Child Guarantee, verso una Garanzia europea per l'infanzia

Il 14 giugno è stata approvata la Raccomandazione della Commissione Europea per una Garanzia europea per l'infanzia.

Il risultato è stato raggiunto al Consiglio "Occupazione, politica sociale, salute e consumatori" (EPSCO), che si occupa di aumentare i livelli di occupazione e migliorare le condizioni di vita e di lavoro all'interno dell'UE.

Trattandosi di una Raccomandazione, non sarà vincolante ma dovrà fungere da linea guida per gli Stati membri dell’UE, rappresentando la cornice quadro all’interno della quale saranno rispettate le specificità nazionali. 

 

Il 27 maggio si è tenuto online il webinar "Child Guarantee, verso una Garanzia europea per l'infanzia", organizzato dal Coordinamento delle Regioni e Province Autonome Italiane a Bruxelles (URC) e promosso dalla Delegazione presso l'UE della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con l'Ufficio di Bruxelles della Regione Lombardia, per approfondire il contenuto della Raccomandazione sulla Child Guarantee, che offre una guida per attuare la Garanzia per l'Infanzia. 

 

Sono intervenuti in videoconferenza Lorenza Badiello (Delegazione dell’Emilia-​Romagna presso l'UE), Adriana Ciampa (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), Annamaria Matarazzo (Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’UE), Maria Baroni (DG EMPL, Commissione Europea) e Stefano Rimini (Unicef Europe and Central Asia). 

 

Il Sistema europeo di garanzia per i bambini vulnerabili (European Child Guarantee) è un'iniziativa della Commissione europea volta a promuovere le pari opportunità e garantire l'accesso a servizi essenziali per i bambini e i ragazzi bisognosi con meno di 18 anni e a rischio di povertà o esclusione sociale (AROPE). Il suo scopo è di contribuire a raggiungere gli obiettivi di riduzione della povertà: allontanare 15 milioni di persone dal rischio di povertà e di esclusione sociale, di cui almeno 5 milioni dovranno essere bambini. 

 

Un quarto dei bambini e degli adolescenti europei, infatti, sono a rischio di povertà o di esclusione sociale. Nel 2019, la percentuale di bambini e di adolescenti italiani esposti a un rischio di rimanere vittime di povertà ed esclusione sociale era pari al 27,7%, ben oltre la media UE del 22,2%. Purtroppo, da quanto emerge dalle più recenti statistiche dell'UE, la crisi dovuta al COVID-19 ha peggiorato la situazione: 11,4% i minori in povertà assoluta, 25,7% i giovani tra i 18 e i 24 anni fuori da percorsi di studio, lavoro o formazione, e ben 30,6% i minori a rischio di povertà ed esclusione sociale. 

 

La Garanzia europea per l’infanzia è il risultato di un iter iniziato nel 2015 con una Risoluzione del Parlamento Europeo che auspicava lo sviluppo di un Programma di Garanzia per l’infanzia e l’adolescenza per il contrasto della povertà multidimensionale. 

 

Le attività della sua preparazione sono state divise in tre fasi: 

1) Studio di fattibilità della Garanzia, che ha auspicato il miglioramento dell’accesso dei minori ai servizi primari; 

2) Studio esplorativo sulla cornice economico-finanziaria per l’implementazione di un possibile schema di Garanzia; 

3) Progetti pilota in Stati Membri selezionati per testare in pratica i risultati delle due fasi precedenti. 

 

In seguito allo studio di fattibilità, nel luglio 2020 la Commissione Europea ha dato il via alla fase pilota (che durerà fino al 2022), chiedendo all'UNICEF di collaborare con i Governi in Italia, Croazia, Bulgaria, Grecia, Spagna, Germania e Lituania nella sperimentazione di sistemi di intervento per il contrasto alla povertà minorile e all’esclusione sociale, come possibili modelli per gli Stati membri dell’UE. Questa fase è sviluppata sotto la direzione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia. 

