Lucertola Ludens APS, progetto "Festa del Diritto al gioco di Ravenna e forese" edizione 2022

Intervista a Renzo Laporta, coordinatore dell'iniziativa che che mette in rete ogni anno circa quaranta soggetti del territorio ravennate.

Un progetto iniziato nel 2013 con gruppetto di sei organizzazioni che nel tempo è cresciuto. Non c’erano fondi ma tanto interesse e passione, che è ciò che conta per realizzare la Festa del Diritto al gioco: un lavoro di rete che coinvolge ogni anno circa quaranta soggetti del territorio ravennate. E non solo, perché quest’anno ha visto la partecipazione dell’IC Cortemaggiore di Piacenza. Ne parliamo con Renzo Laporta, coordinatore dell'iniziativa che partecipa all'edizione 2021-2022 di conCittadini.

Il lavoro di rete per costruire la Festa del Diritto al gioco, com'è andata?

«Più che di Festa – come singolo evento - si deve parlare di Progetto della “Festa del Diritto al gioco di Ravenna”, giunto alla sua nona edizione e in questi anni ha mantenuto le sue principali caratteristiche iniziali, ovvero essere un progetto di rete che promuove protagonismo per avere restituite ai bambini e alle bambine la possibilità di giocare tutto l’anno e non solo durante la celebrazione del Diritto specifico. Chiaramente si parla in termini di “orizzonti di senso”, poi con la realtà che si incontra si deve mediare, ma avendo ben chiaro che cosa si va cercando è nel procedere passo dopo passo che si realizza la coerenza, ed è di questa che si accumula sapere e padronanza. Sin dai primi passi, quando c’era un gruppetto di 6 organizzazioni locali che hanno materializzato per la prima volta la “Festa del diritto al gioco” (maggio 2013), si trattava di un evento culmine ad un percorso di animazioni e gioco–sport svolte in diversi parchi locali, allo scopo di incentivare la ludica e salutare frequentazione degli stessi da parte delle famiglie. Non c’erano fondi ma molto interesse e passione a sviluppare quanto si stava facendo, motivazione ad iniziare qualcosa che si sarebbe voluto e dovuto ripetere nel tempo, un inizio di consapevolezza sul senso del Diritto al gioco in città; soprattutto una relazione positiva tra i referenti di questa prima rete di soggetti organizzati del territorio locale, nella quale tutti si occupano del tempo libero in termini di proposte per i ragazzi minorenni, per incentivarne l’autonomia e la partecipazione civica. Negli anni il progetto è cresciuto in diversificazione ed articolazione delle attività; per fare questo si è puntato su diversi Tavoli di lavorocon un coordinamento centrale: tra la Formazione al gioco, le Politiche del gioco, le piccole e grandi Animazioni in città, le attività nei Servizi educativi (come la scuola nei suoi vari ordini e gradi, doposcuola e centri di aggregazione), la Memoria con il coinvolgimento di Testimoni di cultura ludica partecipata, che ha poi portato all’annuale mostra GiocOsa. Per mantenere attivo ed efficace quest’insieme si necessita di un lavoro di coordinamento, che a volte è faticoso per la concentrazione che si deve mantenere costante sul processo. Una buona opera di documentazione e condivisione di quanto si scambia tra le persone aiuta molto a tenere il passo con ciò che evolve,  a consegnare anche agli altri la visione che dal particolare si espande al generale, di come il prosperoso processo rizomatico si cala anche in profondità. La sfida ogni volta è di allacciare nuovi e vecchi soggetti del territorio che arrivano ad essere tra i 35 e i 40 ogni anno, mettendo in comunicazione ed in comune qualcosa per risolvere cooperativamente problemi sentiti come interessanti. Bisogna sapere diluire nel tempo le attività, con periodi di soste attive fra le varie iniziative in modo da preparare la base dell’iceberg che sostiene l’evento».

Qual è stata l’attività ludica di maggior successo di quest’anno? 

