La riforma del welfare la fanno gli enti locali

18.04.2013

La riforma del welfare la fanno gli enti locali

La copertina del libro

È in libreria dall’11 aprile “Tra l’incudine e il martello. Regioni e nuovi rischi sociali in tempo di crisi” (Il Mulino), a cura di Valeria Fargion ed Elisabetta Gualmini. La prima insegna Sistemi locali di welfare e Politiche sociali e globalizzazione a Firenze, la seconda è professore ordinario di Scienza politica all’Università di Bologna e presidente della Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo.

Il volume analizza il sistema del welfare in Italia mettendo a confronto cinque regioni italiane: Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Toscana e Puglia. Sono infatti le regioni e gli enti locali ad accollarsi l’onere di garantire il welfare in tempo di crisi.

Gli aspetti analizzati in “Tra l’incudine e il martello” sono: la non-autosufficienza degli anziani; l’integrazione degli immigrati e dei loro nuclei familiari; la conciliazione tra famiglia e lavoro; la perdita del lavoro in assenza di requisiti adeguati per accedere alle tutele tradizionali; i bisogni mutevoli di assistenza sanitaria; la povertà in aumento nonostante il lavoro.

Scrive Elisabetta Gualmini su La Stampa:

Vi erano tutte le condizioni per alzare bandiera bianca. Chiudere la baracca, gli scampoli di servizi e i brandelli di sussidi, e rassegnarsi a un welfare risarcitorio e ridotto all’osso, il giusto complemento a un paese con un Pil anemico e un’economia in ginocchio. Fare meglio con meno non è infatti semplice. Invece le Regioni e i Comuni hanno provato a giocarsi la partita, hanno afferrato la palla senza paura del veleno, rivedendo le priorità e cercando, per virtù o per disperazione, nuove partnership.

Secondo Elisabetta Gualmini gli enti locali si sono trovati a dover affrontare delle sfide che richiedono un repertorio di soluzioni nuovo basato su un nuovo tipo di rapporto tra pubblico e privato. Le soluzioni adottate dalle regioni analizzate coprono tutto lo spettro di possibilità dal tutto-pubblico al tutto-privato, adattandosi di volta in volta a contesto e tessuto sociale.

Due sono però le sfide che – scrive ancora Gualmini – tutti hanno dovuto affrontare: la prima è quella dell’alleanza con la generazione di mezzo, gli adulti che si trovano a lavorare in condizioni economiche svantaggiose e a dover sostenere con il loro lavoro la generazione precedente (pensioni) e quella successiva (istruzione); la seconda sfida è, poi, quella del cambiamento dei modelli organizzativi, per cui gli enti locali hanno dovuto adattare le strutture pubbliche (ad esempio degli ospedali) alla struttura del territorio, organizzando centri e periferie e cercando di far spostare di più i medici e di meno i pazienti.

Per elaborare una riforma del welfare potrebbe essere utile guardare al lavoro che è stato fatto – spesso anche in sordina – negli ultimi anni nei sistemi locali, nei comuni e nelle regioni, pressati tra l’incudine della crisi e il martello dello Stato che delega loro tutte le patate bollenti.

Azioni sul documento