Cooperativa Zora, un occhio al lavoro ma anche al "dopo di noi" per le persone disabili

Quando nasce la cooperativa sociale Zora e qual è la sua mission?

Ecco di nuovo quella domanda? Com’è nata Zora? Come si può raccontare di una figlia senza per forza dover parlare del proprio genitore che prima di lei ha contribuito a costruire un nome che oggi, come trent’anni fa, evoca affidabilità, solidità ed esperienza? Ci voglio provare. Zora quest’anno ha compiuto 16 anni. Come tutti i figli si porta dietro il peso di dover tenere alto il nome della propria famiglia e, d’altra parte, ha il dovere di andare oltre le proprie origini, raccontando di sé non solo come un prolungamento di qualcuno o come una buona strategia o un buon affare, ma in quanto protagonista assoluto e portatrice di valore. Zora nasce alla fine degli anni novanta per fare fronte alle continue richieste di residenzialità espresse dalle famiglie del territorio di Scandiano. “Adesso che i nostri giovani hanno un lavoro e vivono con dignità una quotidianità fatta di relazioni, impegno lavorativo, apprendimenti vari, ora è necessario che si pensi ad un luogo che possa essere per loro quella casa/famiglia quando noi non ci saremo più” .

Oggi Zora gestisce 3 centri diurni: Odoardina, Benzi e Le Samare (quest’ultimo in collaborazione con la cooperativa Olmo), oltre a 3 centri residenziali: Stradora Zorella, La Manta e, insieme alla cooperativa lo Stradello, i laboratori integrati, una innovativa proposta esperienziale e propedeutica per l’inserimento nel mondo del lavoro di persone con disabilità.

 

Nello specifico, come si svolgono questi laboratori?

I Laboratori Integrati sono nati nel 2004 con l’intento, da parte delle due cooperative, di condividere non solo gli spazi del capannone utilizzato per le attività, ma anche gli operatori, gli ospiti e le attività stesse. Questo per organizzare al meglio risorse umane e non e dare la miglior risposta possibile dal punto di vista socio relazionale e produttivo. I gruppi presenti, costituiti da educatori e pazienti, non fanno riferimento alle cooperative di origine (Zora e Stradello), ma si formano e cambiano a seconda delle capacità personali, delle necessità pratiche, alle richieste del mercato e alle singole competenze. Per tanto, pur nella loro complessità, i L.I. sono una realtà estremamente dinamica e plasmabile, si potrebbe dire un contenitore in grado di assumere al suo interno più forme.

 

Uno sguardo ora alle vostre attività di informazione e comunicazione. Nato come strumento di comunicazione interna, Zora news diventa con gli anni un giornalino a disposizione di tutti i lettori che, anche solo per curiosità, desiderano conoscervi. Quanto è importante saper comunicare in maniera efficace nel campo del sociale?

Direi fondamentale, persino essenziale, e infatti le capacità comunicative nel settore sociale sono minime. E’ una caratteristica di chi lavora nel settore sociale, quella di essere così immersi nella gestione del quotidiano che raramente si ha il tempo di alzare la testa, men che meno per alzarla e far vedere agli altri quello che si sta facendo, creando così solo arcipelaghi di isole avvolte dalle nebbie.

 

Qual è il futuro di Zora?

C’è la consapevolezza che si sta costruendo insieme ai ragazzi qualcosa di nuovo. La sfida che stiamo affrontando è completamente di­versa da quelle del passato. Dobbiamo rispondere a nuove richieste spendendo meno di prima e se possi­bile in modo più efficace.

Essere soci di una cooperativa vuol dire condividere un'idea, dei principi, un modello di par­tecipazione. Appartenere a una cooperativa significa voler contribuire a migliorare il proprio lavoro. E' una cosa che non facciamo solo per noi ma anche per quelli che verranno dopo. Le cooperative non appartengono a nessuno ma nello stesso tempo sono di tutti; far parte di una cooperativa è come prendere in prestito una cosa e impegnarsi a restituirla con un plusvalore.

In futuro vorremmo vedere una maggiore partecipazio­ne alle assemblee dei soci, da parte dei rappresentanti dei Servizi e dei familiari dei nostri ospiti, perché questo ci farebbe capire che stiamo ascoltando i bisogni del contesto in cui ci muoviamo e che siamo radicati appieno nel territorio. Riuscire a far circolare il ricco bagaglio di esperienze che abbiamo accumulato in questi anni e metterle a disposizione di chi ce le domanda richiede grande permeabilità. Questa potrebbe essere la nuova identità di Zora.

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