Luci ed ombre sulla Conferenza per il clima di Doha

doha_climaSul fronte della lotta ai cambiamenti climatici le vittorie non sono mai nette, ma ad ogni conferenza internazionale sul clima corrisponde qualche piccolo passo avanti verso la salvezza del nostro pianeta. E’ quello che è successo anche durante la Conferenza delle Nazioni Unite che si è tenuta a Doha, in Qatar, in questi giorni: un piano d’azione per il clima entro il 2015.

Ma c’è un’altra piccola vittoria che viene fuori da questa Conferenza: i Paesi ricchi aiuteranno, attraverso un meccanismo di aiuti internazionali, i Paesi poveri per i danni che subiscono e subiranno a causa dei cambiamenti climatici.

Inoltre, l’Unione europea ha richiesto che venga fatto un piano d’azione per il 2013 e per gli anni seguenti all’interno della piattaforma di Durban. Questa piattaforma funziona su due binari. Da un lato, lavora per arrivare alla conclusione di un accordo internazionale entro il 2015; dall’altro lavora per individuare dei modi per ridurre le emissioni di CO2 entro il 2020 e per cercare di mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia critica dei 2 gradi centigradi.

L’accordo internazionale, che sarà una sorta di nuovo Protocollo di Kyoto, dovrebbe essere firmato a Parigi nel 2015 e dovrà entrare in vigore nel 2020.

Ma la questione di fondo rimane: dove trovare i fondi per aiutare i Paesi in via di sviluppo e per fare investimenti a livello mondiale per affrontare le sfide legate ai cambiamenti climatici? Infatti attualmente la maggior parte degli aiuti sono quelli destinati alla cooperazione umanitaria e alla lotta alla povertà, ma a Doha è stata avanzata l’ipotesi di creare una sorta di Banca mondiale con una linea di bilancio esclusivamente destinata agli aiuti per i Paesi che maggiormente soffrono i cambiamenti climatici (ma gli Stati Uniti sono fortemente contrari alla nascita di questa Banca).