Casina dei bimbi: occuparsi della parte sana dei bambini in ospedale

Quando nasce Casina dei Bimbi e qual è la sua mission?
Nasce nel 2002 da un’esperienza vissuta, quella della presidente Claudia Nasi, la quale ha avuto modo di passare molto tempo nei reparti oncoematologici parmensi, a causa della malattia del suo piccolo Federico. Nonostante il piccolo non ce l’abbia fatta, Claudia non si è arresa e ha deciso di fondare questa associazione per stare vicina a tutti i piccoli ricoverati e alle loro famiglie, per accoglierli soprattutto nelle situazioni di emergenza in cui, spesso, si ritrovano soli ed inermi.
L’associazione opera a domicilio e nei reparti degli ospedali di Reggio Emilia, Castelnovo dé Monti, Sassuolo, Carpi, Modena e Parma e si può dire che la sua mission consista nell’accogliere e nel rendere visibili quei bambini e quelle famiglie che spesso nella malattia rimangono nell’ombra, per i più disparati motivi.
L’associazione collabora in prevalenza con il settore ospedaliero. Quali sono i principali progetti che vi vedono coinvolti in questo ambito?
L’associazione si impegna a stare accanto al bambino in tutti quei contesti di emergenza in cui devono essere garantiti i suoi diritti, anche in ospedale: così i volontari dell’associazione accoglieranno un bambino e la sua famiglia al Pronto Soccorso, lo aiuteranno a esprimersi attraverso il gioco nelle camere di degenza, affiancheranno e cureranno un bambino rimasto solo durante il ricovero per i più svariati motivi, presteranno assistenza domiciliare a bambini con patologie croniche e prepareranno i bambini all’intervento chirurgico o all’avvicinarsi di una procedura ospedaliera molto temuta, come il prelievo del sangue.
Casina dei Bimbi “non si occupa della cura, bensì della parte ‘sana’, normale dei bambini. E lo fa attraverso il gioco”. Qual è l’origine di questa filosofia?
Nel contesto di gioco i bambini esercitano nuovi ruoli, esprimono e scaricano le loro emozioni positive e negative, tentando di dare un senso alle loro esperienze, attraverso simulazioni, disegni, simboli. Più che mai, nell’ambito ospedaliero, il gioco è un’ancora a cui appoggiarsi, una ventata di normalità nella routine ospedaliera, un buon modo per esorcizzare le paure: il bambino malato rimane comunque un bambino in sé e per sé, al quale va data la possibilità di esprimere la sua vera essenza attraverso il suo principale veicolo, il gioco, che in questo contesto diventerà ancora più prezioso. Così, in ospedale, sarà facile imbattersi in bambini che utilizzano i loro pupazzi come dei loro piccoli pazienti a cui fare visite e su cui mettere cerotti e siringhe, e ancora bambini che vogliono “lottare” con i volontari, uscendone spesso vincitori, esorcizzando così il dolore e l’idea di dolore che ne consegue.
Progetti in cantiere per il futuro?
A seguito delle diverse richieste del personale infermieristico, l’associazione si accingerà a preparare tutti i bambini del centro prelievi al prelievo del sangue, aspirando ad un lavoro in rete, con le diverse realtà abitate dal bambino: ad esempio divulgando semplici e buone pratiche attraverso i pediatri delle città, dando un valido aiuto e sostegno ai genitori, offrendogli qualche piccola ma importante strategia comportamentale per iniziare in discesa il contatto con quelle che sono le prime esperienze ospedaliere del bambino.
Per fare questo sarà più che mai importante fare rete con tutte le associazioni e realtà operative all’interno degli ospedali che stanno dalla parte del bambino ospedalizzato.