Clementina Tavernari

Nota biografica

SegnapostoL’emigrazione di Clementina Tavernari comincia con l’esilio in Svizzera, dove ripara per sfuggire alla repressione dopo i moti del 1848. La ritroviamo poi in Brasile, in compagnia del flautista Alfonso Malavasi, benvoluto alla corte della famiglia imperiale. Nel 1873, durante una permanenza in Italia, prende con sé le due nipoti Cleonice e Giuseppina per farle educare in un collegio di Rio de Janeiro. Giuseppina muore di febbre gialla, come già era stato per Alfonso e si ripeterà per tanti emigranti italiani. Ma la spinta a toccare la “Merica” fu, per un’intera generazione contadina, ancora più forte. L’anno seguente, facendo nuovamente ritorno in Italia con tanto di nulla osta imperiale, Clementina non fa alcuna fatica nel reclutare una cinquantina di famiglie. Anzi, la “febbre” che percorse la “Bassa” rivierasca del Po fu tale da mettere in allarme le prefetture di Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia. Lo racconta Enrico Secchi, maestro a Concordia, che di Clementina divenne il coadiutore: “In casa dei Signori Crema, parenti della signora Malavasi, si aprì uno scrittoio per dar principio all’iscrizione delle famiglie destinate a partire per il Brasile. In pochi giorni, centinaia di famiglie… vollero essere iscritte… Intanto ai Sindaci dei paesi di quelle quattro province d’emigrazione fu raccomandato di non rilasciare il Nulla Osta e, con ciò, i prefetti si rifiutavano di rilasciare i Passaporti, consigliando quei coloni a non emigrare...”. Ottenuto il via libera governativo,dopo una campagna di stampa del quotidiano “La Tribuna” e l’interrogazione parlamentare dell’onorevole De Sterlih, vengono date le ultime consegne per il viaggio. Il 3 dicembre i 50 capifamiglia si ritrovano a Modena in piazza Castello, nella locanda della Rondine; la partenza, da Genova, avviene il 22 dicembre. Clementina li seguirà dopo una ventina di giorni. Una volta sbarcata in Brasile, Clementina si reca nello stato di Santa Catarina per definire il trasferimento delle 50 famiglie. Qui muore repentinamente, colpita a sua volta dalla febbre gialla. E’ il 17 aprile 1875. Tre giorni più tardi sarà la volta del primo colono, un neonato di 4 ore, figlio di Giovanni Lanzoni e Rosa Provasi. Nonostante le condizioni sanitarie proibitive, questi emigranti sapranno tenere duro e - con il concorso degli ingegneri governativi – organizzarsi in forma comunitaria. Nel 1876 una relazione del Ministero dell’Agricoltura brasiliano dà conto dell’avvenuta nascita della colonia di Porto Real. I coloni vi occupavano 156 lotti, compresi tra i 9 e i 14 ettari ciascuno di terreno disboscato. A Porto Real, sia detto tra parentesi, vi sono monumenti eretti ai Savoia e si è conservata memoria di che cosa siano i cappelletti.

 

Luogo di provenienza: Concordia (provincia di Modena).

Principale luogo di destinazione: Brasile.

Nota a commento

La vicenda di Porto Real, e del ruolo che in essa vi ebbe Clementina Tavernari, è venuta alla luce grazie al ritrovamento postumo - a Sao Paulo - del diario del maestro Enrico Secchi, ultimato intorno al 1920.

Fonte: Enrico Secchi, Un sogno: la Merica! I miei 56 anni in Brasile, Diario di Enrico Secchi, introduzione di Emilio Franzina, Finale Emilia, 1998 [edizione bilingue, italiano e portoghese]; Roberta Saccon, Emiliani e italiani nella colonia imperiale di Porto Real, in Dal Secchia al Paraiba. L’emigrazione modenese in Brasile, Verona, 2002