Vecchie e nuove sfide del CGIE

C’è un nuovo Governo in Italia e una situazione ancora di forte crisi, sia dal punto di vista sanitario che da quello economico, che si aggiungono a problematiche di vario genere esistenti già in epoca pre-Covid. E questo riguarda, e riguarderà anche nel prossimo futuro, gli Italiani nel Mondo e le sue rappresentanze: Com.It.Es. e Consiglio Generale per gli Italiani all’Estero in primis. A tal ragione, il Comitato di Presidenza del Cgie ha rilasciato lo scorso 17 febbraio una conferenza stampa online in cui ha avuto modo di spiegare i suoi progetti, le sue volontà, i nuovi spunti e le nuove e vecchie sfide che lo attendono, il tutto orientato verso quello spirito di “unità” invocato in Senato dal premier Mario Draghi e ribadito dal Cdp del Cgie.

Molti i temi toccati durante l’incontro: politica, Recovery Fund, migrazione vecchia e nuova, cittadinanza e riconoscimento della stessa, Covid, personale e servizi all’estero (necessari per una semplificazione), sicurezza sanitaria, turismo di ritorno e internazionalizzazione.

E proprio dal nuovo contesto politico è partito, e poi finito, l’intervento del Segretario Generale, Michele Schiavone. Un nuovo contesto che porta, inevitabilmente, il Cgie a compiere delle “riflessioni”, perché dalle scelte del Governo Draghi dipende il tipo di interlocuzione che il Comitato Generale per gli Italiani all’estero potrà avere con i nuovi soggetti istituzionali. Ma di una cosa è certo Schiavone, che da come Ricardo Merlo ha interpretato il ruolo da Sottosegretario agli Affari Esteri con delega agli italiani nel mondo, non si torna indietro. La nomina di Merlo, che di per sé è stato un italiano all’estero, è stato infatti “un momento spartiacque per le politiche degli italiani nel mondo”, e quel tipo di “sensibilità” dimostrata in questi anni dall’esponente del MAIE verso l’argomento connazionali all’estero, “deve continuare”. Ed è questa la richiesta che Schiavone, che ha scritto nelle settimane scorse a presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, ha voluto rivolgere a Draghi in vista del nuovo esecutivo, a maggior ragione perché tutti e 18 gli eletti all’estero sono all’interno della maggioranza.

Tutto ciò è dovuto al fatto che di richieste per i connazionali ce ne sono varie e, soprattutto, urgenti: la semplificazione dei servizi consolari, quindi un aumento del personale; la ricerca di una sicurezza sanitaria anche per chi non risiede nello Stivale, con l’invio di medicine essenziali ai connazionali; il rinnovo dei Comites e di conseguenza quello del Cgie, rimandato già a più riprese.

“I Governi cambiano, ma i problemi restano”, ha esordito infatti nel suo intervento Giuseppe Maggio, Vice Segretario Generale per l’Europa e l’Africa del Nord, il quale si è concentrato soprattutto sulla possibilità di essere “toccati” anche con il Recovery Fund. E inoltre ha anche ricordato alcune criticità che il Cgie sta affrontando, come la ricerca di un collegamento tra la vecchia migrazione e le nuove, per le quali è necessario un “aumento dei servizi”, così come un miglioramento di coordinamento e informazioni tra “consolati e consolati e tra consolati e cittadini”.

Anche Eleonora Medda, componente sempre per l’Europa e l’Africa del Nord, il Cgie deve “lavorare molto sulla nuova migrazione”, soprattutto alla luce del fatto che il saldo tra emigrazione e immigrazione, in Italia, è “negativo”. La migrazione di oggi, infatti, è “variegata, non si può più parlare di “cervelli in fuga”, ma solo un terzo dei migranti possiedono la laurea”. Per gli altri, invece, la pandemia ha portato ancora più “precarietà” rispetto al passato. Per questo, secondo Medda, è necessario “garantire un movimento responsabile” per chi decide di viaggiare, orientando, attraverso corsi precedenti al viaggio e non solo, chi intraprende una scelta del genere.

Un altro importante punto toccato dalla componente del Cdp è stata la cittadinanza, riferita nello specifico ai bambini. Che è un tema importante, perché, come da lei sottolineato, tra chi parte oggi “il 20% sono famiglie con bambini”. E per far mantenere il legame vero e forte con l’Italia c’è bisogno di corsi di lingua quanto di patronati.

