Nadia Murad Basee Taha e Lamiya Aji Bashar, le yazide, Premio 2016

Premio Sakarov 2016

Nadia MURAD BASEE TAHA e Lamiya AJI BASHAR
sono sopravvissute alla schiavizzazione sessuale da parte dello Stato islamico (IS), diventando portavoce delle donne colpite dalla campagna di violenza sessuale dell'IS. Premio-Sakharov-2016-300x213[1].jpgEsse sostengono pubblicamente la comunità yazida in Iraq, una minoranza religiosa che è stata oggetto di una campagna di genocidio da parte dei militanti dell'IS. Il 27 ottobre 2016 a Nadia Murad e a Lamiya Aji Bashar è assegnato il Premio Sakharov per la libertà di pensiero. 

Lo sterminio degli Yazidi

Sono oltre 50 le fosse comuni che l'esercito regolare iracheno ha scoperto dopo aver sottratto alcuni territori agli jihadisti. Non si sa ancora quante persone siano state uccise e sepolte. Gli Yazidi sono una onu_-_0320_-_yazidi[1].jpgpopolazione di origine curda e sono molto numerosi nella città di Sinjar al confine con la Siria.  Lo Yazidismo è un'antichissima religione pre-islamica, a causa di essa gli Yazidi vengono tacciati di satanismo dagli estremisti islamici e quindi cacciati senza pietà.  Il 3 agosto 2014 l' IS ha massacrato tutti gli uomini di Kocho, il villaggio natale di Lamiya Aji Bashar e Nadia Murad, nel Sinjar (Iraq). Dopo il massacro, le donne e i bambini sono stati ridotti in schiavitù: tutte le giovani donne, tra cui Lamiya Aji Bashar e Nadia Murad e le loro sorelle, sono state rapite, comprate e vendute diverse volte e sfruttate come schiave sessuali. Durante il massacro di Kocho, Nadia Murad ha perso sei dei suoi fratelli e sua madre, che è stata uccisa assieme a ottanta altre donne anziane perché ritenute prive di valore sessuale. Anche Lamiya Aji Bashar è stata sfruttata come schiava sessuale assieme alle sue sei sorelle, ha tentato più volte la fuga senza riuscirci. 

Chi sono gli Yazidi

dove vivono gli Yazidi dell'Iraq.jpg

Si tratta di una delle poche etnie, di origine curda, che come gli ebrei, identifica il nome del popolo con la confessione praticata. E’ erroneo, malgrado un frequente uso giornalistico,  considerare il termine "yazidi" come un etnonimo, poiché la loro etnia è quella curda e la lingua parlata è il curdo.  Gli Yazidi sono circa in 800 mila nel mondo così distribuiti: Iraq 650 mila circa; Siria 50 mila circa; Germania 40 mila circa; Russia 40.586; Armenia 35.272; Georgia 20.843; Svezia 4 mila circa.

La testimonianza di Nadia

Il 16 dicembre 2015 Nadia porta la sua dolorosa testimonianza di fronte alla Corte penale internazionale dell'Onu. "Ho visto migliaia di profughi passare le stesse atrocità subite da me e dalla mia famiglia
- ha spiegato Nadia - Sono ovunque. Il califfato sta ancora cercando di ucciderci. Testimoniare e lavorare per la soluzione di  questa situazione mi dà la forza di continuare a lottare”.

La cattura di Lamiya

 “Mi hanno catturata – ha raccontato – il 15 agosto 2014 nel villaggio di Kocho. Ci hanno radunati nella scuola del villaggio. Hanno portato via gli uomini e non sappiamo cosa ne hanno fatto. Poi hanno portato le giovani a Mosul e le nostre madri e le donne sposate a Tal Afar. Neanche a loro sappiamo cosa sia successo. Un uomo mi ha portata a Raqqa, in Siria. Era un iracheno e sono stata con lui un mese. Da lì ho provato a scappare due volte, ma mi hanno presa entrambe le volte e mi hanno picchiata forte. E mi hanno fatto cose orrende. Dopo di ciò, mi hanno venduta a un altro uomo, a Mosul. Anche lui iracheno. Sono stata con la sua famiglia due mesi. Erano veramente persone orribili”. Lamiya continua: “Mi hanno venduta a un altro uomo di Mosul, che fabbrica bombe. Realizza autobombe e cinture esplosive. Ho vissuto con lui per due mesi. Ho provato a fuggire anche da lui. Ma mi ha catturata. Mi ha picchiata. Mi ha fatto di tutto. Mi obbligava anche ad aiutarlo nel suo ‘lavoro’”. Lamiya ha cercato di scappare in almeno quattro occasioni da coloro che la utilizzavano come schiava sessuale. E al quinto tentativo ci è riuscita: è così riuscita a raggiungere le zone controllate dai curdi.