 

Con il Sistema europeo di garanzia, agli Stati membri dell’Unione è raccomandato di fornire un accesso gratuito ed effettivo ai bambini bisognosi con riferimento a: 

 
 

  • servizi educativi e di cura per la prima infanzia; 

  • attività educative e scolastiche; 

  • almeno un pasto sano ogni giorno di scuola; 

  • servizi sanitari. 

 

Il concetto di accesso effettivo è fondamentale: significa predisporre una situazione in cui i servizi siano immediatamente disponibili, economicamente accessibili, fruibili, di buona qualità, forniti per tempo e di cui i fruitori siano consapevoli e che lo siano anche del loro diritto di servirsene. Spesso i servizi esistono già, ma anche nei paesi più virtuosi l’accesso effettivo manca, in particolare per chi ha maggiore bisogno. I minori in questa condizione sono coloro i quali sono a rischio di povertà di esclusione sociale, in particolare: 

 

a) bambini senza casa o con gravi problemi di alloggio; 

b) bambini con disabilità; 

c) bambini con un background migratorio - anche in contesto di illegalità, in un'ottica estensiva; 

d) bambini appartenenti a minoranze razziali o etniche (in particolare i Rom) 

e) bambini che si trovano in strutture di accoglienza alternative (soprattutto istituzionali); 

f) bambini in situazioni familiari precarie (ad esempio, vivere in una famiglia monoparentale, avere un genitore incarcerato o un genitore con una disabilità, una malattia mentale, una malattia di lunga durata o una dipendenza; avere una madre adolescente o essere una madre adolescente, esposta alla violenza; figli abbandonati di cittadini dell'UE). 

 

Per implementare questo quadro gli Stati membri dovrebbero: 

 

a) garantire la coerenza delle politiche sociali, educative, sanitarie, nutrizionali e abitative a vari livelli e migliorare la loro rilevanza per il sostegno ai bambini; 

b) aumentare gli investimenti nell'istruzione, nella sanità e nei sistemi di protezione sociale; 

c) fornire misure di integrazione nel mercato del lavoro ai genitori/tutori e un adeguato sostegno al reddito delle famiglie; 

d) affrontare la dimensione territoriale dell'esclusione sociale; 

e) rafforzare la cooperazione delle autorità e delle parti interessate nella progettazione, realizzazione e monitoraggio delle politiche e dei servizi di qualità per l'infanzia; 

f) promuovere l'inclusione e affrontare la discriminazione e la stigmatizzazione dei bambini in difficoltà; 

g) sostenere gli investimenti strategici in servizi di qualità per l'infanzia, comprese le infrastrutture abilitanti e la forza lavoro qualificata: 

h) dedicare finanziamenti adeguati. 

 

Cosa viene richiesto agli Stati membri: entro nove mesi (marzo 2022) dall'adozione della presente raccomandazione, che dovrà avvenire in data 14 giugno 2021, gli Stati membri sono incoraggiati a presentare alla Commissione un piano d'azione, relativo al periodo fino al 2030, per attuare la presente raccomandazione, tenendo conto delle circostanze nazionali, regionali e locali. Il piano d'azione dovrebbe includere in particolare: (i) le categorie di bambini bisognosi che devono essere raggiunti da misure integrate corrispondenti; (ii) gli obiettivi quantitativi e qualitativi da raggiungere in termini di bambini bisognosi da raggiungere con le misure corrispondenti, tenendo conto delle disparità regionali e locali; (iii) le misure pianificate o adottate per l'attuazione della presente raccomandazione, anche a livello regionale e locale, e le risorse finanziarie e i tempi necessari; (iv) altre misure pianificate o adottate per affrontare l'esclusione sociale dei bambini e rompere i cicli intergenerazionali di svantaggio, basate in particolare sul quadro politico abilitante; (v) un quadro nazionale per il monitoraggio della raccolta dei dati e la valutazione di questa raccomandazione, anche al fine di stabilire un quadro comune di monitoraggio. 

 

In tutta la fase di sperimentazione sarà promossa la partecipazione dei bambini e adolescenti – soprattutto dei più vulnerabili – nei processi di progettazione, implementazione, monitoraggio e valutazione dei programmi dei piani nazionali d’azione, a livello dei servizi locale, regionale e nazionale, nonché la partecipazione di vari livelli di governance e di stakeholders rilevanti. 

