Emigriamo di nuovo?

Alla riunione della Consulta degli emiliano romagnoli nel mondo si parla della nuova emigrazione giovanile
Emigriamo di nuovo?

il tavolo sull'emigrazione giovanile

Nel corso della seconda giornata di riunione della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo si è tenuto l'interessante seminario “ Emigriamo di nuovo? Analisi della nuova emigrazione italiana” che ha affrontato il tema della nuova emigrazione, soprattutto giovanile.

“Vi è un argomento che da solo dovrebbe avvalorare l’utilità del lavoro della Consulta  - ha detto in apertura la presidente Silvia Bartolini - ed è quello che riguarda la nuova emigrazione”. Un fenomeno allarmante e da approfondire, secondo la Presidente, e per questo motivo è stato realizzato un seminario specifico assieme al Coordinamento delle Consulte regionali. Oltre centomila sono gli italiani che sono espatriati negli ultimi 5 anni. Questi costituiscono una nuova emigrazione, una nuova mobilità, frutto della globalizzazione, della comunicazione che viaggia alla stessa dimensione del pianeta e anche della generazione Erasmus. Il flusso è composito: ci sono persone con titoli di studio ragguardevoli che cercano occupazioni adeguate e dignitose e persone che vanno alla ricerca di una speranza nuova che qui non trovano; vi sono persone che cercano un lavoro "pur che sia" e che a volte , arrivano in paesi di cui non conoscono neppure la lingua, il caso della Germania è emblematico. “La crescita di questo fenomeno -  secondo la Bartolini- deve essere colta dalle Consulte,  dalle istituzioni e dalle rappresentanze italiane all’estero, che devono essere in grado di fare rete per creare sportelli di accoglienza e dare un sostegno alla nuova emigrazione”. “L’obiettivo – ha aggiunto la presidente - è ‘tenerseli stretti’, far sentire loro la presenza dell’Italia, favorendo se possibile anche un loro ritorno, prospettiva non scontata”. “Tra pochi mesi – ha concluso la Bartolini – ci saranno gli stati generali dell’associazionismo migratorio. Sarà quella l’occasione per produrre una proposta concreta”.

Luisa Babini , moderatrice del seminario e componente dell’esecutivo della Consulta, ha sottolineato “quanto sia sottovalutato il fenomeno della nuova emigrazione in Italia , che tocca ormai tutte le famiglie”. “Non c’è una percezione della perdita di queste persone – ha detto  – sembra una cosa scontata e normale ma non credo che debba essere così”. “Noi li abbiamo formati e vanno a dare il meglio di loro stessi , delle loro energie e capacità, anche di cambiare l’Italia, ad altri Paesi”.  La domanda da porsi , secondo la Babini , è il perché i giovani siano costretti a lasciare il loro paese”. E facendo l’esempio di Steve Jobs  si è chiesta se quello che è stato realizzato in America, con la creazione della Apple in un garage, sarebbe potuto avvenire in Italia. “Probabilmente no –risponde- a causa delle difficoltà burocratiche e fiscali che spesso incontra un’impresa all’inizio”.  “Il desiderio – ha concluso - è quello che l’Italia sia in grado di lanciare i suoi giovani talentuosi e di tenerli qu”.

