Conferenza sul clima a Marrakech: l'Ue mette in campo la sua leadership

Si è chiusa la scorsa settimana la Conferenza sul clima di Marrakech. Dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane i timori per una brusca retromarcia sugli obiettivi stabiliti a Parigi erano molto forti. Da Marrakech sembra però arrivare un segnale chiaro: da Parigi non si deve tornare indietro. A spingere in questo senso soprattutto i paesi poveri, che pagano il prezzo maggiore del cambiamento climatico. Per loro i risultati di Marrakech sono però ancora modesti, in particolare per quanto riguarda il sostegno finanziario dei paesi industrializzati all’azione climatica dei paesi poveri, di cui non vi è traccia nel documento finale. La parte povera del mondo in realtà non chiede più soldi, chiede di poter aver quelli che avrebbe dovuto ricevere fin dal 2009, e cioè i 100 miliardi l’anno entro il 2020, di cui sono arrivate solo poche gocce. Chiedono che sia aumentata la parte percentuale da destinare all’adattamento. Ma in questa conferenza non hanno ottenuto risposte: dovranno aspettare la prossima conferenza sul clima.

Il risultato di maggior rilievo è in realtà l’adozione del programma di lavoro, con un calendario di verifiche intermedie serrato, per definire la governance dell’Accordo entro la COP24 del 2018, quando è prevista la prima revisione degli impegni assunti a Parigi lo scorso dicembre

Il punto cruciale è infatti non cedere e andare avanti. Per farlo la Conferenza sul clima di Marrakech stila le regole, un manuale operativo dell’accordo di Parigi ed una serrata tabella di marcia. I governi hanno complessivamente ribadito l’urgenza dell’azione climatica immediata, concordando la necessità di aumentare gli impegni di riduzione delle emissioni prima del 2020, in coerenza con gli ambiziosi obiettivi di Parigi di contenere l’aumento della temperatura globale ben al disotto dei 2°C e facendo ogni sforzo per limarla a 1.5°C.

Impegni immediati però non sono stati presi. L’Europa a Marrakech ha rivendicato più volte la sua leadership nell’azione climatica globale. L’UE può impegnarsi ad aumentare la riduzione delle sue emissioni passando dal 20 al 30% entro il 2020, senza grandi sforzi. Un impegno a portata di mano, visto che ha già superato il 20% con diversi anni di anticipo e ha un trend del 30% di riduzione delle sue emissioni al 2020.

Alla COP24 del dicembre  2018 si potranno quindi rivedere i primi impegni di riduzione delle emissioni, incrementandoli in coerenza con gli obiettivi di Parigi. Questo potrebbe essere il momento in cui l’Europa mette in campo la sua leadership con impegni ambiziosi. L’Europa potrebbe arrivare a questo importante appuntamento politico con impegni di riduzione al 2030 fino al 40% e con una strategia di decarbonizzazione della sua economia in grado di raggiungere zero emissioni entro il 2050.

Il primo appuntamento intermedio in agenda è quello del 31 marzo 2017, quando le Parti si aggiornano con proposte su governance, accordi istituzionali, salvaguardia e modalità operative del fondo per l’adattamento. Il calendario di lavoro, comunque, è tutto compreso entro il limite ultimo del dicembre 2018.