Women's rights in the Arab world - 2013

ragazza velataLe domande del sondaggio della Reuters sono basate sulla Cedaw, Committee on the Elimination of Discrimination against Women delle Nazioni Unite del 1979, e sono servite a valutare la condizione femminile in base ad una serie di parametri quali il diritto alla maternità, il trattamento all’interno della famiglia, l’integrazione nella società e la possibilità di inserirsi nell’economia e nella politica del proprio paese, la presenza di comportamenti violenti diffusi.

L’Egitto si è piazzato all’ultimo posto in tutte le categorie, il 22°. Già durante le proteste di piazza Tahrir un centinaio di donne furono violentate o molestate, proprio per limitarne la partecipazione e alimentare un clima di paura durante le manifestazioni. L’estrema diffusione di matrimoni forzati, soprattutto nei villaggi dove la donna diventa merce di scambio e viene letteralmente venduta e data in sposa al migliore offerente. Altra questione che fa precipitare l’Egitto in coda alla classifica è la pratica delle mutilazioni genitali che continuano ad essere la prassi per il 91% delle bambine, secondo i dati raccolti dall’Unicef. Secondo le Nazioni Unite Il 99% delle egiziane afferma di aver subito molestie in strada, un fenomeno «endemico, socialmente accettato e mai punito.

Al penultimo posto si piazza l’Iraq dove sono sempre di più le donne che vivono in condizioni di vulnerabilità, e che rischiano di subire abusi sessuali o di diventare oggetto di tratta. Solo il 14,5% della popolazione femminile ha un lavoro. Il 72,4% delle donne è costretta a chiedere il permesso al marito anche per ricevere cure e assistenza sanitaria.

Troviamo poi l’Arabia Saudita dove le donne sono sottoposte a un regime di tutela da parte del parente uomo più prossimo (marito, padre o fratello) e che non possono disporre liberamente neppure del possesso dei propri documenti di identità. Serve il permesso del “garante” per viaggiare, sposarsi, frequentare le scuole e ricevere assistenza sanitaria. Le donne inoltre non possono guidare. Nei casi di stupro la vittima rischia di essere accusata di adulterio e deve comunque produrre quattro testimoni uomini per poter denunciare la violenza.

Subito prima la Siria, ma dobbiamo tenere conto del fatto che questo sondaggio è stato realizzato nel 2013 ed oggi la situazione delle donne e delle bambine siriane è molto peggiorata a causa della guerra. Con la guerra civile le donne sono diventate vittime del conflitto e non di rado si sono registrati casi in cui le violenze sono state impiegate deliberatamente per scoraggiare le proteste e fiaccare la resistenza. Inoltre, se l’età minima per il matrimonio è 17 anni, nei campi profughi sono stati riscontrati casi di nozze anche con bambine di 12 anni.

donne velateNello Yemen, uno dei traffici più redditizi nel paese è quello dei matrimoni con minorenni, spesso con turisti stranieri.

In Sudan, nel codice penale esiste ancora un articolo, il 152, che ammette l’arresto e la flagellazione per il modo di vestire e l’età minima per il matrimonio è di soli dieci anni. Abbiamo poi il Libano, dove gli stupratori possono, per legge, evitare il processo se si impegnano a sposare la vittima e, anche se il paese ha sottoscritto la Cedaw, non ha mai dato parere positivo rispetto agli articoli su cittadinanza e uguaglianza fra uomo e donna nel matrimonio e nella vita familiare

Nei Territori palestinesi soltanto il 17% delle donne lavora, ma il 92,6% ha comunque conseguito un titolo di studio. Resta il tema della violenza, Il 51% delle donne sposate a Gaza è stata vittima di violenze domestiche.

In Somalia, il ruolo politico delle donne è riconosciuto in Parlamento, dove la presenza femminile è del 14%. Per quanto riguarda il mondo del lavoro il 39% delle somale ha un impiego, fatta eccezione per le aree controllate dal gruppo islamista al Shabaab, dove vige il divieto di avere un impiego fuori dalle mura domestiche. La violenza contro le donne è ancora molto diffusa, e il numero più alto di casi s è verificato nei campi per rifugiati.

Nel Djibouti l’11% dei membri dei membri dell’ Assemblea Nazionale sono donne e il 38% delle donne, circa 100mila, ha un impiego. Resta la piaga però della ancora diffusissima pratica delle mutilazioni genitali.

