Agricoltura. Piccinini (M5s): “condizioni di favore per i Consorzi di bonifica”?

La Regione avrebbe stabilito “canoni con esiti potenzialmente assai diversi per i Consorzi di bonifica rispetto a chi opera in autoconsumo/autoapprovvigionamento”

17/02/2017 16:39

Il decreto del ministro delle Politiche agricole, intitolato “Approvazione delle linee guida per la regolamentazione da parte delle regioni delle modalità di quantificazione dei volumi idrici a uso irriguo”, stabilisce specifiche “linee guida”, a cui Regioni e Province autonome devono attenersi per le proprie regolamentazioni. Fra queste, la sezione che contiene le “definizioni”, “in buona parte estratte dal glossario Sigrian (Sistema informativo nazionale per la gestione delle risorse idriche in agricoltura)” alla cui stesura hanno partecipato anche Regioni, Province e l’Associazione nazionale delle Bonifiche Irrigue (Anbi).

Lo segnala Silvia Piccinini (M5s) in un’interrogazione rivolta alla Giunta regionale, dove ricorda che fra queste definizioni ci sono “irrigazione collettiva: irrigazione gestita ad opera di Enti irrigui”; “auto-approvvigionamento: prelievi idrici ad uso irriguo effettuati autonomamente da singoli utenti”; “ente irriguo: unità giuridica di base di organizzazione dell’irrigazione a livello territoriale in termini di gestione/manutenzione delle reti irrigue e di organizzazione della distribuzione di risorsa idrica a fini irrigui…”.

La Regione Emilia-Romagna, nel 2016, – prosegue – ha approvato con una delibera “la disciplina relativa alle modalità di quantificazione dei volumi idrici ad uso irriguo”, recependo il decreto ministeriale citato, nel testo, tuttavia, le “definizioni differiscono rispetto a quelle delle linee guida”: in Emilia-Romagna, infatti, per “irrigazione collettiva” non si intende quella “gestita ad opera di enti irrigui”, ma solo quella “gestita ad opera dei Consorzi di bonifica di primo grado … e dal Consorzio di Bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano-Romagnolo (CER)”.

Di conseguenza, – aggiunge la consigliera – anche la definizione di autoapprovvigionamento cambia, perché ai prelievi idrici a uso irriguo effettuati autonomamente da singoli utenti” si aggiungono quelli effettuati “da consorzi volontari di utenti”.

“Nella regione della partecipazione, della condivisione, della cooperazione, dei consorzi – denuncia Piccinini – accade che qualcuno sia ‘più Consorzio degli altri’: vale a dire i Consorzi di bonifica, quelli delle elezioni sconosciute ai più, del voto telematico previsto, ma inesistente, degli accessi alla documentazione elettorale negati, dei commissariamenti regionali nell’unico caso in cui il risultato elettorale aveva apportato delle differenze rispetto alla situazione preesistente”.

“Al di fuori di questo ristretto gruppo di Consorzi – ribadisce – non è possibile essere considerati enti irrigui, precipitando così nella condizione dell’autoapprovvigionamento: il che si traduce in canoni, tariffe, conteggi, pagamenti e in “una condizione di specialità per i Consorzi di bonifica”.

La Regione, infatti, avrebbe stabilito – scrive l’esponente dei 5 stelle – “canoni con esiti potenzialmente assai diversi per i Consorzi di bonifica rispetto a chi opera in autoconsumo/autoapprovvigionamento”: per i primi, infatti, si conferma il regime preesistente, mentre per gli altri si stabilisce un nuovo canone annuo delle concessioni di derivazione d’acqua pubblica a uso irriguo, che corrisponderebbe a “cifre di gran lunga superiori a quelle dei Consorzi”. In definitiva, “per chi opera al di fuori del sistema Anbi, anche i consorzi volontari, si applica un meccanismo di calcolo a consumo reale”.

E’ evidente – prosegue Piccinini – che la materia dei canoni di concessione a uso irriguo merita adeguamenti anche in considerazione del fatto che l’acqua  è una risorsa non inesauribile ed è altrettanto vero che gli enti irrigui, come li intendono le Linee guida ministeriali e non solo riferibili ai Consorzi di bonifica, svolgono funzioni fondamentali di distribuzione e organizzazione dell’irrigazione a livello territoriale, servizi che hanno un costo che legittimamente può essere imputato agli associati, ma che non possono riverberarsi in una condizione di favore per il costo della risorsa idrica. Questo per dire che “il costo dell’acqua, al netto di ogni altro servizio, non può variare in funzione della natura consortile o meno dell’utilizzatore, a maggior ragione a fronte di scelte discutibili come quella assunta dalla Regione, – conclude – per cui solo i Consorzi di bonifica rientrerebbero nella fattispecie di ente irriguo”.

Piccinini chiede quindi alla Giunta di quantificare l’importo annuo dei due tipi di canone, quello relativo ai Consorzi di bonifica e quello per tutti gli altri soggetti, vuole sapere per quale motivo la definizione di “Ente irriguo” per la nostra Regione differisca da quella ministeriale e per quale ragione i consorzi volontari non siano considerati soggetti dell’irrigazione collettiva.

La consigliera domanda infine se gli utenti siano stati informati delle differenze derivanti dalla nuova disciplina dei canoni e se la Giunta possa assicurare che la risorsa acqua utilizzata dai Consorzi non sia addebitata ai propri associati a un costo maggiorato, perché commisurato al considerevole aumento della tariffa imposto a tutti gli altri utenti, fermo restando il legittimo costo degli altri servizi svolti dai Consorzi.

(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it)

(Antonella Celletti)

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