In riva alla vita

Diritti

"In riva alla vita. Storia di una differenza non superabile" è un progetto del Liceo classico G. Cesare - M. Valgimigli di Rimini, che coinvolge l'Assessorato Pari Opportunità della Regione Emilia Romagna, l' Assessorato Pari Opportunità del Comune di Rimini, il Coordinamento Donne Rimini, l'Associazione maschile plurale di Bologna, il CSGE Bologna, il Progetto Alice di Bologna,, l'Associazione Volontarimini, il Collettivo poetico Slow lapin di Rimini, e Marco Vincenzi, artista e fotografo.

VEDI QUI LA RELAZIONE FINALE (pdf, 508.2 KB)

 

CONTESTO

Sono coinvolte 3 classi del triennio, che a partire dalle discipline scolastiche, lavoreranno per far emergere il preciso confine tra DIFFERENZA di genere maschile e femminile e discriminazione su base sessuale a partire dalla storia e dalla cultura che la scuola veicola.

Ai ragazzi saranno proposte due attività laboratoriali:

- una di scrittura creativa basata sull'osservazione delle differenze di genere vere e presunte nell'espressione scritta

- un workshop fotografico sullo sguardo di alcune importanti fotografe della contemporaneità. Temi chiave saranno:

La rappresentazione della donna nel cinema contemporaneo (in collaborazione con Profili di donne, San Marino Cinema)

Distinguere femminile da femminista; storia del femminismo e sua permanenza oggi.

Esiste ancora un movimento femminista e come si configura?

Poi si passerà alla conoscenza della realtà territoriale in tema di diritti delle donne e delle discriminazioni di cui sono tuttora oggetto: il mondo del volontariato sia di Rimini  che della regione permetterà di proporre un approccio operativo alla ricerca e catalogazione di dati e materiali (oltre che di conoscere le figure professionali impegnate a difendere i diritti lesi delle donne). In collaborazione con la Casa delle donne e il Coordinamento donne di Rimini un gruppo di ragazzi seguirà le iniziative proposte alla città nel mese di Marzo 2017 (in particolare il ciclo di incontri con autrici e la marcia contro la violenza sulle donne ormai tradizionale a Rimini); si tratta di una esperienza di documentazione e formazione ma anche di volontariato attivo.

Il lavoro finale, guidato da un video maker professionista, sarà seguito da uno staff "tecnico" di studenti che intendono migliorare le loro competenze digitali in questo ambito. Il cortometraggio sarà presentato agli altri studenti (Assemblea degli studenti, giornate di Open school) e pubblicato sul sito della scuola/ del Comune di Rimini Assessorato alle pari Opportunità. Obiettivi: presentare la scuola come palestra di apprendimento e consapevolezza di noi stessi in quanto tradizione e risultato culturale del passato; fare della scuola un contesto preferenziale di educazione alla cittadinanza attraverso l'educazione alla sensibilità dell'altro; potenziare la didattica interdisciplinare e motivazionale; imparare dal fare (stage, organizzazione di un evento, sedere in Giunta comunale e capirne le dinamiche).

Le metodologie didattiche saranno: didattica capovolta; conferenze e lectiones magistrales; l'intervista: il linguaggio video e delle immagini; leggere la fotografia.

 

ATTIVITÀ

- Novembre 2016: incontro "Nuove voci femminili" (la poetessa Azzurra D'Agostino)

 

- 26 novembre 2016: in collaborazione con Comune di Rimini conferenza del filosofo Paolo Ercolani (autore del saggio Contro le donne, Marsilio). Il professor Paolo Ercolani ha presentato al teatro degli Atti di Rimini davanti a centinaia di studenti, il suo saggio, una lunga e complessa casistica di passi e testimonianze; non per credere che la cultura sia da rinnegare ma per riconoscere l’antichità di una tradizione che ha formato il pensiero degli uomini. E' emerso che i più grandi filosofi, i maestri del pensiero, tutte le religioni dell’Occidente e dell’Oriente, i padri della Chiesa, la Bibbia e l’Odissea condividono un pregiudizio sessista che vede le donne come malefiche, pericolose, demoniache. Gli studenti hanno avuto l'opportunità di riflettervi.

