Ricerca e sviluppo: quanto investono gli Stati europei?

Ricerca e sviluppo: quanto investono gli Stati europei?

Uno degli obiettivi centrali della strategia dell'Unione europea per il 2020 è quello di garantire un forte sostegno al settore della ricerca e dello sviluppo (R&S). Questo, mediante la previsione di uno standard da raggiungere a livello europeo, in base al quale il 3% del PIL dei paesi Ue dovrà essere destinato a R&S. Ma quanto investono effettivamente gli Stati europei in quest'ambito? Alla domanda risponde un'indagine dell'Eurostat, l'istituto europeo di statistica.

Nel 2013, la spesa complessiva per R&S è stata di 275 miliardi di euro, pari a circa il 2,02% del PIL. Un rilevante passo avanti se si considera che nel 2004 si era solo all'1,76%, ma ancora poco in base al target stabilito per il 2020. Ancora poco rispetto anche alle altre potenze economiche mondiali, come Sud Corea (4,04%), Giappone (3,38%) e Stati Uniti (2,81%). Di più, però, rispetto sia alla Cina (1,98%) che alla Russia (1,11%). L'ambito di maggior interesse per gli investimenti resta quello delle imprese, con quasi il 64% delle risorse totali; al secondo posto l'istruzione superiore, con il 23%.

Gli Stati più virtuosi sono, in linea generale, quelli del Nord Europa: svettano Norvegia e Svezia (oltre il 3.3%). Indietro restano altri paesi, tra cui l'Italia, che presentano percentuali di poco superiori all'1%.

Il settore in cui si investe di più è quello industriale, che risulta al primo posto in tutti gli Stati membri, eccetto Grecia, Cipro, Lettonia, Lituania, che dedicano maggiori risorse nell'ambito dell'istruzione superiore, e Romania, dove quasi la metà della spesa è nella governance. I dati più significativi sono quelli osservati in Slovenia (77%), Irlanda (72%), Belgio, Ungheria, Austria e Finlandia (tutte 69%), Germania e Svezia (entrambe al 68%).

L'Italia si situa sotto la media dei 28 Stati membri, con un investimento in ricerca e sviluppo pari all'1,25% del PIL totale, che rappresenta la cifra di circa 20 milioni di euro, di quattro volte inferiore rispetto agli 80 milioni circa investiti dalla Germania. I finanziamenti italiani sono così ripartiti: il 54% per le imprese, il 15% nel settore della governance, il 28% per l'istruzione superiore e il 3% per il non-profit. L'Italia quindi deve fare di più per raggiungere l'obiettivo che si era prefissa di investire l'1,53% del proprio PIL nella ricerca e sviluppo entro il 2020.

Francesco Laera Marina Roma