A lezione di legalità

16.11.2015

Il miglior testo antimafia possibile? La Costituzione italiana. Davvero la mafia non è più quella di una volta? Niente affatto, quello dei mafiosi “colletti bianchi” è un falso mito. La principale spinta su cui fanno leva i mafiosi per il radicamento? La volontà di arricchirsi. E cosa possono fare i giovani per contrastare la criminalità organizzata? Non avere paura di impicciarsi.

E’ stata una vera e propria lezione di legalità quella che il presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida, il direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università di Milano, Nando Della Chiesa,e la professoressa di Sociologia dell’educazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Sara Bertozzi, hanno tenuto oggi in Assemblea legislativa per inaugurare l’edizione 2015-2016 di conCittadini, il percorso di promozione della cittadinanza attiva dell’Assemblea. 
A organizzare la giornata, insieme all’Assemblea legislativa e con il patrocinio di Ufficio scolastico regionale eministero dell’Istruzione, l’associazione antimafia studentesca Cortocircuito di Reggio Emilia, il cui coordinatore,Elia Minari, ha condotto i lavori: “Non vogliamo fare filosofia o parlare di massimi sistemi, ma partire dai fatti concreti- ha spiegato Minari-. Ognuno di noi può concorrere al contrasto alle mafie, anche solo scegliendo quale locale frequentare la sera o a quale azienda affidare la ristrutturazione di casa sua”.

Yuri Torri, membro dell'Ufficio di Presidenza, ha spiegato come "l'Assemblea legislativa voglia proseguire nella lotta alle mafie aprendosi all'esterno, per un confronto che aiuti anche la nostra attività di legislatori". La presidente dell'Assemblea, Simonetta Saliera, all’estero per motivi istituzionali, ha voluto comunque lasciare un messaggio a tutti gli educatori e i formatori a cui era rivolta la giornata: “La mafia teme più la cultura del carcere, per questo formare chi  forma è il modo migliore per creare quegli anticorpi che impediscono alle mafie di radicarsi sui nostri territori. Grazie a conCittadini, che ha coinvolto decine di migliaia di persone nei nostri progetti per la legalità e la giustizia, vogliamo far crescere sempre di più questo impegno, rafforzando la rete di esperienze e soggetti, dalle associazioni agli atenei, nata attorno alle tantissime iniziative che l’Assemblea legislativa ha sostenuto”.

DSC 0113Come ha spiegato la professoressa Bertozzi, “ci sono molte persone che è come se non vedessero. Ma la cittadinanza attiva parte prima da una analisi di ciò che succede nella quotidianità e la legalità, poi, dal contrasto ai comportamenti disonesti, fosse anche copiare a scuola”. Allo stesso tempo, però, ha riconosciuto la docente, “è necessario dare a ragazzi competenze per affrontare lo scenario attuale, dove la mafia non è certo distante ma in cui, allo stesso tempo, non è scontato che gli studenti si avvicinino all’antimafia”. Bisogna, ha concluso, “diffondere il senso dell’importanza di impicciarsi, non dare per scontato ci pensino altri”, e a questo proposito ha lanciato la proposta di “far partecipare classi di studenti alle sedute aperte del processo Aemilia, per far sì che possano toccare con mano un evento drammatico ma di grande portata sul nostro territorio: può essere sicuramente uno stimolo a combattere l’indifferenza”.

Il professor Dalla Chiesa si è concentrato sui “falsi miti dei mafiosi”. Prima di tutto, ha esortato, “guardatevi sempre dagli esperti secondo cui la mafia non più quella di una volta con lupara e coppola": “I mafiosi non sono diventati colletti bianchi, semplicemente li usano come mercenari”, “non è vero che figli dei mafiosi ora studiano a Oxford, non parlano nemmeno l'italiano”, “sono sempre gli uomini con la seconda elementare che comandano, non i grandi finanzieri” e - ha continuato - non è cambiata la geografia delle mafie: “Chi muove quintali di cocaina a Milano obbedisce ancora a chi è rimasto nei paesini calabresi da 2000 abitanti”. 
In ogni caso, “non bisogna per forza arrestare o fare indagini per poter partecipare al contrasto alle mafie, l’avversario va visto e va studiato, l’educazione alla legalità deve contenere per forza una educazione alla conoscenza del fenomeno mafioso, si educano i ragazzi al contrasto al bullismo in scuole del nord però in mano alla 'ndrangheta”. 
Dalla Chiesa ha un monito particolare anche per l’Emilia-Romagna: “Ciò che è successo e succede in Emilia deve insegnare che gli ‘anticorpi’ di cui tanto si parla in verità non ci sono stati, è un errore colossale pensare che i primati civili mettano al riparo dalle mafie, e il processo Aemilia smentisce anche il luogo comune che la mafia nasca dal degrado sociale”.

Il presidente Onida ha invitato a “distinguere bene legalità e giustizia e capire qual è il rapporto tra loro. La legalità è la necessità di regole, ma da sola non spiega quali regole siano necessarie, esiste anche una legalità mafiosa”. Anzi, ha rimarcato, “le legalità di gruppo sono infinite, conta quella che tradizionalmente chiamiamo ‘senso dello Stato’".
Non a caso, “nelle società dove lo Stato è meno radicato nella cultura, spesso c'è una idea non corretta di legge”, ma ai giovani in particolare, ha avvertito, “non deve interessare quella legalità per cui per gli amici le leggi si interpretano ma per i nemici si applicano”. Tra le principali difficoltà, Onida ha citato “il sentire comune per cui arricchirsi conta più della legge, che è una delle leve che più i mafiosi utilizzano”, “il problema di tradurre correttamente il senso di giustizia in legalità”, “la politica oggetto di sfiducia quando invece dovrebbe essere il primo strumento per una legalità giusta” e, infine, “il vizio del formalismo nei tribunali, che porta spesso a sentenze ingiuste quando le leggi invece dovrebbero prima di tutto servire alla società”.

(jf)

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