Il lughese Codazzi e l’avventura della geografia colombiana

Una delle storie più affascinanti di scambio intellettuale, civile e culturale fra la Colombia e l'Emilia-Romagna
Il lughese Codazzi e l’avventura della geografia colombiana

Agostino Codazzi

Lugo di Ravenna è una piccola città romagnola  caratterizzata da certi monumenti storici che testimoniano un grande passato a livello commerciale e culturale. Epicentro nel medioevo del  mercato delle bozzoli di seta,  sede dell'odierno teatro  Rossini, la cittadina ubicata in provincia di Ravenna coinvolge il visitatore verso diversi aspetti. Quattro luoghi della città condividono un celebre nominativo. Una piccola strada, la scuola elementare, una centrica dimora e persino una sala  della Biblioteca Trisi  conducono la memoria verso  la storia d'una delle menti più visionarie del XIX secolo, quella dell'ingegnere militare ed esploratore Agostino Codazzi, lughese ideatore del canale di Panamà nonché dell'opera più importante di cartografia del Secolo XIX.

A soli 17 anni, il giovane Codazzi, figlio d'una famiglia di commercianti di seta si iscrisse all' Accademia Militare di Pavia dove iniziò la  sua folgorante carriera militare. In solo un anno venne promosso da semplice artigliere a sottufficiale. Dopo tre anni ottenne il titolo di ufficiale dovuto ad  un programma di incentivi che premiava i meriti degli allievi  in materie come il calcolo matematico, il design, rilevamento di superfici, l'artiglieria e strategie militari. Dopo una  incursione di tre anni  nell'esercito napoleonico, l'ufficiale Codazzi decide di esplorare il Mediterraneo e  la Turchia per poi risalire verso  l'Europa del Nord  ed imbarcarsi verso gli Stati Uniti d'America dal  porto olandese di Amsterdam . Tra il 1817 ed il 1822 Codazzi  percorre alcuni stati ispanici degli Stati Uniti, il Messico ed  i Caraibi dove nell'Isola di San Andrès (oggi territorio colombiano) trova Luis Aury, corsaro al servizio delle cause indipendentiste delle incipienti nazioni sudamericane, chi commissionò Codazzi  di trovare il Libertador Simòn Bolivar a Santa Fè di  Bogotà (Colombia, allora la Nuova Granada). Codazzi penetra il territorio neo granadino entrando da Panamà dove conobbe il Generale Tomas Cipriano di Mosquera, a quei tempi, uno dei luogotenenti di Bolivar, chi nel ventennio successivo diventerà il suo principale alleato nel progetto di delimitazione della geografia colombiana.

Il periodo neograndadino passa velocemente dando luogo all'investimento del capitale guadagnato come militare sotto la guida gli eserciti indipendentisti  nell'acquisto d'una villa nelle vicinanze di Lugo. Correva l'anno 1823 e Codazzi acquisisce  “Villa Serraglio”. I terreni e gli abitati saranno fondamentali per l'applicazione d'interessanti modifiche non solo a livello d'ingegneria   idraulica ed edile  ma  come  sede della prima Società Assicurativa degli Operai  esistente nell'allora territorio del Governo Pontificio.  Il pensiero Massonico e neo liberale di Codazzi presto farà scontro con le strutture di potere dell'epoca. Le frequenti sorveglianze di Chiesa e governo locale su “Villa Serraglio”, nonché la partenza del suo socio ed amico Costante Ferrari faranno che Codazzi decida di vendere  la proprietà per tornare in Sud America, dove troverà una vera realizzazione professionale nell'ambito politico, militare e scientifico.

Codazzi torna in Sudamerica, entrando da Cartagena (Colombia, allora Nuova Granada) da dove viene  trasferito per incarico del  governo di Simon Bolivar al Venezuela. Dopo 20 anni in cui gestì  e pubblicò l'Atalante  della Repubblica di Venezuela a Parigi, nonché d'aver ricoperto l'incarico di Governatore dello Stato del Barinas ed ideatrore del progetto dell'odierna Colonia Tovar,  Codazzi venne espulso a causa di grosse rivalità politiche. Nello stesso momento, sorse la  proposta del governo della vicina Repubblica della Nuova Granada (oggi Colombia) di  diventare cartografo ufficiale e geografo. Vi furono eseguite  da Codazzi necessarie modifiche tali come l'imposizione del pagamento della reddita catastale, anche se  l'intero progetto prevedeva la stesura del primo  Atlante che la  Repubblica della Nuova Granada avrebbe prodotto come   territorio indipendente. Il progetto denominato “Comissione Corografica”  avrebbe  costituito la realizzazione  di 52 tavole e 36 mappe di tutte le  provincie, includendo un estensivo inventario delle risorsa economiche e naturali del paese per ogni regione, includendone un'analisi esaustivo sulle potenziali e reali vie di trasporto e di comunicazione, i ponti, le frazioni, i sentieri, l'orografia e le risorsa idrografiche, la popolazione, nonché  la delimitazione dei confini e le strategie tattico militari da impiegare nel rafforzare i punti d'acceso.  Il Tutto dovrebbe essere completato entro un periodo di 6 anni.

All'epoca, Codazzi contava di pochissimi mezzi tecnici, umani e bibliografici. Come documentazione si avvalse delle vecchie ed inaffidabili carte geografiche che il Regno di Spagna produsse nel ‘600 in periodo coloniale. Così, provvisto di 2 barometri, un sestante, un teodolito, cronometro, igrometro ed un cannocchiale,  il geografo cominciò un lavoro di rilevamento del territorio della durata di dieci anni, che verrà solo interrotto dalle Guerre Civili. Inoltre, i mezzi di tecnici e gli uomini messi a sua disposizione dal Governo Granadino (oggi colombiano) furono decisamente limitati rispetto alla notevolissima mole di lavoro da eseguire in una regione così vasta e difficile. Il lughese realizzò calcoli e diresse delle ardue spedizioni, cavalcando sulle Ande, l'Amazzonia, il Pacifico ed i Caraibi colombiani,  registrandone   fedelmente  geografia, popoli, costumi ed storia. Un lavoro non soltanto d'indole geopolitico ma anche antropologico, del quale esistono alcune illustrazioni originali e manoscritti nelle Biblioteche statali di Torino e Forli. Attualmente, la Biblioteca Trisi di Lugo conserva un'edizione inedita in Sudamerica delle prime carte geografiche dei novi Stati della Colombia, lavoro che il geografo romagnolo pubblicò a Parigi e le quali risultano da una donazione fatta dai sui discendenti alla Città di Lugo. L’esploratore, geografo, militare ed etnografo  morì nel 1859 a Spirito Santo (Colombia), a causa d'una febbre sconosciuta, mentre lavorava al rilevamento della Costa Caraibica Colombiana,una spedizione finanziata con le proprie risorse economiche e stimolato dalla sua passione di documentare un territorio allora sconosciuto e di scarso interesse per il governo centrale,  lasciandone un legato di trascendenza  anacronistica per il popolo colombiano.

 

Lina Scarpati, Barranquilla, Colombia

 

 

 

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