La conclusione è però arrivata speranzosa: sarà lo stesso sapere umano, una volta presa reale coscienza del preconcetto contro le donne, a poter elaborare l’antidoto e l’educazione

- 11 dicembre: la classe 5B incontra nella Sala del Ridotto del Teatro Novelli di Rimini la Compagnia Khora Teatro prima della  rappresentazione della loro Madame Bovary, realizzando un'intervista all'attrice Lucia Lavia.

 

- Gennaio 2017: workshop con Marco Vincenzi, artista e fotografo (esiste un'arte fotografica di genere? L'obiettivo delle donne). Di seguito la riflessione di una studente:

Due lezioni in cui l’esperto invitato a scuola ci ha proposto decine di immagini scattate da fotografe contemporanee italiane, europee, americane; un’arte ancora quasi sconosciuta a scuola ma che ormai occupa a buon diritto un posto fondamentale della comunicazione moderna.

Il tema che ci ha guidate è stato quello che cercava uno sguardo femminile sul mondo: esistono differenze tra gli scatti di un uomo e di una donna che fa il suo stesso mestiere? Ci sono temi solo femminili ( o solo maschili), da cosa riconosco un’artista da un artista?

Secondo noi si tratta di opinioni e di schemi mentali; le foto che abbiamo scelto per voi sono piuttosto l’idea aggiunta dagli occhi di una donna ai soggetti dell’obiettivo.

Letizia, classe 5B 

 

 

- Sempre in gennaio ha avuto luogo l'incontro con Alberto Pellai, medico e pricoterapeuta dell'età evolutiva. Si veda di seguito la riflessione di alcune studenti:

 

Alberto Pellai, medico e psicoterapeu­ta dell’età evolutiva, è ricercatore presso il dipartimento di scienze bio­mediche del­l’Università degli Studi di Milano, dove si occupa di prevenzione in età evolutiva.

Siamo a Rimini, il 30 gennaio 2017, è lunedì e il Teatro degli Atti in centro città è pieno di ragazzi e ragazze delle scuole medie e del primo biennio delle superiori.

Abbiamo seguito anche noi di 4 B questa conferenza dibattito che parte da una lunga esperienza di studio e di lavoro e che ha fatto nascere un libro; il suo titolo è “Bulli e pupe. Come i maschi possono cambiare, come le ragazze possono cambiarli”. Pellai è grande comunicatore, uno scienziato chiaro e appassionante; è qui tra noi per i giovani maschi e per i loro padri, per le madri preoccupate dalla parola “genere” e anche per un paese, che è il nostro, ancora refrattario a certi argomenti se essi entrano a scuola e diventano pubblici. Noi non ci sentiamo minacciati da nessuna teoria gender, che secondo Pellai non esiste nemmeno; però siamo sicuri che parlare  di genere abbia come esito la valorizzazione delle ricchezze di uomini e donne ed è una garanzia ad avere uguali diritti e opportunità nella vita da adulti.

Invitate Alberto Pellai nelle vostre classi e leggete i suoi libri, pochi di noi adolescenti sanno cosa sono i diversi da lui e pochi di noi giovani non hanno bisogno, in un tempo così difficile, di educazione sentimentale.

Luigi, Sophie, Matilde e Beatrice

Classe 4B, Liceo Giulio Cesare, Rimini

 

- Febbraio 2017: incontro con la Giunta Comunale di Rimini (quale politica delle donne e per le donne sul territorio; storia del diritto femminile nella politica)

- Appuntamento con Antonia Arslan.

“Tu devi avere un coraggio nuovo, mia ragazza di Turchia. Ti vogliono rimandare indietro a tempi lontani, mentre a te piacciono capelli al vento e gonne leggere, ascoltare musiche forti, andare a zonzo con gli amici e sentirti uguale a loro..”.

