"(In)curabile bellezza. Donne che fanno comunità"

Gli sguardi fieri delle pescatrici del Delta del Po e quelli delle detenute di Modena. Storie diverse che si sono incrociate all’insegna della dignità e del riscatto e che ora rivivono grazie all’arte, in particolare ai collage.

Taglio del nastro nella sede dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per “(In)curabile bellezza. Donne che fanno comunità”, mostra che racconta l’esperienza del laboratorio di educazione all’arte che ha fatto incontrare la comunità, forte e coesa, delle pescatrici del Delta del Po con un gruppo di detenute e da cui è nato un rapporto molto forte che, a detta di tutte, ha arricchito entrambi i gruppi. Quell’esperienza è diventata una mostra d’arte: “(In)curabile bellezza. Donne che fanno comunità”, curata da Federica Benedetti con opere di Chiara Negrello, Marianna Toscani e del Collettivo No Name della sezione femminile del carcere Sant’Anna di Modena.

“Una narrazione nuova che raccoglie qualcosa di apparentemente inconciliabile come la durezza del luogo in cui tutto ciò è avvenuto: la nascita di inspiegabile bellezza”, spiega Caterina Liotti, fra le organizzatrici del progetto che è stato illustrato da Federica Benedetti.

Una storia che è diventata anche Collettivo No Name, pubblicazione curata da Caterina Liotti, edita da Mucchi (XXI pubblicazione della Collana Storie Differenti del Centro documentazione donna), e che fa da catalogo alla mostra “(In)Curabile bellezza. Donne che fanno comunità”. Il volume raccoglie testi che Anna Perna, Paola Cigarini e Caterina Liotti hanno scritto sui temi della sorellanza, dei bisogni disattesi e della spersonalizzazione. Significativi poi i contributi di contestualizzazione dell’operazione realizzata, forniti da Grazia Zuffa, autrice di ricerche nazionali sul tema, che inquadra nel contesto italiano le problematiche legate alla detenzione femminile, e da Claudia Löffelholz, Direttrice della Scuola di alta formazione Fondazione Modena Arti Visive, che indaga su come il linguaggio dell’arte possa aiutare a costruire una società più inclusiva, empatica e solidale.

“Queste foto raccontano l’incontro di due realtà che lottano contro tante difficoltà: le donne al lavoro e le donne in carcere. È un modo per far sentire la voce delle donne anche fuori dal carcere, ricordando anche come il carcere sia organizzato su modelli prettamente maschili: non dimentichiamoci mai che i suicidi femminili sono il doppio di quelli maschili”, spiega la vicepresidente dell’Assemblea legislativa Silvia Zamboni che ha inaugurato la mostra, mentre il garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri sottolinea: “Dobbiamo affrontare i problemi delle donne in carcere che, come i rom, i sinti e altri gruppi, fanno parte delle minoranza carcerarie”.

La mostra sarà visitabile fino al 15 marzo, dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30-18, in Viale Aldo Moro 50 a Bologna.

Per informazioni;
tel. 051.527 5040 – 6869. 

Fotogallery

La puntata audio di 3 minuti di On Er con l'inaugurazione della mostra (su Spotify)