Delfina Licata, curatrice del rapporto Italiani nel Mondo, della Fondazione Migrantes,  complimentandosi con la Consulta per la promozione di seminari formativi,  ha sottolineato che è necessario  comprendere i fenomeni migratori per poter effettuare  le politiche adeguate.  Dal 2006 oggi la Migrantes sta indagando il fenomeno dell’emigrazione, cogliendo ogni anno nuovi aspetti. “In Italia  - ha detto la Licata - l’emigrazione non si è mai arrestata ma la crisi economica l’ ha senz’altro aumentata”.  I dati su questo fenomeno sono molti difficili da reperire, quelli ufficiali dell’Aire, spesso non comprendono l’emigrazione giovanile, soggetta a più spostamenti,  una migrazione “precaria” che difficilmente viene intercettata dalle fonti ufficiali.  Con  i dati a disposizione , secondo la Licata , è comunque possibile avere un quadro di partenza che vede negli ultimi due anni  44000 persone iscritte all’Aire, e un mutamento delle destinazioni, con una crescita dell’8,6% verso l’Asia, soprattutto in Cina; un aumento del 4% verso l’America, con 18mila persone in Brasile  e 2500  in Australia.  La nuova emigrazione non è più solo meridionale: il primo luogo di partenza è la Lombardia, seguita dal Veneto e dalla Sicilia, anche se chi parte da queste regioni non sempre è originario di questi luoghi. Le partenze sono passate da 68mila nel 2012 a 82mila nel 2013, di cui il 22% è laureato , e il 28,7% diplomato. La Licata ha segnalato come “allarmante” il fenomeno dell’aumento dei minorenni che espatriano, a volte a seguito dei genitori e a volte separandosi dalla famiglia ( dallo 0,3% del 2010 al 24% del 2011). Dalla ricerca effettuata sulle condizioni di vita e lavoro dei giovani (under 35) in Italia in tempo di crisi, appare evidente che la famiglia rimane un sostegno economico importante e che si risparmia su telefono, riscaldamento e cure mediche. Un’altra ricerca effettuata a  Washington e Baltimora ha evidenziato invece un altro tipo di emigrazione: quella di persone con alta formazione,  “migranti di scelta intellettuale”,  che hanno alti guadagni ma anche un livello alto di stress e non  sentono molto il legame con l’Italia. “Si tratta quindi di una situazione più complessa di quanto sembri – ha concluso la Licata – che necessita approfondimenti e nuovi strumenti di indagine per mettersi al servizio dei migrantes, che non sono solo cervelli ma soprattutto persone con la loro dignità”.

L’esempio dell’Umbria è stato raccontato da Anna Ascani, Direttrice Agenzia Umbria Ricerche. E’ stato messo a punto il progetto Brain Back Umbria,. con un sito interattivo, che conta oltre 1000 contatti. E’ stata lanciata un’indagine in rete per comprendere i motivi che avevano spinto le persone ad emigrare, chiedendo se avevano intenzione di tornare e quali suggerimenti volevano proporre. “Dall’indagine – ha riferito la Ascani -  è nato un progetto , finanziato dal Fondo Sociale Europeo  che ha portato al rientro di 11 giovani con la creazione di altrettante start up di impresa”. Queste hanno ricevuto un contributo a fondo perduto di 20 mila euro e sono state accompagnate nella fase di avvio”. La Regione Umbria ha inoltre adottato una strategia per valorizzare la risorsa emigrazione, realizzando una banca dati che incrocia i curricula di 500 giovani (presenti in 140 paesi) a disposizione di aziende umbre per favorire l’internazionalizzazione delle stesse. Già 40 imprese hanno aderito al progetto. “Infine - ha riferito Anna Ascani   -è appena partita l’iniziativa “AAA ricercatori in fuga cercasi”, che offre un vaucher di 5000 auro a ricercatori all’estero per una  proposta progettuale  sui programmi di ricerca e sviluppo nell’ambito di Horizon 2020 o altri progetti europei, coinvolgendo imprese, Università e Centri di ricerca”. Finora hanno risposto all’appello  30 ricercatori e 50 imprese.