Comincia così il nuovo libro di Antonia Arslan, Lettera a una ragazza in Turchia, e come i suoi altri è un libro pieno di donne incantevoli  dai nomi fatati, di storie di famiglia antiche ma sempre presenti, di moniti per l’oggi e per il futuro (“a schierarsi dalla parte dei perseguitati non si sbaglia mai”, si potrebbe chiosare). Antonia fa la cantastorie del popolo dei suoi avi, gli Armeni oggi quasi spariti dall’Italia e poco osservati dalla nostra storia occidentale; in quella cultura le donne sono importanti, i genitori le fanno studiare, gli uomini le guardano ammaliati e rispettosi della loro bellezza. La vicenda tragica degli Armeni ci parla dagli occhi delle donne ferme tra le pagine dei romanzi della Arslan; mentre oggi, in Turchia, sono a rischio i diritti e le libertà fondamentali dei soggetti più fragili, le memoria del passato non ci garantisce di non commettere gli stessi errori dei padri ma ci consegna la responsabilità di sapere e di pensare.

Letizia, Giorgia e Veronica, 5B Liceo Giulio Cesare

 

- Appuntamento con Paola Govoni.

Paola Govoni è una bella signora coi capelli luminosi e insegna Storia della scienze e delle tecniche al Dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin” dell’Università di Bologna; ha vissuto e insegnato all’estero e il suo sguardo sul mondo dimostra una apertura e un colore internazionali. Silvia Leonelli è anche lei bella e femminile,  è una ricercatrice, dello stesso Dipartimento, che si occupa di Pedagogia delle famiglie e delle differenze di genere, parla con brio e usa molte immagini. Giovedì 16 febbraio hanno portato nel nostro liceo l’Università, spendendosi in una lezione-conferenza piena di notizie, statistiche, autori e approfondimento accademico riuscendo però a essere sempre dialoganti, coinvolgenti e disponibili. Ci hanno spiegato come i libri di testo scolastici abbiano veicolato, fino a poco tempo fa, una immagine di genere delle bambine e delle ragazze ( questo è il motivo per cui oggi, all’università, si studia la Pedagogia da altri punti di vista); ci hanno detto quante ragazze in Italia studiano matematica, perché smettono, perché la carriera accademica in certi corsi è per loro più difficile; abbiamo visto statistiche sulle professioni in Italia, differenze negli stipendi, differenze dagli  paesi europei che pensano al lavoro “a misura di donna e di madre”. Paola pensa che il mondo futuro avrà molto bisogno di una scienza declinata alla creatività e diversità femminile, chiede chi di noi studierà fisica o biotecnologie; le due insegnanti rispondono ai dubbi di chi crede che il dibattito sulla differenza sia superato, ci sollecitano sulla responsabilità di tutti a costruire una società più giusta, sempre partendo dai cerchi più piccoli che ci circondano.Ci salutano con consigli di lettura, da Luce Irigaray a Simone de Beauvoir a Richard Feyman, che ci insegna che scienza significa dubitare degli esperti.E poi con Ziggy, l’alter ego androgino di David Bowie, da cui è cominciato nel mondo anglofono il dibattito sul genere.

Letizia e Valeria, 5B

 

- Febbraio/marzo 2017: stage presso la Casa delle Donne di Rimini (i legali della Associazione spiegano i termini giuridici di discriminazioni e violenze; il volontariato come coscienza civica)

 

- Marzo 2017: ciclo di incontri con autrici femminili in collaborazione con il Coordinamento Donne di Rimini (contributo della scuola con video presentazione di una delle autrici studiate in classe). Si veda la locandina (pdf, 2.6 MB) delle iniziative a cui hanno preso parte gli alunni e le alunne delle classi Classi 4 e 5B.

