Child Guarantee: l’Unione europea e la lotta alla povertà e all’esclusione sociale di bambine e bambini

Politiche e iniziative per spezzare il ciclo intergenerazionale della povertà e dell'esclusione sociale

a cura di Benedetta Tamelli

 

Il “Sistema Europeo per i Bambini Vulnerabili” o “European Child Guarantee” è un'iniziativa della Commissione Europea che ha lo scopo di rendere accessibili i servizi essenziali per ragazze e ragazzi minori di 18 anni a rischio povertà o esclusione sociale. Dove e come nasce questa policy? La Child Guarantee ha origine nel Pilastro Europeo dei Diritti Sociali del 2017 nel cui ambito si colloca la Strategia per i diritti dei minori approvata dalla Commissione europeanel 2021 che agisce in sinergia coi governi locali e col supporto fondamentale di UNICEF.

I dati sui minori a rischio povertà o esclusione diffusi da Eurostat sono sorprendenti: nell’Unione europea il 24,4% dei minori è a rischio povertà ed esclusione sociale contro il 29,7% in Italia che, tra i paesi dell’UE, si colloca al quinto posto dopo Romania (41,5%), Spagna (33,4%), Bulgaria (33%) e Grecia (32%). Per quanto riguarda invece l’abbandono scolastico, nell’Unione europea la media è pari al 9,7%, in Italia è del 12,7%, mentre in Emilia-Romagna la media si attesta al 9,9%.

L'obiettivo principale di questa iniziativa è quello di “spezzare il ciclo intergenerazionale della povertà e dell'esclusione sociale” attraverso iniziative tese a garantire a tutti i minori l’accesso gratuito ed effettivo ai servizi di cura per la prima infanzia, alle attività scolastiche ed educative, ad un pasto salutare al giorno per ogni giorno di scuola, all’assistenza sanitaria e ad alloggi adeguati. In particolare, la Garanzia per l’infanzia si concentra sulle categorie di minori più vulnerabili: bambini e adolescenti senza fissa dimora o in condizioni di grave deprivazione materiale, con disabilità, con problemi di salute mentale, con background migratorio o appartenenti a minoranze etniche come rom, sinti e camminanti, che vivono in comunità per minori o in contesti familiari più critici

Come sono finanziate queste misure e qual è il ruolo dell’Italia? Questa misura è sostenuta da fondi europei e in particolare dall’FSE+. Inoltre, è richiesto a ogni Stato di integrare con Fondi Nazionali; l'Italia, paese con una situazione fortemente critica, ha messo a disposizione della garanzia dell’infanzia anche fondi del PNRR.

L’Italia è stata inclusa in un progetto di sperimentazione pilota condotto da UNICEF in alcuni paesi europei tra il 2020 e il 2023 grazie al quale è stato possibile sviluppare e testare politiche e pratiche integrate e coordinate per l’attuazione delle azioni previste dalla Garanzia per l’infanzia. I dati raccolti e la consultazione delle parti interessate, tra cui i bambini stessi, hanno consentito all’Italia di essere tra i primi paesi a presentare il Piano nazionale di attuazione della Garanzia per l’infanzia (PANGI)

La fase di sperimentazione ha consentito di testare alcuni modelli di politiche per il contrasto alla povertà minorile e all’esclusione sociale, tra cui l'affidamento familiare per minorenni con background migratorio, l'affiancamento e supporto a famiglie vulnerabili attraverso i Centri per la Famiglia e lo sviluppo delle competenze del XXI secolo per il contrasto alla dispersione scolastica. Inoltre, sono stati condotti studi e analisi, tra cui laDeep dive analysissulle politiche esistenti i cui risultati sono stati funzionali all’elaborazione del Piano Nazionale di Attuazione della Garanzia Infanzia. Infine, è stato costituito lo Youth Advisory Board, un organo consultivo finalizzato afacilitare la partecipazione di bambine, bambini e adolescenti.

Ma perché in Italia la situazione è così critica? Dalla deep dive analysis di UNICEF emerge innanzitutto che da noi si investe poco sulle politiche dedicate ai minori e, soprattutto, si tende ad investire maggiormente sui trasferimenti monetari piuttosto che nell’offerta di servizi, ad esempio a livello europeo il tasso di investimenti in istruzione è pari al 4,7% del PIL, mentre in Italia questo si riduce al 3,9%. Un altro elemento centrale è il divario regionale tra nord e sud dove i tassi relativi alla povertà sono tripli rispetto a quelli delle regioni del nord.

L'indagine inoltre mette inoltre in evidenza le aree di intervento in cui è necessario investire: pediatria di base e servizi educativi per la prima infanzia, salute mentale, istruzione per ridurre l’abbandono scolastico, alimentazione per garantire grazie alle mense scolastiche un pasto salutare al giorno per ogni giorno di scuola ai minori nella fascia 0-11 e, infine, miglioramento delle condizioni abitative per garantire alloggi dignitosi.