"La memoria o il desiderio del tempo" di Paolo Racagni e "Musica da camera, 30 mosaici di piccolo formato"
L’Assemblea legislativa è doppiamente protagonista della Biennale di mosaico contemporaneo di Ravenna: per il secondo anno consecutivo la Biennale torna a Bologna, in viale Aldo Moro. Questa volta con due mostre: “La memoria o il desiderio del tempo” di Paolo Racagni e “Musica da camera, 30 mosaici di piccolo formato”, a cura di Sandro Malossini.
Le opere di Paolo Racagni sono composizioni strutturate in mappe, in fogli cromatici appesi a muri cadenti, anonimi, hanno colori netti che fanno da sfondo a un susseguirsi di lamiere, pietre, tessere, materia pittorica che concorrono a creare una mappa fatta di territori dai confini che spingono gli uni sugli altri. Sono le materie, i colori, gli accostamenti, le spaziature, la composizione, a creare quell’equilibrio che sottende a ogni opera, sia essa di piccolo come di grande formato. Al pari di altri artisti ravennati ha accolto il mosaico nel proprio lavoro, nella sua forma di tessere accostate le une alle altre preparate sagomandole secondo necessità, riuscendo a trovare una nuova casa a una tradizione millenaria.
E poi c'è un mosaico di protesta contro le impiccagioni in Iran. “Una bella domenica a Kazeran” è uno dei mosaici di Racagni più pregiati della tappa bolognese della Biennale del Mosaico contemporaneo. “Quest’opera è nata la scorsa primavera: mentre stavo lavorando, di domenica, ho sentito alla radio di giovani iraniani impiccati per le loro opinioni. Ho avuto come un moto d’indignazione, un sussulto e ho realizzato questo mosaico dal titolo volutamente provocatorio”, spiega Paolo Racagni nell’illustrare il lavoro.
“Il mosaico è un simbolo dell’Emilia-Romagna: dai tempi dei romani al tardo medioevo è un importante forma artistica”, sottolinea il direttore del Museo d’arte della città di Ravenna, Roberto Cantagalli, che con la presidente Petitti ha inaugurato il 2 novembre le mostre della Biennale.
“Musica da camera, 30 mosaici di piccolo formato”, invece, è il titolo della mostra che nel maggio del 1990 venne allestita nella pinacoteca comunale Loggetta Lombardesca di Ravenna a cura di Bruno Bandini e Martina Corgnati e che oggi viene in parte riproposta. Trenta mosaici, tutti dello stesso formato, 30×30 centimetri, che rappresentano gli anni Ottanta, con la presenza dei maggiori artisti che hanno partecipato attivamente alla definizione di un decennio particolarmente felice per l’arte italiana. Tutti i mosaici sono stati realizzati nel laboratorio di Luciana Notturni con la collaborazione di Marco De Luca e Paolo Racagni. Partendo da cartoni preparatori o da indicazioni dell’artista, si è creato un unico volume, capace di raccogliere e presentare le molteplici lingue della pittura degli anni Ottanta.
Le due esposizioni saranno visitabili fino al 22 novembre, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18, in viale Aldo Moro 50 a Bologna.
Per informazioni: gabinettopresidenteal@regione.emilia-romagna.it; tel. 051.527 50406869