 

- Dalla lettura di "Donne della Repubblica" sono scaturite le seguenti riflessioni:

Donne della Repubblica.

Costituzione della Repubblica italiana, articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Tra i 536 padri costituenti, le uniche 25 donne, di partiti e formazioni molto diverse ma unite da un unico scopo, furono coloro che vollero la dicitura “senza distinzione di sesso” in questo articolo tanto famoso; senza di esso le nostre vite sarebbero state, in gran parte, anticostituzionali.

Un bel saggio, edito da Il Mulino nel 2016, racconta come un romanzo la vita e la tenacia di 14 donne che hanno fatto la nostra repubblica, accomunate dal coraggio e dalla volontà di ribellarsi a schemi ingiusti e mortificanti.

Teresa Mattei, in II Liceo Classico, ebbe il coraggio di alzarsi dal banco e di dichiarare “grandi sciocchezze” le parole di un suo docente che inneggiava alla introduzione delle leggi razziali; la ragazza, espulsa ed esclusa da tutte le scuole dei Regno, avrebbe poi avuto una parte fondamentale nella Resistenza a Firenze, divenne dirigente del PCI e fu esclusa dalle candidature per le elezioni del 1948 dallo stesso Togliatti, che la punì per essersi innamorata di Bruno Sanguinetti, già sposato, e per non aver rinunciato ai suoi sentimenti.

La stilista Biki guadagnò alle donne la libertà di portare i pantaloni, censuratissimi dalla Chiesa; Lina Merlin si battè per eliminare il marchio di “illegittimi” ai figli nati fuori dal matrimonio e cominciò a pretendere l’affermazione di una genitorialità maschile , denunciò (visitandole) le condizioni tutt’altro che controllate delle case chiuse, contestò le madri che ritenevano giusto che i figli frequentassero quelle case dicendo che nessun uomo dovrebbe volere una donna “ servita su un piatto d’argento come un fagiano”; la Dama Bianca, amante del ciclista Coppi, pagò lei (e non lei insieme al campione)  la scelta di lasciare un marito per chi amava anche con la prigione, e mai venne perdonata, soprattutto dalle donne, per il fatto di aver rivendicato la sua libertà sentimentale.

Per chi ha la nostra età quasi nessuno di questi nomi è noto e quasi incredibili sembrano i fatti di vite tanto avventurose e difficili; ci ha molto colpito come Claudia Galimberti, una delle curatrici del volume e membro della Associazione  Controparola, ci ha raccontato con passione e partecipazione di queste figure, come se fossero sue amiche e presenze vive.

La professoressa Galimberti spera e crede in un nuovo dialogo, femminile, tra generazioni, ormai fondamentale al recupero di una difesa del genere che ha bisogno, forse, di una nuova militanza; alla scuola, ancora una volta, si consegna la speranza per una società davvero giusta.

Alessandro, Marta e Isabella (3 e 5B) 

 

 - L'incontro con Michele Poli dell'Associazione Maschile Plurale è così raccontato:

