L'immigrazione straniera in Emilia-Romagna: gli ultimi dati dell’Undicesimo rapporto

sciopero degli immigratiL'immigrazione straniera in Emilia-Romagna: gli ultimi dati dell’Undicesimo rapporto

a cura di Regione Emilia-Romagna - Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali e Direzione Generale Centrale Organizzazione, Personale, Sistemi Informativi e Telematica, CLUEB, 2011

Nel 2010 la popolazione straniera residente in Regione ha raggiunto il 10,5% della popolazione facendo registrare quindi un progressivo aumento dell’incidenza passando dal 4% circa del 2003 all’8,6% del 2008, al 9,7% del 2009, per attestarsi infine a quest’ultima percentuale nel 2010.
Una crescente stabilità che si misura non solo con il numero di residenze ma anche con i ricongiungimenti familiari e la nascita di bambini con genitori stranieri in Italia. I bambini stranieri rappresentano infatti il 13,5% degli iscritti nelle scuole della regione. Il mercato del lavoro, risentito della grave crisi economica, ha colpito anche gli immigrati (10% degli occupati, 20% dei disoccupati), tuttavia è significativo il gettito contributivo (733 milioni di euro) e fiscale (358 milioni di euro) dei lavoratori stranieri.

Sono questi alcuni dei dati presentati Undicesimo rapporto sull’immigrazione straniera del 2011, a cura della Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali e Direzione Generale Centrale Organizzazione, Personale, Sistemi Informativi e Telematica della Regione Emilia-Romagna.

Il volume non si limita a presentare il quadro statistico sull’immigrazione straniera in Regione con confronti e comparazioni tra città e anni, ma esamina anche gli interventi volti a integrare i cittadini stranieri realizzati nel corso del 2009.

I dati - Nell’ultimo anno, il fenomeno migratorio in Emilia-Romagna ha confermato le caratteristiche di crescita e di stabilità. Secondo le stime della Caritas, al 31 dicembre 2009 erano infatti 516.000 i cittadini stranieri soggiornanti in regione, corrispondenti all’11,7% della popolazione emiliano-romagnola: un numero che pone la regione ai primi posti per presenze di stranieri dopo la Lombardia (1.136.300 stranieri residenti), il Lazio (565.900) e il Veneto (550.100).Tuttavia, calcolando la percentuale di stranieri sulla popolazione residente complessiva, l’Emilia-Romagna si attesta al primo posto, con 10,5 stranieri residenti ogni 100 complessivi, seguita dall’Umbria (10,4%), dalla Lombardia (10%) e dal Veneto (9,8%).

Differenze interne alla regione - Rispetto alla media regionale, si registrano naturalmente differenze da un territorio all’altro, con zone in cui la presenza straniera è maggiore in ragione delle differenti specializzazioni economiche, delle vie di comunicazione presenti, del mercato immobiliare più o meno favorevole.

Sono, nell’ordine, le province di Piacenza (12,6%), Reggio Emilia (12,3%), Modena (11,9%) e Parma (11,5%) a mostrare un’incidenza maggiore di residenti stranieri ogni 100 abitanti; all’opposto, è invece la provincia di Ferrara che, nonostante i notevoli incrementi degli ultimi anni, continua ad avere la presenza percentuale più bassa (6,8%). Nel dettaglio dei comuni, quelli che superano il 10% di residenti stranieri passano dai 22 del 2004 ai 140 del 2009, con Galeata (Fc) e Luzzara (Re) al 20,3%, Castel San Giovanni (Pc) al 19,4% e Rolo (Re) al 17,9% in testa.

Il progetto di integrazione di Bologna - Interessante è l’iniziativa del Comune di Bologna, il quale ha deciso di creare una Rete di attori composta da associazioni, Asp, centri sociali, gruppi informali, cittadini e sindacati, mettendo in campo tutti gli strumenti necessari per rispondere alle richieste di accoglienza, soprattutto alla luce delle ultime massicce immigrazioni.

La rete creatasi in collaborazione con il progetto di accoglienza gestito dalla Protezione Civile, in accordo con una cabina di regia regionale e al coordinamento provinciale degli enti locali, ha nel Comune una funzione di coordinamento, monitoraggio e indirizzo per le strutture collocate nel proprio territorio.

Il requisito dell’occupazione - Nell’ultimo focus di approfondimento del Rapporto sono stati poi considerati diversi aspetti. Primo fra tutti, lo stato giuridico dei rifugiati, attualmente in possesso del permesso di soggiorno umanitario, regolamentato dall’articolo 20 del testo unico sull’immigrazione. Esso prevede un permesso di soggiorno, ai fini della protezione umanitaria, di sei mesi, garantendo comunque tre mesi di libera circolazione nei Paesi dell’area Schengen. I maggiori dubbi riguardano il rinnovo di tale permesso, che ha come prerogativa quella che il rifugiato abbia un’occupazione. Ed è proprio questo aspetto che va a riallacciarsi alle linee programmatiche emerse nell’incontro che hanno delineato la necessità di creare degli“spazi di impiego” per i rifugiati, in maniera tale da renderli attivi sul territorio e favorire l’integrazione.

Si è parlato di lavori socialmente utili come la manutenzione degli spazi comuni come i parchi o le “formelle” delle fermate degli autobus, di percorsi formativi e naturalmente di veri e propri impieghi lavorativi, anche tenendo conto delle competenze specifiche. Nonostante resti ancora molto da fare, questo modello può sicuramente essere esportato verso le altre realtà regionali e nazionali.

Origine degli immigrati - I principali paesi di provenienza degli stranieri residenti in regione sono, nell’ordine, il Marocco (14,6%), la Romania (13,1%) e l’Albania al 12,7%. Rispetto al 2008 sono in crescita alcuni paesi dell’Est europeo (come la Moldavia e l’Ucraina) e rimangono sostenuti i dati della Romania, anche se in misura meno marcata rispetto ai picchi registrati nel triennio dal 2006 al 2008. Si rilevano inoltre significativi valori percentuali di crescita degli stranieri provenienti da Pakistan, Bangladesh e India.

Richieste di cittadinanza - A confermare il carattere di progressiva stabilità del fenomeno migratorio in regione c’è il costante aumento delle acquisizioni di cittadinanza italiana, che passano dalle 1.152 del 2002 alle 7.212 del 2009. Il passaggio alla cittadinanza italiana avviene in buona parte per matrimonio e tocca soprattutto le donne. Nel corso degli ultimi anni, collegata alla stanzialità sul territorio che consente l’accesso alla cittadinanza per requisiti di residenza, si colgono nella nostra regione alcuni elementi positivi: secondo il Ministero degli Interni (dati relativi al 2009), in regione l’acquisizione della cittadinanza avviene per circa la metà dei casi per residenza.

Il fenomeno, soprattutto dopo le ultime drammatiche vicende del nord Africa con i conseguenti forti afflussi in Italia da quella regione, è in continua evoluzione. Considerare gli immigrati una ricchezza e non un “problema” (come molto spesso vengono etichettati) per gli emiliani è una priorità assoluta. La proposta dei percorsi integrativi del Comune di Bologna può essere sicuramente un buon punto di partenza in tal senso.

MP

Undicesimo rapporto sull’immigrazione straniera
A cura di Regione Emilia-Romagna - Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali e Direzione Generale Centrale Organizzazione, Personale, Sistemi Informativi e Telematica
CLUEB (aprile 2011 )

Azioni sul documento