Verso la Giornata
L' Associazione Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Coordinamento Emilia-Romagna, realizza il progetto: Verso la Giornata della Memoria e dell’impegno di Libera, con il coinvolgimento di tre istituti scolastici: IC Europa di Faenza, ISISS P. Gobetti - A. De Gasperi di Morciano di Romagna (RN), Liceo Scientifico Sabin di Bologna.
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QUI LA RELAZIONE FINALE (pdf, 309.8 KB)
CONTESTO:
L’Emilia - Romagna è senza dubbio terra di multiculturalismo mafioso, nella quale l’abbondanza di risorse non ha creato, se non raramente, guerre tra le diverse mafie che si sono spartite territori e business. Il fenomeno è cresciuto in sordina, ma ci sono stati anche fatti di sangue e atti intimidatori ai quali, però non è stata data la dovuta importanza. Ad oggi la situazione in tutte le provincie è piuttosto critica e dimostra che si tratta del radicamento di un sistema criminale che succhia il sangue di una economia tra le più floride del paese.
Bologna: Il capoluogo è stato centro nevralgico di un traffico di stupefacenti di enormi dimensioni. Personaggi di spicco del clan calabrese dei Mancuso sono stati al centro di un complesso percorso investigativo. Gli ingenti proventi derivanti dal narcotraffico sono stati riciclati mediante transazioni bancarie e nell’investimento immobiliare. Decisamente significativa la presenza dei “casalesi” con soggetti legati direttamente a Francesco Schiavone. Molteplici gli investimenti riconducibili al boss della camorra Michele Zagaria e gli immobili e le società appartenenti al clan dei Mallardo e dei Puca. In tutti questi casi sono stati arrestati fiancheggiatori, ma anche insospettabili incensurati che fungevano da prestanome per la mafia partenopea.
Piacenza e Parma: Ingenti quantitativi di stupefacenti, dalla cocaina all’hashish, sono stati gestiti da esponenti della camorra che da Fidenza organizzavano i viaggi dei corrieri della droga dalla Colombia. A Piacenza sono stati sottoposti sotto sequestro beni appartenenti ad un prestanome di Matteo Messina Denaro. A Parma ‘ndrangheta e camorra si sono spartiti traffici e la gestione di bische clandestine. Personaggi affiliati alla cosca Arena e alla famiglia Martino di Cutro, come alla ‘ndrina Grande Aracri gestiscono affari milionari provenienti dalla estorsione di piccole e grande realtà industriali. Emblematico il caso della “mega estorsione” a danno di colossi alimentari come la Cirio che è scesa a patti con gli Zagaria, creando una gestione ad hoc per la provincia di Caserta e la Parmalat che ha dato in concessione ai casalesi la distribuzione del latte nella provincia.
Reggio Emilia: Nel Reggiano vivono oltre dieci mila cutresi. Alla migrazione di persone oneste si è accodato un esercito di ‘ndraghetisti che ha fatto di Reggio una roccaforte del malaffare che gestisce estorsioni, soprattutto a danno di imprenditori compaesani, e si inserisce negli affari legati all’edilizia privata e pubblica e al movimento terre. Decine le ditte che sono state interdette. Dopo un periodo di sangue (dal ‘91 al ’98), l’inabissamento. Il radicamento, infatti, è avvenuto silenziosamente,sfruttando l’inerzia degli imprenditori che subiscono sia estorsioni, sia richieste di assegnazione di sub-appalti. In alcuni casi gli imprenditori si trasformano da vittime a complici: accettano di camuffare l’estorsione, ricevendo dagli uomini delle cosche fatture per lavori mai realizzati. A pochi kilometri da Reggio, Brescello, il paese di Peppone e Don Camillo, è divenuto residenza della potente ‘ndrina Grande Aracri. Al di là dei colossali affari legati al cemento, qui l’‘ndrangheta gestisce discoteche come strumento per riciclare denaro, luogo per lo smercio di grossi quantitativi di droga e ritrovo degli affiliati. Modena: Un intreccio tra camorra, ‘ndrangheta e cosa nostra fa del terreno modenese una zona fertile per affari delle più disparate specie. La gestione del gioco d’azzardo è nelle mani dei casalesi e la lotta tra le fazioni camorristiche degli Schiavone, Iovine e De Falco nel 1991 scuote la tranquilla cittadina con una sparatoria in pieno centro. Anche il gioco legale è gestito dai clan. Videopoker, video slot, ricariche per il poker online e ora anche slot manomesse. Infiltrazioni nel settore immobiliare e finanziario con il coinvolgimento di imprenditori e professionisti modenesi fa di questo un territorio in cui le mafie dimostrano la loro capacità di adattamento. La contraffazione alimentare – dal prosciutto straniero che viene “sbollato” ed etichettato prodotto “dop”, quadruplicando di valore, all’aceto balsamico e al parmigiano reggiano – è emersa da numerose indagini dei Nac emiliani e ha svelato la complicità di operai e imprenditori locali. Se la terra trema e distrugge, la mafia si presenta a fare affari. Dieci le aziende interdette dai lavori nei territori colpiti dal sisma del 2012. In precedenza, altre quaranta erano già state escluse dagli appalti per relazioni pericolose con i clan calabresi. Ma l’interdizione è giunta quando queste ditte avevano già rimosso 32 mila tonnellate di macerie.