Paolo Balduzzi, ricercatore in Scienze delle Finanze presso l’Istituto di Economia e Finanza all’Università del Sacro Cuore e membro di Italents, ha presentato una ricerca dal titolo Emigriamo di nuovo? Analisi della nuova emigrazione italiana che si propone di disegnare una fotografia di quella che è la migrazione più recente,  quella dagli anni ’90 al 2012. Dai dati raccolti, su base Aire, gli italiani nel mondo sono poco più di 4milioni. Si stima però che in realtà, gli italiani emigrati siano il doppio, circa 8 milioni e che, soprattutto le nuove generazioni, scelgano di non iscriversi all’anagrafe degli italiani all’estero. Dalla fotografia che esce dalla ricerca di Italents, gli emiliano romagnoli nel mondo, dai registri Aire, sono 147.345. A livello nazionale, questo dato varia dai 4.790 della Val d’Aosta ai 687mila della Sicilia. Dal 2000 ad oggi  le iscrizioni degli ER  all’Aire sono state in continuo aumento dai 2646 registrati nel 1992 siamo arrivati ai 7570 del 2011 e alle 8381 iscrizioni del 2012. Che età hanno questi emiliano romagnoli nel mondo? La fascia più cospicua, è quella dei più giovani: sono 26.150 gli under 18 iscritti all’Aire presumibilmente all’estero per motivi di studio. Segue la fascia 35/44 con 23.929 unità e quella dei 45/54 a 21.755. “E’ una fotografia molto parziale a partire dal numero –ha concluso Balduzzi- così come spesso mancano le informazioni su chi sono questi emigrati, che studi hanno fatto, o perché emigrano. Realizzare questo identikit è l’obiettivo futuro di Italents”.

Maria Chiara Prodi, consultrice giovane che vive in Francia ha parlato di ExBo la rete di ex bolognesi residenti nel mondo. “La nostra rete, racconta, è nata dalla volontà di essere nodi di informazione in giro per il mondo, di trasformarci da ‘risorse perse’ in ‘risorse sparse’ grazie anche a un book che raccoglie i nostri curricula e le nostre esperienze e che abbiamo realizzato grazie anche al sostegno della Consulta e di Silvia Bartolini”. “Nostro primo obiettivo – ha aggiunto -  è stato cancellare il termine di cervelli in fuga: che pone una frattura tra chi va nel mondo e chi resta, noi siamo tutte persone, anzi cittadini, la nostra rete comprende tutti, chi non va, chi va e chi torna:  ex Bo e In bo, che sono i nostri basisti. Noi ex Bo abbiamo tenuto i rapporti con la realtà da cui siamo partiti e con cui siamo in stretto contatto grazie a skype o ai voli low cost.. Abbiamo relazioni con l’Università di Bologna, i media, le associazioni”.Secondo Maria Chiara Prodi il giovane che emigra, lo fa da solo, non con la famiglia come un tempo, non pensa che la sua emigrazione sia definitiva, non fa riferimento ai Consolati o ancora meno al Cgie che nemmeno conosce, cerca le informazioni in rete, magari nei forum dove trova le informazioni di cui ha bisogno. E soprattutto non si iscrive all’Aire. Non si iscrive perché non sa che ci sia una anagrafe dei cittadini italiani all’estero, perché pensa di tornare, ma anche perché iscrivendosi all’Aire ad esempio perde il diritto al medico di base in Italia. L’iscrizione all’Aire è obbligatoria ma chi non si iscrive non è sanzionabile.  “Ma – si chiede Maria Chiara Prodi - come fa uno Stato  a pensare politiche per chi emigra se non ha il polso di quanti siano i suoi cittadini all’estero? C’è una evidente e forte necessità di riformare l’Aire”. “Manca – continua la Prodi - una voce pubblica della nuova emigrazione e le informazioni, che è difficile trovare anche sugli organismi preposti proprio agli italiani che vivono all’estero come il Cgie. E’ quindi fondamentale che le Consulte e le Regioni creino o rafforzino la rete per sostenere la nuova emigrazione “. Maria Chiara Prodi ha ringraziato infine la Consulta per averle dato l’opportunità  di conoscere la vecchia emigrazione: “ una realtà impensabile che è quella dei discendenti emiliano romagnoli”.

Sul tema sono intervenuti poi Silvana Mangione vice-presidente del Cgie che tra le altre cose, ha parlato del rinnovamento dell’istituto anche a favore delle nuove generazioni, Domenico Vitetta funzionario responsabile immigrazione-emigrazione della Regione Liguria a rappresentare la Consulta dei Liguri che ha ribadito che quello della nuova emigrazione è un tema importante e che, se è difficile da gestire, non deve comunque essere sottovalutato e Stefania Sidoli ex dirigente dell’Inps che ha messo l’accento sull’importanza dell’utilizzo delle banche dati per la conoscenza dei flussi migratori.

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