Nadia Murad Basee Taha

murad_FP.jpgNadia è nata nel villaggio di Kocho, nel Sinjar, nel nord dell'Iraq. La famiglia di Nadia era contadina e lei è cresciuta all'interno di una fattoria. 
Nell'agosto del 2014 Nadia era una studentessa di ventuno anni quando l'Isis giunse nel villaggio di Kocho, radunò la comunità yazida e uccise 600 persone, tra cui 6 fratelli di Nadia, e la rese schiava. Nadia diventò una delle più di 6.700 donne yazide fatte prigioniere dell'Isis in Iraq. Nadia venne portata come schiava nella città di Mossul dove fu picchiata, bruciata con mozziconi di sigarette e stuprata. Nel novembre dello stesso anno riuscì a fuggire quando un soldato Isis si scordò di chiudere a chiave la porta dell'abitazione in cui si trovava.  Nadia trovò rifugio presso una famiglia della zona che l'aiutò a raggiungere il campo profughi di Duhok, nel nord dell'Iraq, e da lì Stoccarda, Germania. Lì Nadia è stata curata ed ha potuto raggiungere le comunità di rifugiati e sopravvissuti ascoltando le testimonianze delle vittime della tratta e del genocidio.  

Lamiya Aji Bashar

Lamiya Aji Bashar, 19 anni, proviene dallo stesso villaggio di Nadia Murad, Kocho, conquistato nell’ agosto 2014  dai soldati dell’IS.Lamiya-Aji-Bashar[1].jpg  Lamiya Aji Bashar è stata catturata e sfruttata come schiava sessuale assieme alle sue sei sorelle. Venduta cinque volte tra i militanti, è stata costretta a fabbricare bombe e corpetti suicidi a Mosul dopo che i militanti dell'IS avevano trucidato i suoi fratelli e suo padre.  "Vorrei dire a tutti cosa mi è successo ma non perché ho subito sulla mia pelle - racconta Lamiya - Voglio farlo perché nessuna donna venga più trattata così, e anche il mio popolo, gli yazidi, non possono più vivere a questo modo”. Dal suo arrivo in Europa, dove ha potuto incontrare altri sopravvissuti della sua regione Lamiya svolge attività di sensibilizzazione sulle atrocità commesse alla comunità Yazida in Iraq e aiuta donne e bambini vittime delle violenze dello stato islamico.

Lo Yazidismo

 Da sempre questa minoranza etnica è perseguitata per il proprio credo religioso, probabilmente proprio per la loro concezione della religione che è molto diversa dal dogmatismo e molto più vicina a certe melek_tawus[1].pngespressioni filosofiche proprie della spiritualità orientale. Nel caso yazida si può parlare di un vero e proprio sincretismo religioso che unisce Zoroastrismo/Mazdeismo [1], Sufismo e Cristianesimo. “Lo Yazidismo è un culto antichissimo che risalirebbe a 4.000 anni fa, è una religione pacifica in cui hanno confluito elementi di antico esoterismo, giudaismo cabalistico, cristianesimo mazdeo, zoroastrismo e sufismo. Con l’ebraismo hanno in comune la cabala e la circoncisione, con il cristianesimo il battesimo, con l’islamismo alcune pratiche di preghiera.  Hanno attinto dalle pratiche mistiche di ogni culto orientale, per lo yazidismo il rito è importante per il raggiungimento dell’unione con il divino ma la religione diviene un fattore secondario dinnanzi alla fede e mai è elemento di divisione rispetto a chi pratica altri culti. Sono stati perseguitati perché simili ma non appartenenti a nessuna delle grandi religioni monoteiste mettendone forse in discussione il concetto di identità basato sulla divisione e la differenza”. [2]
[1]http://www.centrostudiscienzeantichena.it/storia/250-lo-yazidismo-alle-origini-della-gnosi.html
[2]http://video.repubblica.it/mondo/videoscheda-chi-sono-gli-yazidi-e-cos-e-lo-yazidismo/174647/173276

Nadia Ambasciatrice ONU

Il 16 settembre 2016 Nadia Murad Basee Taha diventa ambasciatrice ONU e partecipa attivamente ad iniziative per  sensibilizzare al tema della tratta di esseri umani e dei rifugiati.  Con il sostegno dell’organizzazione no-profit “Yazda”, che aiuta gli Yazidi sopravvissuti  e difende i diritti delle minoranze etniche e religiose, Nadia ha potuto raccontare la sua storia al mondo obbligando i leader ad ascoltare gli orrori del genocidio in atto.

La fuga di Lamiya

Ad aprile 2016, grazie alla sua famiglia che ha pagato alcuni contrabbandieri locali, è riuscita a fuggire. Al momento di attraversare la frontiera curda, tentando di raggiungere il territorio controllato dal governo iracheno e inseguita dai militanti dell'IS, una mina terrestre è esplosa uccidendo due suoi conoscenti e lasciandola ferita e quasi cieca. Una volta arrivata al sicuro, è stata traportata in Germania per le cure mediche. Ha perso l’occhio destro, col sinistro ci vede a malapena e ha bisogno di costanti cure. Il suo viso è stato deturpato completamente dall’esplosione di una mina.

Le persecuzioni

Gli Yazidi furono duramente perseguitati dagli Ottomani e poi dal governo turco. La persecuzione contro gli Yazidi è poi ripresa nella seconda metà del XX secolo.
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