Circa 20 anni fa Michele Poli perse suo padre; di quel lutto dice che fu, oltre che un grande dolore, la sua opportunità per scoprire come voleva essere uomo e maschile. Molti anni prima Michele aveva baciato la sua prima ragazza, per lasciarla il giorno dopo; non sapeva cosa dirle, la distanza tra gli universi dei due sessi gli era parsa incolmabile e spaventosa. Nessun aveva insegnato a quel ragazzo cosa volesse dire rapportarsi con un essere umano di sesso diverso dal proprio. Oggi l’uomo che ci parla via Skype da Ferrara è il responsabile della Associazione Maschile plurale, ha una storia di volontariato e di impegno lunga e importante alle sue spalle, lavora (perché il tempo dedicato alla causa è per lui il suo principale impiego) nelle scuole, nel sociale, coi tribunali, con uomini abusanti, con minori e con donne, con la politica, con la realtà economica della Regione, con altre città e guardando ad altri paesi (l’Europa del Nord, gli Stati Uniti); ha una compagna da 25 anni e la scopre più bella ogni giorno perché oggi Michele è il “maschile” che avrebbe voluto essere. Una percentuale alta (60/70%) degli uomini che chiedono aiuto sono spinti dalle compagne; alcuni sono segnalati dal Tribunali dei minori, altri dagli Uffici penali, alcuni sono agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza contro le mogli, o le fidanzate; l’Associazione li inserisce in piccoli gruppi che si confrontano sempre con un volontario uomo e una donna, l’obiettivo non è di curarli o di inchiodarli alla loro colpa ma di renderli consapevoli dei comportamenti sbagliati che stanno esprimendo. Parliamo di famiglia, che in Italia sta cambiando velocemente, di strutture maschili della politica ( e del probabile crollo del sistema se si intaccassero davvero tali strutture), della cultura, della pesante responsabilità dei media (quanti film quanti video e quanti videogiochi ci abituano alla visione di una violenza senza conseguenza, come astratta dal reale e anche pericolosamente pedagogica…); parliamo del pensiero della guerra che non è femminile, dei giornali per i quali il femminicidio è sempre frutto di un raptus dell’uomo (Michele sostiene che il raptus presuppone una mancanza di controllo mentre la violenza sulle donne esprime  sempre la volontà di controllo e dipende dal non accettare una realtà che non piace). E quale posto dovrebbe occupare, chiediamo infine, l’educazione alla diversità nella scuola, quando cominciare e da dove? Secondo Michele serve sensibilizzare ovunque , e subito. La differenza di genere è la differenza da cui parte tutto; se è vero che è innato nell’essere umano il desiderio del superamento del proprio limite e se è vero che nella storia limiti impensabili sono stati varcati, è giunto il tempo di sapere che amare il nostro limite può essere vedere l’altro e quindi il primo grande passo per una identità vera e sicura.

Maia, Agnese,  Veronica e Letizia, 5B; Felisia, Costanza, Beatrice e Matteo, 4B; Alessandro, Beatrice e Chiara, 3B

 

Di seguito il resoconto dell'appuntamento con Paola Gualano:

Oggi vi parliamo di due donne molto diverse tra loro e molto vicine. 

Paola Gualano è una regista di teatro e cinema, una insegnante, e adesso gira l’Italia per mostrare soprattutto alle ragazze il suo docufilm “Femminismo!” (Babyfilm, 2016); non si tratta semplicemente di una storia del femminismo ma di un testo molto articolato e ricco che ricostruisce, denuncia, monta insieme e soprattutto fa capire alle giovani del XXI secolo che femminismo non è una parola come maschilismo di fronte a cui sottrarsi e schernirsi. La regista è presente alla proiezione del suo documentario alla Cineteca di Rimini; il suo lavoro le sembra più che mai urgente perché oggi, secondo lei, ha vinto il modello imposto dagli anni Ottanta, cioè la globalizzazione peggiore, il ritorno degli stereotipi sessuali, del mercato che vorrebbe tutti (ma soprattutto le donne) eterni adolescenti all’inseguimento dell’eterna giovinezza. Occorre tornare alla militanza perché quello che le giovani hanno da ormai due generazioni come possesso acquisito e naturale, bene proprio è da riconquistare. Ci colpisce sapere cosa hanno fatto le donne del nostro paese nel ’70, quanto associazionismo sia ancora vivo e diffuso, vediamo per la prima volta come femministe Dacia Maraini o Lidia Ravera ed Emma Bonino. Ci colpisce anche vedere il montaggio delle pubblicità dei giochi per le bambine, la selezione dei videogiochi in cui l’elemento femminile è debole, da salvare, da sostituire nel potere decisionale. Il passato e il presente si parlano, in questo documentario, secondo percorsi che non avevamo mai considerato; e la forza delle immagini ci ha convinto di quanto poco sapessimo di questa storia tanto intensa dietro di noi.