Forlì-Cesena: Nella provincia sono presenti personaggi della criminalità casertana che, oltre a gestire traffici connessi allo spaccio di stupefacenti, al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, sono responsabili di aver organizzato corse clandestine di cavalli dopati per alterare le prestazioni. Evidenti e consistenti sono i casi di infiltrazioni in appalti e sup-appalti.
Ravenna: Il porto ravennate rende questa parte di Romagna un punto nevralgico per lo sbarco e il traffico di droga che viene gestito dai clan siciliani affiliati ai Madonia e ai Gambino. La fitta rete di spacciatori locali lavora in netta subordinazione con quella mafiosa.
Rimini: Tutto ciò che evoca la riviera romagnola è stato infestato dalle mafie. Nei locali della movida il traffico di droghe e lo sfruttamento della prostituzione viene gestito dalla mafia calabrese e siciliana. In quei rari casi in cui le bische non vengono governate direttamente dai mammasantissima, l’introito delle mafie è rappresentato dall’estorsione nei confronti non solo delle sale da gioco, ma anche degli stessi frequentatori. E le spiagge? La vendita del cocco lungo la costa è da decenni esclusiva commerciale dei membri della famiglia campana dei Manfredonia che ha cacciato i venditori ambulanti di spiaggia impossessandosi così di una delle manifestazioni folkloriche più tipiche della riviera romagnola. (Non siamo in Emilia Romagna e nemmeno in Italia, ma la Repubblica di San Marino, a 20 km da Rimini rappresenta uno Stato off-shore che è diventato un canale per il riciclaggio di denaro. Nonostante i recenti sforzi, si tratta di una zona franca in cui l’insufficiente normativa anti-riciclaggio e la presenza di numerose banche e finanziarie permette di occultare e ripulire il denaro di provenienza illecita.)
Il primo grande processo di 'ndrangheta in Emilia Romagna, è iniziato nel Tribunale di Bologna a marzo del 2014 e vede alla sbarra 23 imputati di cui 13 accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Nel corso delle udienze del processo si è andata sempre più a delineare quella che l'accusa considera una vera e propria struttura 'ndranghetistica. L'associazione a delinquere avrebbe, dal 2002 ad oggi, creato un “impero” del gioco d'azzardo illegale, tramite slot machines e piattaforme on-line, partendo dalla provincia di Ravenna ed espandendosi non solo in Emilia Romagna, ma anche in Campania, Calabria, Lazio, Malta, Inghilterra, Romania, Slovenia, Georgia. Il clan, con a capo Nicola 'Rocco' Femia, è stato fautore di usure, pestaggi, intimidazioni, come spesso è stato chiaro nei racconti di testimoni evidentemente impauriti. Elemento che ha, ovviamente, reso più difficile il procedimento in una regione non ancora abituata a processi del genere.