Anche nel Barhain notevoli sono stati i progressi negli ultimi anni. Sul fronte giudiziario la testimonianza di una donna ha lo stesso valore di quella di un uomo davanti alla Corte Islamica. Il 40% delle donne ha un impiego e rappresenta il 19% del totale della forza lavoro nel paese e, dal 2002 possono votare e sono eleggibili. Anche qui restano problemi grossi per quanto concerne la vita familiare: l’età minima per il matrimonio è ancora di 15 anni, e il 30% delle donne sposate ha subito abusi dal coniuge

donne libicheIn Mauritania sono state introdottele quote rosa nelle liste elettorali, e la percentuale minima di candidate deve essere del 20%. La maternità è riconosciuta nel mondo del lavoro con 98 giorni di permesso retribuiti e il 9% delle donne risulta assumere un contraccettivo. Ma il 69% delle donne mauritane continua a subire in tenera età mutilazioni genitali.

Solo nel 2008 alle donne è stato concesso di intraprendere gli studi in leggenegli Emirati Arabi, e da allora solo in due sono diventate giudice. In un processo, la testimonianza della donna continua a valere la metà di quella di un uomo. Nei casi di violenza le vittime che denunciano devono raccogliere molti elementi di prova e rischiano comunque di essere accusate di adulterio, passando. E’ vietato sposare uomini non musulmani.

In Libia, nelle elezioni del 2012,  33 donne sono state elette in Consiglio Nazionale su 200 rappresentanti. Il paese ha un età minima di matrimonio piuttosto alta, 20 anni, la stessa per donne e uomini. Il 28% della forza lavoro totale del paese è composta da donne.

In Marocco il 67% delle donne fra i 15 e i 49 anni utilizza metodi anticoncezionali. Le violenze domestiche però continuano a verificarsi in numero elevato: si parla di 17mila casi accertati soltanto nei primi tre mesi dell’anno e nel 78,8% dei casi sono provocate dai partner. Tra l’altro una donna che abbandona il tetto coniugale commette reato penale.

In Algeria le donne hanno il 31,6% dei seggi in Parlamento, e un’età media di matrimonio paragonabile a quella europea, di 29,5 anni. Il 14 ottobre 2012 il paese ha inoltre firmato la prima convenzione contro le molestie sessuali.

Nel 2002 la Tunisia ha finalmente concesso alle donne che sposano cittadini stranieri di trasferire la cittadinanza a marito e figli. Dal 2009 le donne non musulmane godono degli stessi diritti del coniuge. Per quanto riguarda la maternità, si ha diritto a 30 giorni di assenza dal lavoro. L’aborto è concesso entro i primi tre mesi di gravidanza dall’articolo 214. La nuova costituzione del …..

Ai primi posti della classifica abbiamo il Qatar, che ha visto la prima giudic, mentre in politica solo un posto su 29 nel Consiglio Centrale è occupato da una donna. L’età media di nozze è di 25,4 anni. Per guidare le donne hanno ancora bisogno del permesso del marito, ma il 51% della forza lavoro totale è al femminile. In Giordania dal 2003 le donne possono richiedere il passaporto senza il permesso del marito o del parente (uomo) più prossimo, anche se la società giordana resta estremamente patriarcale: Ad esempio non è ancora possibile il trasferimento della cittadinanza ad un marito straniero e ai figli. Nel 2005 le donne hanno ottenuto il diritto di voto attivo e passivo, e oggi occupano almeno la metà dei 240mila posti ministeriali in Kuwait. Sulla violenza e le molestie sessuali però non esiste ancora una legge specifica, e lo stupro fra le mura domestiche non è riconosciuto né punibile.

Il 29% delle donne adulte ha un lavoro in Oman, ma soltanto l’1,2% delle donne ha un posto in Parlamento. Il divorzio è ammesso ma se la richiesta arriva dall’uomo non servono motivazioni che la giustifichino, mentre per la donna è necessario passare attraverso un procedimento legale di otto fasi prima che la sua richiesta venga accolta.

Il primo posto della classifica spetta alla Repubblica Federale Islamica delle Comore. Nell’arcipelago il divorzio non solo è ammesso, ma tutela le donne che mantengono la casa ed eventuali proprietà terriere. I reati sessuali sono puniti, infatti il 50% dei detenuti nelle carceri del paese sta scontando una pena legata a questo genere di reato. In politica ci sono due donne al vertice dei ministeri delle telecomunicazioni e del lavoro. Il 35% del totale degli occupati è donna.

 

Report arab women

 

 

Il Rapporto Women's rights in the Arab world 

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