Hate speech e narrazione empatica: esercitare la cittadinanza attiva in rete

Diritti

Soggetto coordinatore: Associazione Culturale SMK Videofactory di Bologna


Rete: Liceo Scienze Umane Laura Bassi di Bologna.

Con l'avvento dei social media, la modalità di “raccontare storie” è cambiata radicalmente: la vita quotidiana è raccontata minuto per minuto, la soggettività viene esposta al pubblico del web, che può interagire con il contenuto pubblicato con notevole libertà. La condivisione costante di testi, immagini ed opinioni, porta tuttavia con sé diversi interrogativi: cosa mostrano i contenuti che vengono condivisi? Quali sono le fonti di informazioni? Come viene costruita la rappresentazione dell'alterità? Quali sono le ripercussioni delle nostre opinioni sul web? Quali quelle dell'hate speech nella vita reale?
Il progetto intende lanciare un confronto con un fenomeno di questa portata e ragionare sull'impatto che questo potrebbe avere sugli adulti di domani. Si intende creare nei giovani maggiore consapevolezza sugli strumenti a
disposizione e favorire, in questo modo, la creazione di modalità virtuose di raccontare e raccontarsi, tutelando il rispetto dei diritti ed evitando qualsiasi forma di costruzione pregiudiziale dell'altro.

OBIETTIVI:

- Incentivare l'analisi critica delle fonti di informazione multimediali ed accreditare il valore educativo del video-documentario.
- Affrontare alcune questioni relative alla cittadinanza grazie all'esperienza diretta di documentaristi e distributori di documentari.

METODOLOGIA:
A momenti di lezione frontale si preferiscono attività laboratoriali ed interattive, anche mostrando esempi di documentario tratti dal catalogo OpenDDB – distribuzioni dal basso. Con la classe è poi individuata la modalità di restituzione del progetto (uno spot, una campagna social, delle interviste...)


 

 SVILUPPI PROGETTUALI:

In gennaio e febbraio gli operatori di SMK Videofactory hanno svolto le prime lezioni con la classe 1^F in modalità frontale. I ragazzi sono stati immediatamente coinvolti dal tema e le due lezioni si sono sviluppate come un dibattito continuo, dove gli studenti hanno avuto modo e voglia di esprimersi costantemente in prima persona.

 Primo incontro 23 gennaio (2h): Contestualizzazione del progetto e analisi dell'interazione social. Introduzione al fenomeno dell'hate speech.

Partendo da alcune domande di base e da un’attività introduttiva (cos’è un social network? Cos’è un’immagine del profilo?) gli operatori hanno analizzato insieme ai ragazzi il ruolo dei social nella vita quotidiana, concentrandosi sulla relazione tra identità on-line ed identità off-line, cercando di riscontrarne analogie e differenze; si è cercato di capire il significato dei contenuti diffusi in rete e le loro caratteristiche. Si è dunque parlato di soggettività, racconto, informazioni ed opinioni per come si manifestano online, evidenziando con i ragazzi alcuni nodi problematici: quanto tempo passiamo sui social? Questo tempo ci arricchisce? Che tipo di immagine vogliamo dare di noi quando ci esponiamo sui social? Che tipo di commenti pubblichiamo?

Focalizzandosi infine sulla dimensione del “commento” si è poi introdotto il tema dell’Hate Speech nella sua definizione istituzionale (Consiglio d’EUropa). Sottolineando come il discorso d’odio in rete rientri a pieno titolo tra i fenomeni di discriminazione e dunque sia un esempio di violazione dei diritti umani, e sulle sue caratteristiche e sulle fasce di popolazione a cui è maggiormente rivolto. Razzismo, sessismo ed omofobia sono infatti tra le sue manifestazioni più comuni. Ai ragazzi è stato lasciato spazio, insieme alle loro esperienze personali, riscontrando come l’hate speech online sia un fenomeno estremamente presente e “normalizzato” nel loro rapporto con lo strumento social. Per questo gli operatori hanno suggerito alla classe di cominciare a prestare attenzione alle sue manifestazioni, tenendone traccia e scrivendo una breve riflessione sugli argomenti trattati durante l’incontro.

 

Secondo incontro 13 febbraio (2h):Hate speech online, relazioni offline ed empatia

Partendo dalle testimonianze raccolte dai ragazzi a seguito della prima lezione, l’attenzione è passata dal piano virtuale a quello del reale. Quanto sono relazionate vita online e vita reale? Quanto la normalizzazione dell’hate speech online rischia di influenzare le relazioni sociali ed interpersonali? Per analizzare tale collegamento è stata utilizzata la cosiddetta “piramide dell’odio”. Teorizzata nell’ambito delle discriminazioni a stampo razziale, essa mostra come esista una correlazione tra rappresentazioni stereotipiche, discriminazione, linguaggio d’odio ed, infine, crimini di odio: da comportamenti apparentemente innocui o banali, possono infatti scaturire gravi violazioni dei diritti umani ed atti di violenza fisica. A sostegno di questa analisi, si sono analizzati, con l'aiuto di una mappa, i luoghi e i momenti delle aggressioni razziste avvenute nell’ultimo anno in Italia.

