A Bondeno il 21 febbraio un ricordo della strage alla Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980

Memoria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sabato 21 febbraio alle ore 17 presso la sala 2000 di via Matteotti 10 a Bondeno (Fe), riprendono gli incontri di Beati chi? momenti di testimonianza e di confronto con protagonisti del nostro tempo, organizzato dalla Parrocchia con il patrocinio del Comune.

Il tema che le prossime tre ospiti consegneranno alla riflessione ed al confronto con la comunità di Bondeno è quanto mai attuale ed urgente, nonostante prenda le mosse da fatti accaduti 34 anni fa.

La ricerca della verità, la quotidiana battaglia affinché il suo valore venga riconosciuto, il senso di giustizia che deve essere garanzia di un paese civile e democraticamente saldo.

Marina Gamberini, Roberta Garuti e Patrizia Poli sono tre sopravvissute alla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. E’ una data questa che taglia la storia di una nazione in due, un prima e un dopo; una di quelle date che chi c’era, chi ha vissuto quei momenti, anche solo attraverso la tv o la radio, non dimentica più. Che gettano un’ ombra lunga di paura, incertezza e rabbia che soltanto la luce della verità restituita può sperare di disperdere.

Marina lavorava assieme ad altre sei colleghe negli uffici sopra la sala d’aspetto della stazione.

 E’ l’unica sopravvissuta, è la ragazza stesa sulla barella con gli occhi sbarrati verso l’ obiettivo del fotografo nella fotografia che è diventata il simbolo della follia di quella strage: 85 morti e 200 feriti. Poi sono anni, tanti, di cure per il corpo e per l’anima ferita, di fantasmi e di fuga dalla realtà, per cercare di staccarsi da quell’esperienza, da quella foto che ancora oggi la fa star male. Perché la riporta a qualcosa di assurdo e  incomprensibile, che le ha tolto sei amiche, la giovinezza ed i suoi sogni e le ha cambiato per sempre la vita.

“Portare in giro la nostra storia è doloroso, è un riaprire ferite mai cicatrizzate, ma oggi so che è necessario. Incontrare soprattutto i ragazzi che vogliono sapere, che non sono inquinati da false verità e depistaggi di tutti questi anni, mi da l’energia per non rassegnarmi e credere che, un pezzo alla volta, si possa finalmente arrivare a capire chi e perché”.

Patrizia  aveva 23 anni ed era già madre di una bambina. “Quel giorno per fortuna mia figlia non era con me”, dice. “C’era mio marito e rimanemmo feriti in modo non mortale per un caso: appena prima dello scoppio ci spostammo dal primo al terzo binario perché al nostro treno avevano cambiato sede di partenza.  Ciò che abbiamo visto non si immagina, era un incubo con cui ho convissuto in tutti gli anni a seguire. A volte tra la vita e la morte è solo questione di una coincidenza; poi inizi a fare i conti con il senso di colpa, quasi fosse una colpa essere stati risparmiati”.

Marina, che abbiamo conosciuto attraverso la 13a ora, il programma di Lucarelli su Rai3, Roberta e Patrizia fanno parte oggi del consiglio direttivo dell’Associazione vittime 2 agosto che incessantemente lavora per far luce su una strage di cui ancora si sa troppo poco, come di tanti altri tragici eventi che hanno segnato un paese, il nostro, dove spesso la verità rimane sepolta da anni di depistaggi, falsità ed errori più o meno voluti e ne fanno un sogno lontano da realizzarsi.

Una tragedia rimasta per lunghi anni un totale mistero. I mandanti della strage non sono mai stati identificati. La sentenza definitiva giungerà solo nel 1995 con  la condanna all'ergastolo, quali esecutori dell'attentato, per i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. L’ex capo della P2 Licio Gelli, l'ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte vengono condannati per il depistaggio delle indagini. 

Come sempre Beati chi? parte dalla storia dei protagonisti, dalla loro disponibilità, in questo caso difficile e dolorosa, a ripercorrere momenti e situazioni di sofferenza con la speranza che dalla conoscenza nasca la memoria e dalla memoria, un giorno, un mondo nuovo dove si possa vivere in pace.

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