Ne vale la pena

Un settimanale dal carcere bolognese della Dozza
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Ne vale la pena: questo ci siamo detti all’inizio del percorso. Per noi era importante poter comunicare all’esterno, attraverso un canale nuovo, quello che è il carcere della Dozza e quelle che sono le persone al suo interno. Così è nata l’idea del laboratorio di giornalismo e da qui il periodico online “Ne vale la pena”, nato dalla collaborazione tra l’associazione di volontariato “Il Poggeschi per il carcere” e BandieraGialla.

Da aprile 2012 siamo partiti, quattro volontari e dieci persone detenute; ogni settimana il martedì pomeriggio ci incontriamo per discutere dell’argomento prescelto, spaziando dalle piccole difficoltà quotidiane della vita detentiva, ai grandi temi come l’integrazione. La redazione nel frattempo è cambiata, diverse persone sono passate, ma la volontà di scrivere e raccontare, migliorandosi anche, c’è sempre.

Di seguito ecco una serie di scritti della nostra redazione.

Gazmend (Gaz) Kullau

Quando si entra in carcere il mondo ti crolla addosso, tutto intorno a te cambia, è uno shock totale.

C’è chi non lo accetta e usa i farmaci per soffocare il dolore o peggio ancora si toglie la vita. Ma chi usa un po’ il cervello accetta la realtà e comincia a pensare al dopo e sfrutta le opportunità che offre il mondo qui, come è stato per il corso di giornalismo. Appena ho sentito che in carcere entravano dei giornalisti volontari per mettere su un laboratorio, ho parlato con mio educatore, ed è stato gentile da parte sua inserirmi a far parte della redazione. E’ stato subito feeling con i ragazzi del laboratorio e quando hanno visto la mia passione sulla cucina mi hanno dedicato una rubrica dove scrivo le ricette che prepariamo qui nel nostro mondo; nell’impossibile cerchiamo di rendere la vita meno pesante, perché lo spazio è così piccolo che nella cella minuscola fai fatica a stare in piedi in due.

Mi è sempre piaciuto scrivere i miei pensieri e ho trovato questa opportunità al corso di giornalismo. E’ una bella esperienza, grazie anche ai ragazzi volontari che almeno per un istante ci fanno sentire “liberi” e portano fuori da queste mura la nostra voce facendo vedere al mondo esterno che noi siamo come loro.

Qui, da dentro, ho solo la possibilità di dedicarvi una ricetta per ringraziarvi.

Ingredienti: 300 gr. di farina, 150 gr., di burro, acqua q.b., per il ripieno: 250 gr. di ricotta, 4 uova, 500 ml. di latte, 30 gr. di farina, 130 gr. di zucchero, zucchero a velo vanigliato, buccia d’arancia.

Preparazione: prepariamo la pasta brisée. Mischiamo il burro con la farina finché assume una consistenza sabbiosa, aggiungiamo acqua (80ml.) e impastiamo velocemente poi mettiamo in frigo per 30 minuti. Prepariamo la crema pasticcera: sbattere le uova con lo zucchero e 30 gr. di farina finché diventano spumose, aggiungere il latte caldo che abbiamo portato a bollore con un po’ di buccia d’arancia. La mettiamo sul fuoco basso e mescoliamo finché si addensa. Stendiamo la pasta brisée e rivestiamo uno stampo precedentemente imburrato, la foriamo con una forchetta, aggiungiamo un cucchiaio di zucchero a velo nella ricotta e mescoliamo. Dopo lo versiamo nella crema pasticcera che abbiamo tolto dal fuoco e mescoliamo insieme e poi versiamo la crema sopra la pasta brisée. Cuociamo al forno a 180° per 30 minuti. Prima di servire la spolverizziamo con zucchero a velo. Buon appetito!

Salvatore D’Amico

La mia partecipazione al corso di giornalismo è avvenuta quasi per caso, ovvero partecipavo ad un corso di fotografia, ho conosciuto Valentina, una redattrice del corso di giornalismo, che mi ha invitato a partecipare. Fatte le dovute domandine sono stato inserito nel suddetto corso, con mia immensa gioia, in quanto mi permette di continuare i miei hobby preferiti: scrivere poesie e articoli di vario genere e potermi confrontare con le altre persone, rompendo la monotonia della vita quotidiana della sezione, spesso statica, apatica, monotona. Fare parte di questa redazione mi dona felicità.

Domenico Bottari

Faccio parte della redazione giornalistica di Ne vale la Pena fin dal giorno della fondazione. Quando penso agli inizi, ricordo che il primo articolo a inaugurare una lunga serie di pubblicazioni, è stato un mio contributo contro la violenza sulle donne. Successivamente ho trattato temi connessi al mondo carcerario secondo la mia sensibilità. In “Sentire la musica dentro” ho scritto, ad esempio, come l’esperienza detentiva mi abbia consentito di fare un tipo di musica che, altrimenti non avrei conosciuto. Ho scritto nel tempo contributi, avendo anche il piacere del riconoscimento e dell’apprezzamento da parte dei lettori, ad esempio una trilogia, intitolata “Storia del massimo reato”. Il mio approccio è quello di approfondire unito a una forma di divulgazione e immediatezza. Il fine è comunicare alle persone che non conoscono il carcere così da vicino.

A un ambito “ristretto” come il nostro, ne ho preferito uno allargato, verso la società è un modo per sentirmi più libero e utile.

Francesco Carrubba

Mi sono avvicinato a questo laboratorio un po’ con scetticismo e un po’ con curiosità. Ero scettico perché la cronaca giudiziaria ne aveva dette di tutti i tipi sulla mia persona e curioso perché volevo proprio capire come funzionava il mondo dell’informazione.

Ho cominciato a capire quali problematiche deve affrontare un giornalista in una redazione, come concepire un testo nella sua essenzialità, come stuzzicare la curiosità del lettore.

Ci mettiamo molto impegno a descrivere situazioni che, come quella carceraria, sono di una complessità enorme. A volte la nostra penna fa trasparire le emozioni, le speranze, talvolta le nostre sofferenze e le difficoltà del quotidiano.

Questo laboratorio ci ha permesso di portare la nostra voce fuori dal carcere, facendoci aumentare la fiducia in noi stessi. Questa esperienza? Una nota colorata tra queste mura grigie, tra i ricordi più belli di questa indesiderata detenzione.

Potete leggere e commentare tutti gli articoli usciti finora sul sito Poggeschi per il carcere

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