Artigianato, creatività e una “Terra Verde” pe ridare opportunità ai giovani in difficoltà

Tre aggettivi per descrivere Terra Verde.

Creativa, per la capacità di sognare, per la fantasia di inventare e realizzare oggetti e luoghi unici, innovativi.

Concreta, perché i risultati dei progetti sono sotto gli occhi di tutti, che sia un manufatto artigianale o un parco artistico.

Entusiasta, per la passione, l’impegno, il grande investimento umano che tutti i soci hanno messo in questi anni nell’Associazione.

 

Stimolare la creatività e la libera espressione personale dei ragazzi in difficoltà attraverso l’insegnamento di discipline artistico/artigianali è uno degli obiettivi principali dell’Associazione. Quale l’impatto di queste attività sul recupero dei soggetti coinvolti?

Nei dieci anni in cui abbiamo gestito i laboratori artistico/artigianali all’interno dell’Istituto Penale Minorile di Bologna abbiamo cercato di attenuare l’impatto dei ragazzi con la struttura detentiva. Il primo approccio non è sempre stato semplice, spesso all’inizio erano diffidenti, svogliati, insicuri. Inoltre la loro condizione penale ne influenzava spesso l’umore: entravano in laboratorio preoccupati, tesi, a volte arrabbiati.

Per questo il lavoro manuale era utile per distaccarli per un po’ dai problemi e farli concentrare su qualcosa da cui trarre soddisfazione. È servito a trasmettere linguaggi comunicativi nuovi, ad incoraggiarli a lavorare insieme, a metterli alla prova per poi farli stupire di fronte ai propri risultati, ad allenare la loro costanza e pazienza. È stato molto bello vedere la loro emozione riuscendo a terminare da soli un lavoro difficile, l’orgoglio nel mostrarlo alle famiglie, agli educatori, agli agenti.

Consapevoli di dover offrire delle opportunità ai ragazzi anche nel delicatissimo momento di uscita dal carcere abbiamo deciso di creare un percorso formativo professionalizzante: la scuola cantiere, in cui l’artigianato e la manualità diventassero occasione per l’inserimento lavorativo. Anche in questo caso accostare l’artigianato e la creatività a mestieri quali il muratore e il giardiniere, è servito prima di tutto a rendere più interessante l’attività per i ragazzi e quindi a motivarli a partecipare, in secondo luogo ad arricchire i profili professionali per i quali li stavamo formando.

 

Non solo artigianato. Terra Verde è attiva anche in attività di riqualificazione territoriale. Come nasce l’idea di operare in questo settore?

Terra Verde nasce con l’artigianato, utilizzato come metodo per coinvolgere giovani in difficoltà. Dalla necessità di offrire loro opportunità lavorative è nata l’idea di estendere le proposte formative anche all’edilizia e al giardinaggio, connesse alla riqualificazione di aree verdi.

L’idea è nata quindi dall’unione in un unico progetto delle diverse professionalità da cui è composta l’Associazione. La creatività e le competenze tecniche degli artigiani si sono così unite all’esigenza educativa di creare percorsi personalizzati e professionalizzanti e parallelamente alla capacità del nostro ingegnere di studiare elementi architettonici unici, che conciliassero la formazione alle nostre capacità artigianali e alla personalizzazione degli spazi verdi.

Attraverso la scuola cantiere ci impegniamo a valorizzare le aree che ci vengono assegnate, creando insieme agli allievi arredi originali, studiati ad hoc per il territorio in cui si collocano. Questo riempie emotivamente i ragazzi che creano con le loro mani ogni singolo elemento, acquisendo competenze qualificanti e crescendo insieme al progetto. Renderli protagonisti del cambiamento di un luogo pubblico e presentarli alla città come soggetti capaci e attivi, è fondamentale per decostruire i pregiudizi che spesso li accompagnano.

 

Il recupero di ragazzi in difficoltà attraverso interventi di arredo urbano è il focus del progetto che presentate all’interno di Percorsi-news: Idee Verdi da CondiVivere. Quali gli interventi realizzati finora in questo ambito?

Dal 2007 ad oggi si sono svolte sei edizioni di scuola cantiere, che hanno portato alla realizzazione di quattro interventi architettonici ubicati lungo il percorso storico naturalistico del Canale Navile a Bologna.

Gli arredi sono tutti ispirati al tema dell’acqua, rappresentata metaforicamente sia attraverso la flora e la fauna tipiche del lungo Navile, sia nel suo rapporto con l’uomo, per le attività che si svilupparono nei secoli lungo il canale. Nel primo caso sono nate la panca “alga”, il tavolo “canneto” i mosaici di un airone o di una folaga, nel secondo l’arena che rappresenta la pala di un mulino o le sedute che raffigurano la storia della lavorazione della seta. L’ultimo intervento “Il Parcoscenico dell’acqua”, nato per eventi, spettacoli e concerti è stato inaugurato il 27 settembre scorso.

 

Progetti in cantiere per il futuro?

A dicembre del 2012 abbiamo stipulato una convenzione con il comune di Bologna che ha riconosciuto il modello della scuola cantiere come buona prassi per dare un’opportunità formativa e di inserimento lavorativo ai ragazzi di cui ci occupiamo.

Per la prossima edizione, che accoglierà 15/18 giovani, è stata individuata un’area verde da riqualificare fra il percorso del Navile e insediamenti artigianali in disuso. Il canale assume un ruolo particolarmente suggestivo in questo brano di città per la presenza del sistema di chiuse e la prossimità con il Ponte della Bionda (risalente alla fine del '600). Il progetto punta alla creazione di un parco ludico che possa creare un dialogo fra generazioni e trasferire le radici della cultura popolare attraverso il gioco. Per fare questo vorremmo allestire un "arredo dei giochi perduti", parco tematico nel quale proporre e attualizzare giochi di un tempo in disuso (biglie, campana, gioco dell’oca), raccontando al contempo la storia del Navile.

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