Luisa Pogliana è stata una manager importante nel Gruppo Mondadori, ha lavorato in 17 paesi di 4 continenti; come impegno personale si occupa di management femminile e dopo aver fondato l’associazione Donnesenzaguscio ha scritto tre libri sul lavoro nelle imprese delle donne e sul loro rapporto col potere economico e finanziario. L’abbiamo incontrata alla nostra Biblioteca civica sabato pomeriggio per la presentazione del suo ultimo libro, “Esplorare i confini. Pratiche di donne che cambiano le  aziende” . Anche qui molte storie, pochi sistemi. Anche qui molti successi ma ancora una lunga strada da conquistare; quello che Luisa dice con insistenza è che le donne hanno cambiato le aziende (rivendicandone troppo poco il merito) puntando sullo sviluppo e sulla crescita di tutto il personale (oltre i ruoli stabiliti) e sul concepire il mondo del lavoro come dentro la vita, facendo i conti con tutti gli aspetti e la difficoltà di essa.

Beatrice, Marta, Elisa e Alessandro (3B)

Matteo e Luigi (4B)

Il 31 marzo si è svolto l'incontro con le referenti della Casa delle Donne di Rimini:

Incontriamo Elvira e l’avvocato Heidi Pini un pomeriggio molto assolato, nella sede della Casa delle Donne di Rimini. Facciamo un piccolo gruppo di lavoro, noi, la prof, loro due sono molto empatiche e comunicative eppure quello che dicono è pesante, grave, difficile da far passare.

Rompi il silenzio, anche nella nostra città, aiuta le donne (molte) abusate, di ogni classe sociale, cultura e religione, per la quasi totalità dei casi da mariti, fidanzati, persone di famiglia e molto vicine. Elvira e Heidi fanno lavori importanti, fin da ragazze hanno sentito la passione per la giustizia e anche se ci dicono che il loro volontariato è tanto pesante da dover chiedere, a loro volta, l’aiuto di supervisori ed esperti, si vede nella stanza, la motivazione che le anima. Ci raccontano come si ascoltano e come si aiutano le donne maltrattate; che ci sono storie di violenze inascoltabili, che per sostenere tanto dolore occorre la preparazione delle operatrici ma facendo ogni volta attenzione che cultura, studio ed esperienza non si facciano alibi per stare discostati, e protetti. Ci dicono che non si possono usare, con quelle vittime, parole prescrittive  (devi lasciare tuo marito! Non farglielo fare mai più!) perché da anni loro sono un oggetto comandato; e poi che le violenze di genere non sono medicalizzabili, né come male del corpo e neppure come male della mente. Unica terapia: la vicinanza, il conforto nella volontà da ritrovare, la proposta della vita. Fatta da altre donne, in questo caso il volontariato è di genere.

Nella nostra ricerca di quest’anno altre volte abbiamo sentito di prigioni del maschile e del femminile, della necessità di una educazione fin da piccoli al rispetto dell’altro; e altre volte, purtroppo, qualcuno ci ha detto che bisogna fare in fretta, e davvero, perché il  mondo globalizzato, così evoluto, sta invece riprendendo una strada all’indietro per quanto riguarda la cultura di genere. Oggi c’è tanta consapevolezza in più, ci sono lo stato e le leggi ma è impossibile che tutti siano controllati e seguiti passo dopo passo. Elvira e Heidi insistono sulla necessità di applicare i protocolli per la riduzione del rischio (e questo è il compito delle associazioni e dell’azione consapevole di ogni cittadino); chiedono alla scuola e alla famiglia di non pensarsi fuori, a nessuno di noi di non cedere alla fortuna di sentirsi altrove, a chi è stato oggi nel piccolo ufficio di piazza Cavour di raccontare ancora la storia delle donne punite e castigate per essere donne.

