"Figlie dell'Infinito" di Ilaria Margutti

ilaria margutti

Henrietta Leavitt ha inventato la misurazione delle distanze fra i corpi celesti; Maria Gimbutas ha offerto una lettura alternativa delle antiche culture matriarcali. Sono alcune delle storie di “donne che hanno fatto la storia” raccontate in “Figlie dell’infinito”, la mostra personale di Ilaria Margutti, curata da Silvia Bonomini.

“Abbiamo deciso di restituire una voce alle donne che hanno contribuito alla comprensione del cosmo e alla riscoperta del femminile nella storia: l’obiettivo è sollecitare una riflessione sul ruolo delle donne nella costruzione della conoscenza e nella visione del mondo”, spiega Ilaria Margutti che ricorda come “ho studiato e raccontato donne che hanno saputo trasmettere agli altri l’amore per il futuro, le loro vite hanno avuto un grande impatto nella comunità”.

Nata a Modena, Ilaria Margutti vive e lavora a Sansepolcro, dove sviluppa una ricerca artistica che unisce il ricamo all’indagine sul simbolico femminile e sulla relazione tra arte e scienza. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dal 2007 ha inserito il filo come elemento centrale del suo lavoro, esplorando il concetto di interconnessione e memoria, perché, come sottolinea la curatrice Silvia Bonomini “il ricamo a mano diventa un veicolo di indagine e di riflessione filosofica sulla portata e i limiti della scienza” e “i fili intrecciati e/o sovrapposti, come i corpi e i volti femminili visibili nelle grandi tele dell’artista modenese, vogliono essere apparizioni che rivelano quanto la resilienza femminile sia fondamentale per comprendere le leggi dell’universo e per evidenziare connessioni in-visibili in grado di riscrivere le trame del reale”.

Il lavoro di Ilaria Margutti si ispira anche alla ricerca di Grete Hermann, scienziata e filosofa che ha ridefinito il concetto di causalità nella meccanica quantistica, sottolineando l’interdipendenza fra gli elementi. Il filo, nella sua pratica artistica, diventa un mezzo per tradurre visivamente queste connessioni, evocando la trama nascosta che collega le galassie, la materia e il pensiero umano.

“Figlie dell’infinito” si configura come una riflessione sulla conoscenza intesa come rete, sulla materia come intreccio di relazioni e sul ruolo del pensiero femminile nella costruzione di nuovi paradigmi. La mostra mette in luce come, in ambiti diversi, il contributo delle donne abbia introdotto un modello di sapere basato sulla relazione, sulla ciclicità e sull’interdipendenza, offrendo un’alternativa alle strutture lineari e gerarchiche della tradizione dominante.

La mostra è stata inaugurata l'8 marzo per la Giornata della Donna dal vicepresidente dell’Assemblea legislativa Giancarlo Tagliaferri in viale Aldo Moro, a Bologna. “Si rinnova l’impegno dell’Assemblea legislativa per l’arte e per i temi dei diritti delle donne. Quello di Ilaria Margutti curato da Silvia Bonomini è un lavoro molto importante ed è un grande piacere per l’Assemblea legislativa ospitarlo in occasione della festa dell’8 marzo”, sottolinea il vicepresidente Tagliaferri.

La mostra è realizzata in collaborazione con l’Associazione AIDIA sezione Bologna e sarà aperta al pubblico fino al 2 aprile dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 18. Per informazioni: gabinettopresidenteal@regione.emilia-romagna.it / Telefono: 051 527 5053 – 5826

La puntata radio On Er di 3 minuti dedicata alla mostra

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