«Uno dei luoghi ludici più frequentati della Festa del diritto al gioco è stata la “Ragnatela di Arlecchino” sul prato. In essa i bambini e le bambine di diversa età, ma spesso si ritrovano coinvolti anche gli adulti, vi entrano e giocano in modi diversi con la struttura che è stata precedentemente predisposta per loro dagli operatori.
Una struttura fatta di lunghe calze elasticizzate e colorate, che vengono tra loro annodate, tenute a terra o al massimo a mezza gamba ; e poi ci sono mezze canne di bambù che sono state piantate a terra, in modo tale da generare una struttura a ragnatela.
Sostanzialmente si parla di uno “sfondo ludico”, di un luogo di gioco che stimola il gioco libero, ovvero quella propria modalità dei minori di età di ideare, condurre e organizzare giochi scelti da loro. La struttura in cui essi entrano invita a performare alcuni comportamenti ludici, ma non solo, perché resta sempre viva la capacità di combinare e ricombinare gli elementi dell’azione: si corre, si salta, si rotola, si fanno le capriole e le ruote, si va a gattoni individualmente per il piacere di sfidare gli ostacoli; oppure si può fare tutto questo cooperando o competendo con gli altri; magari rincorrendosi; funziona bene il trenino, in cui c’è un capotreno che inventa il percorso tra gli ostacoli e gli altri lo imitano standogli dietro e vicino. Tutto questo succede solitamente in maniera del tutto spontanea e autonoma, senza alcuno stimolo da parte degli adulti, che al massimo hanno la funzione di iniziare l’attività, ma poi essa prosegue e vivacemente si evolve da sola».

 conCittadini ha dimostrato anche di riuscire a mettere in rete realtà distanti fra loro, come l’IC di Cortemaggiore, ci puòraccontare com’è andata? 

«Il Progetto ha caratteristiche locali ma il suo orizzonte prevede di alimentarsi, costruire scambi e confronti, ed anche interazioni con soggetti al di fuori del territorio ravennate. L’anno scorso è stato piacevole avviare una interazione con alcune classi dei dintorni di Piacenza, attraverso la puntuale mediazione offerta da conCittadini. Si è cominciato con delle cartoline che portavano come soggetto l’immagine di “giocattoli del fai da te”, che ci hanno visti impegnati nell’editing e nella distribuzione, mentre conCittadini si è occupato della stampa. Queste cartoline hanno funzionato nello stimolare l’autonoma, l’inventiva e la manualità creativa dei bambini/e di Ravenna come di Piacenza. Poi si è stimolato il rapporto anche con una serie di kit di materiale che, una volta assemblati, permettevano di realizzare un giocattolo con cui giocare e divertirsi da soli o nell’interazione con i compagni, oppure con i genitori se venivano distribuiti in famiglia. 
Abbiamo chiamato questi kit “ToyBoxes”, riconoscendo che l’ispirazione originaria era di marca anglosassone. Ad inizio pandemia ho notato che a Londra i luoghi di gioco si erano trasformati in opportunità per generare delle “CraftBoxes”, kit di materiali da distribuire gratuitamente a domicilio per stimolare il gioco artistico espressivo nei bambini/e ai “domiciliari”. Così ho pensato che noi avremmo potuto fare altrettanto, ma con i giocattoli e l’uso del legno, soprattutto per contrastare l’abnorme crescita dell’uso dei giochi elettronici che “imponevano” attività individuali, sedentarie, ripetitive, con accanto compagni virtuali. Tutto ha funzionato molto bene, anzi si è dovuto limitare la “produzione” delle "ToyBoxes". In ultimo, il processo di interazione con le pluriclassi di Piacenza si è momentaneamente concluso il 30 maggio, con la loro visita in città. È stata un’occasione per coinvolgere Mastro Nocciolo, nel ruolo di cicerone che ha illustrato il mosaico antico e moderno, e poi attivare il gioco crea-attivo ludico motorio nel verde, ed un laboratorio sui Pacifici, proprio presso il Parco della pace, giusto per rinforzare li messaggio che la pace, coerentemente, si fa con strumenti di pace».

 

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