Inoltre, sarà istituita la figura del Coordinatore nazionale della Garanzia per l’infanzia. 

Infine, gli Stati membri dovranno riportare ogni due anni sui progressi dell’implementazione. 

 

Da parte sua, la Commissione: 
 

  • monitorerà l'attuazione della garanzia per l'infanzia

  • collaborerà strettamente con gli Stati membri, il coordinatore nazionale della garanzia per i minori e il CPS; 

  • riferirà regolarmente al CPS sui progressi compiuti sulla base delle relazioni degli Stati membri; 

  • collaborerà con il CPS per sviluppare un quadro di monitoraggio comune e per migliorare la disponibilità e la comparabilità dei dati a livello UE; 

  • riesaminerà i progressi nel 2026 (5 anni dopo l'adozione della raccomandazione) e riferirà al Consiglio; 

  • rafforzerà le attività di sensibilizzazione, diffusione e comunicazione. 

 

Si è parlato di finanziamenti da fondi strutturali e di investimento. Nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 (QFP), gli Stati membri dovrebbero destinare almeno il 25% delle loro risorse del Fondo sociale europeo plus (FSE+) all'inclusione sociale. Almeno il 5% della dotazione del FSE+ dovrebbe essere destinata a misure per affrontare la povertà infantile negli Stati membri in cui il livello di povertà infantile o di esclusione sociale è superiore alla media dell'UE (tra cui l’Italia); gli altri Stati membri dovrebbero destinare un importo adeguato. Inoltre, gli Stati membri possono anche investire in: (i) azioni per affrontare la deprivazione alimentare o materiale; e (ii) misure di accompagnamento per i bambini nell'ambito del relativo obiettivo specifico di FSE+. Infine, riguardo il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) ci si aspettano investimenti in infrastrutture sociali, attrezzature e accesso a servizi di qualità, e progetti di cooperazione nelle regioni di confine. 

 

finanziamenti da altre fonti riguardano: 
 

  • InvestEU - investimenti nell'istruzione e nell'ECEC, nell'assistenza sanitaria e negli alloggi a prezzi accessibili; 

  • RRF - riforme, investimenti e politiche per la prossima generazione, i bambini e i giovani, come l'istruzione e le competenze (pilastro 6); 

  • Strumento di supporto tecnico - riforme strutturali nell'istruzione, nei servizi sociali, nella giustizia e nella salute, comprese quelle che affrontano la povertà e l'esclusione dei bambini; 

  • Fondo per l'asilo e la migrazione - misure per garantire una protezione efficace dei bambini nella migrazione, in particolare se non accompagnati; 

  • Horizon Europe - finanziare la ricerca per sostenere le politiche per i bambini in una varietà di settori (ad esempio le opportunità educative e la povertà). 

 

La Garanzia agirà in relazione con altre iniziative. Ad esempio, essa si inserisce all’interno del Piano d’Azione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali, che definisce una cornice più ampia per combattere la povertà e l’esclusione sociali. Inoltre, essa completa la raccomandazione della Commissione del 2013 "Investire nei bambini. Rompere il ciclo dello svantaggio", un quadro per lo sviluppo di politiche per promuovere l'inclusione sociale e il benessere dei bambini, specialmente in situazioni vulnerabili, sviluppando il suo secondo filone relativo all'accesso a servizi economici e di qualità, tra cui l'ECEC, l’educazione, la salute e l’abitazione. Inoltre, essa integra la Strategia dell'UE sui diritti dei bambini adottata lo stesso giorno, che riunisce le iniziative sui diritti dei bambini in un quadro politico coerente. 

 

Alla fine dell’incontro è stato sottolineato il ruolo fondamentale della dimensione regionale e locale nella lotta alla povertà giovanile, poiché in queste realtà si conoscono i cittadini e le loro situazioni ed è lì quindi che si dovrebbero garantire punti di ascolto per poi creare dei servizi su misura: mai come oggi si hanno a disposizione tante risorse e tanto appoggio dell’Unione Europea per lavorare in sinergia.