Ragazzi alla scoperta di sé con la “Stella Polare”

Mi piace fare teatro perché cosi la gente vede cosa riesco a fare quando mi impegnoooooo :-). Io quando recito mi sento importante perché non devo pensare solo a me stesso, ma devo anche aiutare i miei compagni. (Anthony, 13 anni)
Alla Stella Polare lo spettacolo di teatro di fine anno è ormai una tradizione, molto attesa sia dai ragazzi che da tutti i nostri numerosi fans: genitori, professori, compagni di scuola, assistenti sociali, colleghi degli altri centri educativi. La compagnia si chiama “Instabile” per due motivi: perché la maggior parte dei ragazzi viene ricambiata ogni anno (vanno via i ragazzi che hanno finito la terza media per lasciare il posto a quelli di prima) e perché non sappiamo mai se fino alla fine riusciremo ad andare in scena, proprio perché i nostri spettacoli infatti sono il risultato del percorso fatto dal gruppo di ragazzi precedente. Dunque gli attori cambiano ma gli obiettivi restano gli stessi: favorire la scoperta di sé e del proprio corpo, accrescere l’autostima, acquisire maggiore consapevolezza delle proprie emozioni, ascoltare gli altri, accrescere la capacità di cooperazione nel gruppo, imparare a rispettare le regole. Detto... fatto? Eh magari! Si tratta di un lungo lavoro, faticoso e a volte snervante, ma anche molto divertente perché i ragazzi sono in grado di stupirci sempre e comunque.
L’attività si svolge almeno una volta a settimana (siamo instabili anche in questo perché bisogna fare i conti con i vari impegni tra calcio, pallavolo, rientri scolastici ...), utilizziamo tecniche teatrali che stimolano lo sviluppo delle potenzialità di ognuno, comprese le tecniche di improvvisazione. In particolare: il relax (ai ragazzi piace moltissimo e lo richiedono spesso durante la settimana), esercizi di training (le camminate, le ombre, lo specchio), drammatizzazioni e improvvisazioni (non c’è nulla di scritto né da imparare a memoria). Infine ci sediamo tutti in cerchio e facciamo le nostre osservazioni sulle attività svolte.
Mi piace fare teatro perché non c’è niente di prestabilito e si può improvvisare, ma anche perché è un momento per stare tutti insieme e divertirsi. Quando sono sul palcoscenico mi sento un’altra persona perché è un’emozione forte che devi cogliere sul momento. (Elena, 13 anni)
A volte scegliamo un testo da interpretare “molto liberamente” (ricordiamo con affetto “L’isola del tesoro” e “Robin Hood”), altre volte sono impressioni e suggestioni così come altre volte i contenuti sono più seri, ma trattati con quella leggerezza tipica dell’età, con un pizzico di follia, parlando di argomenti impegnati e importanti passando dalla “porta di servizio”. Ciò che conta è il percorso e che tutti i ragazzi vi partecipino.
Mi è piaciuto perché è stata un’ emozione forte e ho fatto vedere ai miei genitori come son bravo a recitare. (Antonio, 13 anni)
A me è piaciuto perché è stato divertente fare una cosa insieme a tutti gli altri. (Willy, 12 anni)
“Prima di fare lo spettacolo ero un po’ agitato, ma poi mentre ero sul palco mi è passato tutto. Sapere che eravamo tutti insieme mi ha dato coraggio. (Fabian, 13 anni)
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