Silvana Ghinazzi

Nota biografica

La storia di emigranti dei Ghinazzi comincia con la fuga del padre di Silvana, negli anni della “conquista” fascista. Approda in Belgio, fa il minatore. Socialista convinto, per il possesso di una bandiera rossa si ritrova perseguitato pure fuori d’Italia. Addirittura, dovrà fuggire in Francia per non essere espulso. Silvana e la mamma Emma Sandrolini riescono a raggiungerlo nel 1930, ma è l’inizio di una lunga e penosa serie di trasferimenti in abitazioni poco confortevoli. Sino ad accasarsi - questa volta sole, essendo il padre ricercato per ragioni politiche - in una piccola abitazione di campagna che porta in dotazione un piccolo orto per il sostentamento familiare. Emma veniva infatti da una famiglia di poveri mezzadri di montagna, sapeva in che cosa consistesse il duro lavoro della terra. Il primo impiego fu in una fattoria di Aux Awirs (Gasperd), quindi, un’autentica conquista, verrà una fabbrica di saldature, la Borgnet (poi Mittal). Silvana ricorda che, al primo rientro in Italia, nel 1938, fece seguito un rientro precipitoso in Belgio, per non incorrere nella chiusura dei confini che diverrà operativa di lì a poco, a causa dello stato di tensione internazionale. Con la guerra, il padre riuscirà a raggiungerli, fermamente convinto di non occuparsi più di politica. La storia di Silvana è stata poi quella di una ragazza costretta a sospendere gli studi (aveva frequentato le scuole cattoliche) per entrare in fabbrica a 16 anni, nella medesima impresa dove già lavorava la madre. Frequenta comunque le scuole serali. Tuttora si vede con famiglie di origine emiliano-romagnole residenti a San Nicolas.

 

Luogo di provenienza: Castiglione dei Pepoli (Provincia di Bologna).

Principale luogo di destinazione: Belgio.

Nota a commento

La storia Silvana testimonia di una memoria lunga che incrocia, lungo due generazioni, la grande storia.

Fonte: Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel mondo