Alessandro, Angelica, Filippo, Rosa, Marta e Aurora, 3B

 

 

- Marzo/aprile 2017: docufilm su un esperimento sociologico in classe (rovesciamo i ruoli e i giudizi stereotipati in una normale dinamica di coesistenza scolastica). Workshop con film-maker:  Il 5 aprile si è svolto l'incontro con le esperte Elena Malaguti e Silvia Leonelli sul tema del linguaggio di genere. Di seguito una riflessione:

COMINCIARE DAL LINGUAGGIO

Partiamo dal video “Parole d’amore (L’Espresso) e, insieme agli studenti universitari della Associazione Free Exit partecipiamo a un seminario pubblico in Università che ha l’obiettivo di far dialogare giovani ed esperti sul tema della violenza contro le donne. Gli esperti sono due docenti del CSGE dell’Ateneo bolognese, docenti di Pedagogia presso la sede di Rimini; sono le prof.sse Elena Malaguti e Silvia Leonelli e staremo con loro l’intero pomeriggio di mercoledì 5 aprile  in un confronto leale e aperto. Le due docenti ci propongono un quadro di riferimento, culturale e sociologico e psicologico fatto di cornici: la prima, quella dei diritti, la seconda, quella della rappresentazione sociale e culturale di sé. “Saresti carina, se volessi”, “Quel vestito è troppo giovanile per te”, “E lasci a casa i tuoi figli per lavorare?”, “Quel ragazzo ti ha preso di mira perché gli piaci”: frasi che sono passate sopra di noi venendo dal cinema, dalla tv, dai video, da reti familiari e da amici che non si sono accorti del potere discriminatorio delle parole. Chi non sa che il linguaggio, se perde la consapevolezza di sé, si traduce in una gestualità pericolosa? Chi non si rende conto che il bombardamento di informazioni e di parole sganciate dal valore di una visione del mondo giusta e umana sta trasformando le relazioni in situazione asimmetriche, che non si correggono neppure davanti alla denuncia e alla punizione della legge? Si tratta, per il mondo ipertecnologico ed evoluto del terzo millennio, di analfabetismo emozionale. La speranza viene dal concetto bello e difficile di resilienza, per il quale non tutte le donne violate sono schiacciate dalla loro sofferenza; dalle parole di qualche grande del mondo, ad esempio papa Francesco, che su Twitter scrive, il 26 novembre dello scorso anno, "Quante donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza! Il Signore le vuole libere e in piena dignità". 

Giovanni, Beatrice, Felisia, 4B

 

 

- Da novembre 2016 a marzo 2017: studiare l'arte e la letteratura "di genere"; il contributo femminile alla storia e alla modernità (in collaborazione con il Collettivo Poetico Slow lapin, Rimini).

 

 - SCHOOL SLAM 23 aprile 2017- di seguito il resoconto della docente:

Tre classi, e molti di più, stasera al Bar Lento di Rimini per uno slam di poesia dedicato al progetto In riva alla vita nella parte riservata alla scrittura poetica.

Organizzatori con noi i ragazzi dello Slow Lapin, un Collettivo poetico che ha fatto conoscere alla  nostra città le “gare poetiche” americane (poetry slam) muovendosi all’interno di un circuito nazionale (LIPS)

Chi tra gli studenti ha partecipato, leggendo i suoi testi, ha immaginato dialoghi di figlie con le madri, ultime riflessioni di donne uccise da chi diceva di amarle, alcuni hanno scritto per amori finiti, per amiche depresse, per un libro molto vissuto.

I miei ragazzi mi sono sembrati improvvisamente grandi- giovani donne e giovani uomini ben centrati nel loro spazio, coraggiosi nel dire al microfono sentimenti privati tutti accolti dal silenzio di un pubblico attento e sorpreso. Sorpreso, con me, della bella cosa che può succedere a scuola, quando si investe davvero.

Mariarita Semprini

 

Un documentario, dal titolo In riva alla vita, raccoglie le riflessioni dei ragazzi e delle ragazze che hanno partecipato al progetto.

 

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