Intervenendo da New York, invece, Silvana Mangione, Vice Segretario Generale per i Paesi Anglofoni extraeuropei, ha ribadito il concetto di Medda andando nello specifico della situazione, complicata, per cui il Cgie deve lavorare molto: ossia la situazione degli “enti gestori dei corsi di lingua”, ponendosi contro al concetto dell’Italiano come “lingua etnica” ed evidenziando come questa debba essere (e lo è nei fatti, secondo lei) anche una lingua “di cultura e di business”. E per far sì che gli enti migliorino la propria situazione alla svelta c’è bisogno di una “giusta tempistica per le assegnazioni e per i pagamenti”, di “chiarezza”, di una “comunicazione migliore da parte del Ministero” e, infine, di quella che lei definisce un’“assunzione di responsabilità” che possa realmente aiutare gli enti gestori a promuovere la lingua e la cultura italiana nel mondo potendo pagare gli insegnanti e avere un riscontro florido da molti punti di vista, non solo quello idiomatico. Molto importante, da questo punto di vista, anche “l’internazionalizzazione dell’istruzione universitaria” per il quale il Cgie si vuole impegnare partecipando al Convegno di Venezia che sta mettendo in campo un vero e proprio “piano di internazionalizzazione” da seguire da vicino.

Dal canto suo, Riccardo Pinna, componente per i Paesi Anglofoni extraeuropei, è intervenuto dal Sud Africa lamentando anche lui una poco proficua comunicazione con le sedi diplomatiche nostrane, specialmente riguardo i corsi di lingua italiana e per i mancati contributi per il quotidiano italiano in Sud Africa, “La voce del Sud Africa”. Poi ha potuto fare anche una panoramica sulla situazione legata alla pandemia nel continente africano e in quello oceanico. Se nella seconda la gestione della pandemia sta ottenendo dei frutti, grazie alla loro fermezza di trattamento in entrata nel Paese, nel primo la situazione è molto preoccupante, secondo Pinna, anche perché in Africa risiedono cittadini provenienti da tutto il mondo e si spostano in tutto il mondo: “vaccini gratis per tutti o sennò saranno problemi lunghi”, ha concluso il suo intervento Pinna.

Dello stesso avviso anche Mariano Gazzola, Vice Segretario Generale per l’America Latina, intervenuto dall’Argentina. Anche lui ha sottolineato la necessità di aumentare i servizi consolari, cosa possibile solo se si “aumenta il personale”, soprattutto alla luce del fatto che i “connazionali residenti all’estero continuano ad aumentare”. E invece, “in Sud America, il personale è stato dimezzato”. Gazzola si è detto però speranzoso rispetto a questo rinnovato clima di “unità creatosi intorno a Draghi”, attraverso il quale si può “affrontare anche il tema clou: il riconoscimento della cittadinanza a chi ha davvero un legame con l’Italia”. Ma anche questo si basa, per forza, sull’aumento del personale e dunque dei servizi.

Gianluca Lodetti, componente di Nomina Governativa, invece, si è concentrato sull’importanza dell’internazionalizzazione, che, secondo lui, è un “tema non abbastanza analizzato”. Infatti “la politica disconosce il contributo delle comunità italiane all’estero”, e questo è sbagliato, a parer suo, perché “all’Italia, per rilanciarsi, servono le altre Italie nel mondo”. Per fare questo è necessario “quantificare l’incidenza degli italiani nel mondo nell’economia”, che è uno dei progetti per il futuro del Cgie. Ma oltre a esportare “solidarietà, mutualismo, con le associazioni, e diritti, coi patronati”, è fondamentale anche sostenere “il mondo dell’impresa”, perché “si vince solo mantenendo unito il paese”. Questo il suo messaggio, in sintesi: “sono necessari scambi continui tra l’Italia e le comunità”.

È infine potuta intervenire anche Rita Blasioli Costa, componente per l’America Latina, che si è focalizzata specialmente sul turismo di ritorno, ricordando la firma dell’anno scorso tra Enit e Cgie e l’impegno di quest’ultimo per la sensibilizzazione dei quasi 80 milioni di oriundi nel mondo che con questo tipo di turismo possono essere fondamentali da molti punti di vista, specialmente quello economico ma anche per la riscoperta dei piccoli borghi italiani.

Rispondendo alle domande, infine, Schiavone ha spiegato come, ancora una volta, tra pandemia, crisi di governo e nuovo esecutivo, il Cgie sia di nuovo in una posizione di “ripartenza”. Questo è dovuto al fatto che ci saranno dei “nuovi interlocutori”. In primis, Schiavone ha pensato a Maria Stella Gelmini, nuovo Ministro per gli Affari Regionali e Autonomie.

“Purtroppo - ha concluso Schiavone - ogni volta che ci avviciniamo alla Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie, uno degli interlocutori viene meno. Però il nostro programma resta fitto e pieno verso la plenaria”. 


Fonte: AISE,  agenzia internazionale stampa estera (luc.matt.\aise)