A coordinare la prima grande inchiesta nella regione, denominata "Aemilia", è la procura distrettuale antimafia di Bologna. Altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia. In manette an-che il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani. Al centro dell'indagine i rapporti e le infiltrazioni della cosca dei Grande Aracri. Procuratore nazionale antimafia Roberti: "Intervento storico contro mafia al nord" Nel gennaio del 2015, la Direzione distrettuale antimafia di Bologna ha disposto 117 arresti nell’ambito dell’inchiesta “Aemilia” che ha colpito il clan Grande Aracri e i suoi contatti con la politica e l’imprenditoria. Si tratta della prima maxi operazione contro la criminalità organizzata nella regione del nord. Un intervento “storico” – come lo definisce il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti – paragonabile alle inchieste in Lombardia (Crimine-Infinito), Piemonte (Minotauro) e Liguria (Maglio). Altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia – in inchieste collegate – per un totale di oltre 160 arresti. In manette anche il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani (Forza Italia), accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. L’operazione, oltre all’Emilia, ha interessato la Lombardia, il Piemonte, il Veneto, la Calabria e la Sicilia. Migliaia i carabinieri impiegati, appartenenti ai Comandi Provinciali di Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Nell’indagine Aemilia si assiste alla rottura degli argini” da parte della criminalità calabrese in Emilia dove “la congrega è vista entrare in contatto con il ceto artigianale e imprenditoriale reggiano, secondo una strategia di infiltrazione che muove spesso dall’attività di recupero di crediti inesigibili per arrivare a vere e proprie attività predatorie di complessi produttivi fino a cercare punti di contatto e di rappresentanza mediatico-istituzionale“. A dichiararlo è il Gup Francesca Zavaglia nell’inchiesta sulla ‘Ndrangheta condotta dalla Dda di Bologna che si è conclusa ad aprile ed ha visto 58 condanne in abbreviato, 17 patteggiamenti e 12 assoluzioni. Dato caratterizzante è proprio “la fuoriuscita dai confini di una micro-società calabrese insediata in Emilia, all’interno della quale si giocava quasi del tutto la partita, sia quanto agli oppressori che alle vittime”.
Dalla sua nascita Libera ha ritenuto fondamentale dedicare una giornata al ricordo di tutte le vittime delle mafie, non fermandosi al mero ricordo ma associando la memoria al rinnovo dell’impegno di ognuno nel costruire nel proprio quotidiano corresponsabilità e giustizia sociale. La giornata scelta è stata il 21 marzo, primo giorno di primavera. Dall’anno scorso si è scelto di valorizzare questo momento organizzando non solo un incontro nazionale in una città ma celebrando una Giornata della memoria e dell’impegno in ogni regione. In Emilia Romagna è stato scelto per il 21 marzo 2017 la città di Rimini. In ogni città dell’Emilia Romagna i coordinamenti di Libera del territorio prepareranno gli studenti a vivere con consapevolezza questo momento con incontri precedenti al 21 marzo nelle scuole e nel territorio in modo da coinvolgere prima di tutto i giovani, attori del cambiamento, e renderli protagonisti di questa giornata insieme ai parenti delle vittime.
DESTINATARI: studenti, docenti, genitori, funzionari di enti locali, cittadinanza
OBIETTIVI:
1.Promuovere la cittadinanza attiva e la partecipazione diretta dei giovani alla vita civile della loro comunità coinvolgendoli nella preparazione della Giornata regionale della Memoria e dell’impegno di Libera
2. Incentivare la partecipazione dei giovani al sistema della democrazia partecipativa
3. Promuovere il rispetto reciproco, la corresponsabilità, la tolleranza tra i giovani al fine di favorire la coesione sociale
4. Favorire l’incontro tra mondo giovanile, quello degli adulti e quello delle istituzioni
5. Contribuire a migliorare la qualità degli interventi formativi e pedagogici nei confronti dei giovani.
6. Promuovere l’approccio cooperativo
7. Incentivare il lavoro in rete dei Coordinamenti e Presidi di Libera nei diversi territori
METODOLOGIA DIDATTICA:
La metodologia utilizzata da Libera formazione è quella dell’animazione scolastica che si sviluppa con forme di apprendimento attivo che non puntano solo all’acquisizione di conoscenze ma incidono anche sui comportamenti dei giovani, su un loro spirito cooperativo, sulla loro padronanza delle competenze e abilità che consentono autonomia di pensiero e, attraverso lo sviluppo di una loro capacità progettuale, la loro proiezione nel futuro.
TAPPE PROGETTUALI:
- Dal 10 gennaio al 15 marzo 2017: incontri nelle classi e nelle scuole preparatori alla Giornata della Memoria e dell’Impegno incontri testimonianza dei parenti di vittime di mafia nelle scuole
- 23 febbraio 2017: “I figli delle mafie: libertà di scegliere?” al Campus di Rimini - Incontro formativo per studenti universitari, docenti delle scuole e cittadinanza in collaborazione con l’Università di Bologna
- Febbraio-Marzo: Coinvolgimento degli studenti nella promozione della partecipazione alla Giornata della memoria e dell’impegno di Libera tra i loro pari ed i genitori Rimini
- 21 marzo 2017: Partecipazione degli studenti con i loro docenti alla Giornata regionale della memoria e dell’impegno di Libera il 21 marzo a Rimini.
- Aprile 2017 Narrazione da parte degli studenti della loro esperienza alla Giornata della Memoria e dell’impegno attraverso media diversi: la scrittura, la trasmissione in radio, la comunicazione sul web, l’assemblea scolastica, in classe.