Ma perché è facile odiare online? Ci siamo confrontati con i ragazzi su questo argomento: Chi opera dietro lo schermo del computer? Chi riceve i contenuti? Ci siamo mai soffermati a pensare che le persone che subiscono azioni di odio online siano delle vere e proprie vittime di discriminazione? 

Partendo dalla presa di consapevolezza del fatto che “dietro gli schermi ci siano le persone”, si è quindi domandato ai ragazzi perché, secondo loro, sia così semplice odiare in rete. Sono state tratte le seguenti conclusioni: l’apparente anonimità conferita dalla rete porta gli individui a sentirsi “al sicuro” nel momento della pubblicazione di contenuti d’odio online; in rete è difficile “mettersi nei panni dell’altro”.

La lezione si è conclusa ragionando sul concetto di “empatia” come base delle relazioni interpersonali: comprendere che le immagini e i testi in rete hanno sempre un referente in carne ed ossa, con emozioni e sentimenti reali è uno dei passi fondamentali per vivere con consapevolezza il rapporto con i social network. 

 

 

Terzo incontro 19 febbraio (1h):Educazione all’immagine e narrazione empatia

Nello sviluppo del terzo incontro ci si è concentrati sul mezzo audiovisivo, da intendersi come strumento utile alla creazione di narrazioni “altre”, sia sui social che non. Gli operatori hanno fornito alcune nozioni teoriche sul concetto di comunicazione, per poi analizzare ruolo e compito dei mass media nella società odierna. Come si informano oggi i ragazzi? Quali strumenti hanno a disposizione, e come possono assumere una distanza critica di fronte alla miriade di immagini alla quale sono sottoposti ogni giorno? Introducendo i principi fondamentali del linguaggio audiovisivo, si è compreso come quest’ultimo abbia modificato nel tempo il nostro modo di approcciarci alla realtà e alla sua rappresentazione/interpretazione. Come ci si rapporta ad un'immagine? Come si fa a giudicare la sua veridicità? Quale e quanta influenza hanno nel modificare la cultura di un Paese? Che ruolo ha Internet in tutto questo?

La trattazione di tali tematiche ha stimolato interessanti dialoghi con i ragazzi: sono emersi diversi temi, talvolta anche problematici, riguardanti l'immaginario visivo costruito dai media su fenomeni come migrazione, razzismo, omofobia ecc.

Al fine di offrire un esempio di come la realtà possa essere raccontata in termini non superficiali, si è lavorato sul mezzo del video-documentario, come modalità espressiva in grado di creare una forte empatia con il pubblico e sensibilizzarlo su tematiche che vengono trattate parzialmente e spesso in maniera fuorviante dai media tradizionali.

Gli operatori hanno mostrato ai ragazzi diversi esempi esempi: estratti di documentari, spot di sensibilizzazione sull'hate speech, cortometraggi ecc come esempi di utilizzo consapevole del mezzo audiovisivo. In vista della produzione del video di restituzione, hanno infine suggerito alla classe di dividersi in gruppi ed ed elaborare un'idea di video da realizzare; tali idee verranno analizzate collettivamente durante il quarto incontro e ne verrà verificata la realizzabilità.

 Il quarto e il quinto incontro prevedono la strutturazione e la realizzazione del video di restituzione.

Quarto incontro (2h): Ideazione e scrittura del video di restituzione

Insieme alla classe sono stati ripercorsi i punti fondamentali degli incontri precedenti andando a delineare la struttura del video di restituzione.

Si è scelto di proporre un formato breve, uno “spot” che potesse essere diffuso online e, idealmente, utilizzato nell’ambito di una campagna social contro l’hate speech. Se infatti il contenuto di un prodotto audiovisivo è fondamentale per la sua efficacia, non meno importante è il mezzo attraverso cui si sceglie di diffonderlo. Con la classe intera si è perciò lavorato sulla stesura di una sceneggiatura, tenendo conto dei seguenti elementi: qual è il target di riferimento del video? Che tipo di narrazione vogliamo proporre? Dove verrà visto e diffuso?. Individuato il messaggio centrale del video, si è poi lavorato sulla costruzione delle scene e la stesura di una breve sceneggiatura. Tutti i ragazzi hanno partecipato a questo momento di creazione e condivisione di stimoli, confermando ancora una volta l’interesse per il tema, che è stato in grado di sollevare interrogativi e nuove consapevolezze.

 

Quinto incontro (2h): Riprese

L’incontro finale ha impegnato i ragazzi nella realizzazione del video, potendo familiarizzare con le attrezzature video e audio e sperimentare il processo in prima persona.

Il video è stato poi montato ed è previsto un incontro per la condivisione con la classe.

Con la docente si programmano le modalità di diffusione dello spot e un momento finale di presentazione del lavoro (alla fine dell’anno scolastico), dove saranno i ragazzi in prima persona a raccontare il percorso svolto ai genitori o ai compagni di altre classi.

 

 

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