preceduto, fino all’arrivo della televisione, è stato il musicista popolare per eccellenza: chiunque, a qualsiasi ceto sociale appartenesse, conosceva a memoria dei pezzi interi delle sue opere e le cantava nelle situazioni più disparate - a squarciagola, a volte stonando, perché quella musica era anche sua, perché se ne era appropriato. Il coro del Nabucco, ripreso dal pubblico all’uscita dal teatro, subito dopo la prima rappresentazione, si è rapidamente diffuso nelle strade, nelle piazze, suonato da organetti e da altri strumenti popolari".